martedì, 16 Aprile, 2024
Politica

Ddl Zan, FI si astiene in commissione e apre alla trattativa. Ma cosa c’è di liberale?

Doccia fredda, anzi gelata, per il centrodestra ieri in Commissione Giustizia dove è stato approvato il testo base del Disegno di legge Zan-Scalfarotto per il contrasto all’omofobia.

Forza Italia infatti, diversamente dalla Lega e da Fratelli d’Italia che hanno votato contro, ha scelto di astenersi, “come segnale di apertura”. Apertura verso chi? Verso cosa? Gli azzurri hanno specificato che il loro gesto vuole essere un segnale di disponibilità a discutere un testo equilibrato, modificando quindi il progetto di legge licenziato dalla Commissione.

La posizione del partito è stata riassunta dal senatore Maurizio Gasparri che ha specificato: “Forza Italia è un partito liberale e quindi contrario ad ogni forma di discriminazione. Ma proprio perché è un partito liberale è contrario anche ad ogni nuovo reato di opinione che dovesse essere inserito in leggi e dovesse determinare discriminazioni a sua volta. Il testo di legge in discussione alla Camera sulla Omofobia non è equilibrato ed è portatore di pericoli. Non garantisce diritti, annuncia discriminazioni e penalizzazioni. E non è accettabile discriminare le opinioni o la tutela della famiglia. Spero che i colleghi della Camera valutino con attenzione un testo che certamente al Senato, ove mai dovesse arrivare a Palazzo Madama, avrà vita difficile, perché è un testo errato e da contrastare con decisione. No alle discriminazioni, ma no alla repressione del libero pensiero”.

Posizione ineccepibile, ma allora perché l’astensione in Commissione? Certo, la partita decisiva si giocherà nelle aule parlamentari, ma perché mostrarsi disponibile su un testo che è giudicato pericoloso dal mondo cattolico, dalla Cei, dalle associazioni impegnate nella difesa della famiglia? E che visto in un’ottica liberale rischia di rivelarsi liberticida, aprendo le porte alla repressione della libertà di opinione? E se la posizione di rottura sul Mes rispetto agli alleati può essere compresa alla luce dell’appartenenza di Fi al Partito popolare europeo e alla diffidenza mostrata in Europa rispetto al sovranismo di Salvini e Meloni, appare poco comprensibile invece una scelta così dirompente da far gridare al “tradimento” quelle realtà del mondo cattolico e anche liberale impegnate nella lotta all’ideologia gender che hanno sempre visto negli azzurri degli importanti interlocutori. 

Evidentemente l’astensione è stata una necessità inevitabile per un partito che sui temi etici ha sempre avuto posizioni molto ambigue e discordanti. E fra gli azzurri c’è un’area laica che va da Brunetta alla Carfagna passando per la Prestigiacomo che è sempre stata molto sensibile al tema dei diritti civili in nome della tradizione liberal (che è però diversa da quella liberale).

Ma forse alla fine anche l’astensione di ieri è stata funzionale ai giochi di palazzo che Forza Italia sta portando avanti ormai da mesi giocando una partita tutta interna al centrodestra. Quella cioè di marcare il più possibile le distanze dagli alleati ed imporsi sul mercato politico come opposizione moderata e responsabile. Ruolo che sia il premier Conte che il Pd hanno più volte pubblicamente riconosciuto agli azzurri, apprezzandone le differenze rispetto alle posizioni estremiste e barricadere di Salvini e della Meloni.

Del resto già in passato Silvio Berlusconi si era mostrato disponibile nei confronti del mondo Lgbt fino a ricevere ad Arcore Vladimir Luxuria per il tramite dell’ex compagna Francesca Pascale.

Alla fine sul DDl Zan sarà necessario fare una sintesi fra le posizioni più strettamente legate alla difesa della famiglia (vedi Gasparri) con quelle di chi è invece aperto alle istanze Lgbt. Ma intanto anche ieri agli azzurri sono arrivati apprezzamenti da parte del Pd disponibile a discutere nel merito delle questioni sollevate da Forza Italia. Che spera così di poter dare il suo contributo ad un “testo equilibrato” per poter salvare capra e cavoli, il voto dei cattolici e quello dei liberal.

Anche al prezzo di scendere a compromessi con l’ideologia gender per qualche punto percentuale in più. Magari nei sondaggi del lunedì, visto che alle urne sarà poi tutto da vedere.

(Lo_Speciale)

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