Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha difeso con determinazione, venerdì, la sua politica tariffaria, definendola “altamente efficace”, nonostante l’intensificarsi della guerra commerciale con la Cina, che ha portato a un aumento delle tariffe sui prodotti statunitensi fino al 125%. Le crescenti tensioni tra le due principali economie mondiali hanno destabilizzato i mercati: il dollaro ha registrato un calo significativo, i titoli di Stato sono stati venduti in massa e le azioni hanno mostrato una forte volatilità. La scorsa settimana, Trump aveva imposto pesanti dazi sulle importazioni, successivamente ridotti al 10% per un periodo di 90 giorni, pur aumentando le imposte sui prodotti cinesi. Nonostante le tensioni, Trump è fiducioso sulla possibilità di raggiungere un’intesa con Xi Jinping. Tuttavia, gli analisti statunitensi ritengono che sarà la Cina a dover compiere il primo passo. La Casa Bianca ha annunciato di aver ricevuto proposte da 15 Paesi durante la tregua tariffaria e ha ipotizzato esenzioni per alcuni partner commerciali strategici. La Cina, dal canto suo, ha risposto con nuovi dazi del 125% sui prodotti USA. Il presidente Xi Jinping ha affermato che il suo Paese “non teme alcuna sfida” e ha invitato l’Unione Europea a opporsi a quelle che ha definito “pratiche unilaterali americane”. Il Ministero delle Finanze di Pechino ha avvertito che ulteriori aumenti tariffari sarebbero insostenibili. Nel frattempo, il dollaro ha toccato il minimo degli ultimi tre anni rispetto all’euro, mentre Wall Street è riuscita, venerdì, a chiudere in positivo. Gli economisti avvertono che un’interruzione prolungata dei flussi commerciali tra USA e Cina potrebbe far salire i prezzi al consumo e innescare una recessione globale. L’Unione Europea, inizialmente colpita da tariffe del 20%, poi sospese per 90 giorni, sta preparando contromisure, tra cui possibili azioni contro le aziende tecnologiche americane nel settore dei servizi digitali.