sabato, 27 Aprile, 2024
Politica

Dalle grandi ideologie politiche che hanno determinato la crescita del Paese alle rovinose cadute dei partiti personali

Una Italia sempre più spesso in balia dei capricci di leader che trovano più utili le ribalte mediatiche che lottare per una Nazione coesa, libera ed economicamente forte.
Il secolo breve il ‘900, attraversato da due guerre, da periodi di gravi crisi economiche e sconvolgimenti, per poi nella seconda metà, conquistare un benessere diffuso, capillare che in poco più di un decennio ha proiettato l’Italia tra i protagonisti dell’economia mondiale. I successi del nostro Paese erano rutilanti in ogni settore, dal cinena alle telecomunicazioni, dal manifatturiero ai sevizi, dall’edilizia all’agricoltura.
Dalle arti alla moda. In politica si fece il salto nella democrazia repubblicana, usciti dalla tragedia di due guerre mondiali si affermarono partiti che portavano in sé ideologie che avevano attraversato l’Europa in un turbinio di eventi che cambiarono le sorti del mondo. Socialismo, comunismo, liberali, cattolici, con visioni ideologiche diverse ma tutte nel sentirò democratico si imposero in Italia diventando partiti di massa, si affermarono classi dirigenti ed élite politiche intellettuali. Boom economico e partiti ideologicamente forti diedero al Paese una spinta propulsiva eccezionale verso la cultura di massa, con la scuola e la sanità aperta a tutti, il lavoro, i trasporti, lo sport, il tempo libero. Di quei partiti oggi non c’è quasi più traccia, siamo passati dalle grandi tradizioni ideologiche al vuoto, o anche peggio, ai partiti personali che seguono i capricci, le ambizioni velleitarie, le durezze caratteriali e le debolezze umane, questioni spacciate per interessi Nazionali ma nella realtà dei fatti sono proiezioni dei desideri personalissimi dei leader che poi nascono e tramontano bello spazio di pochi anni.

Il Paese invece testa in balia di un gioco di personalismi e instabilità di programmi, coalizioni e di antagonismi di simpatie e antipatie tra leader che hanno generato un declino, una caduta di molte delle conquiste fatte. Cosa è infatti rimasta della tradizione Socialista? Di quella Comunista? E dei Cattolici che hanno tenuto la barra al centro per evitare avventure di destra e di sinistra, che fine hanno fatto? Queste culture sopravvivono in pochi uomini e alcuni di questi siedono solitari in Parlamento, in altri casi a rinverdire il passato ci sono convegni, o qualche film d’autore – tra l’altro denigratorio di partiti e leader passati, ma lo sbeffeggiate il passato e gli ex uomini potenti è uno sport nazionale – per il resto è buio totale. C’è davvero da chiedersi cosa la Nazione, le Istituzioni, i cittadini abbiano guadagnato dalla dalla caduta dei partiti, travolti in modo sbrigativo per lo più per mano giudiziaria?

I partiti hanno avuto i loro limiti come non aver favorito il ricambio generazionale, di non aver saputo guardare lontano e allontanare chi non aveva una caratura morale; ma oggi ci chiediamo cosa abbiamo avuto in cambio? Dove è il tanto vantato salto di qualità di leader e rappresentati dei partiti personali. Dove sono le conquiste promesse? È ormai convinzione che dagli anni in cui le ideologie di massa davano vita a società più competitive e a loro modo aperte si è verificato un progressivo scollamento tra cittadini e istituzioni che nella vita reale significava una drammatica caduta all’indietro, non solo politica ma economica, sociale, culturale. Oggi le ideologie comuniste sono incarnate nello Stato, – più o meno fedeli alla linea come – in Russia e Cina mentre in America vive quel pensiero Repubblicano e Liberale che hanno matrici europee. Cosa possiamo oggi augurarci per l’Italia?

Certo noi vogliamo il bene dei cittadini, e lunga vita alle istituzioni democratiche, ma abbiamo la piena consapevolezza che bisogna superare le divisioni, puntare a rigenerare la vita democratica attraverso le spinte di nobili idee, di progetti strategici, di una politica intesa come forza corale di persone che credono nelle Istituzioni. C’è un’urgente necessità di forze coese, ambiziose, pragmatiche e nel contempo che abbiano a cuore le necessità della gente comune, le preoccupazioni e gli affanni delle piccole imprese che sorreggono il tessuto economico e occupazionale del Paese. Possiamo ricreare un clima virtuoso e fattivo ma dobbiamo dire basta alle ambizioni e ai capricci di un ceto politico che come bussola non ha più il Paese ma i grafici dei sondaggi e le luci delle ribalte televisive.
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