La guerra in Ucraina continua a occupare il centro della scena diplomatica internazionale: tra appelli alla pace, nuove minacce di sanzioni, scambi di prigionieri e rinnovati investimenti militari, si moltiplicano i segnali di un confronto sempre più complesso tra Russia e Occidente. Alla riunione del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina, tenutasi a Bruxelles, il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha parlato senza mezzi termini: “La pace in Ucraina è, per ora, fuori portata”. Secondo Pistorius, Kiev dovrà continuare a combattere, ma non sarà sola. Berlino ha promesso un pacchetto di aiuti militari per un totale di 11 miliardi di euro fino al 2029, comprendente nuove batterie di difesa aerea, veicoli corazzati, obici, carri armati e un programma di manutenzione. Il ministro ha tracciato una linea netta tra due visioni del mondo: da un lato la cooperazione tra Stati sovrani basata sul diritto internazionale, dall’altro un ritorno all’imperialismo e alla legge del più forte. “L’Ucraina – ha affermato – è l’epicentro di un conflitto più ampio: tra libertà e oppressione, tra democrazia e autoritarismo”. Pistorius ha accolto con favore anche l’ingresso del nuovo rappresentante permanente degli Stati Uniti presso la NATO, Matthew G. Whitaker: “Benvenuto nel club”.
Zelensky: “I nostri partner ci ascoltino”
Nel frattempo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervenuto in videoconferenza alla riunione di Ramstein, ha rilanciato la priorità assoluta di Kiev: rafforzare la difesa aerea. “I missili Patriot devono smettere di stare nei magazzini dei nostri partner e iniziare a salvare vite”, ha scritto su Telegram. Secondo il governo ucraino, dal momento dell’accettazione, l’11 marzo, della proposta statunitense per un cessate il fuoco temporaneo, la Russia ha lanciato 70 missili e oltre 2.200 droni kamikaze Shahed, oltre a più di 6.000 bombe aeree. “La Russia ha risposto alla pace con il terrore”, ha denunciato il viceministro degli Esteri Andriy Sybiha.
Trump: “La Russia deve muoversi”
Dagli Stati Uniti, Donald Trump ha lanciato un ultimatum a Mosca. Secondo quanto riportato da Axios, l’amministrazione è pronta a imporre nuove sanzioni se non verrà raggiunto un cessate il fuoco entro la fine del mese. “Troppe persone stanno morendo in una guerra che non sarebbe mai dovuta iniziare”, ha scritto Trump su TruthSocial, rivendicando che, sotto la sua presidenza, il conflitto non sarebbe mai scoppiato. Trump ha inviato a Mosca il suo emissario, l’imprenditore Steve Witkoff, per un colloquio con Vladimir Putin. Il Cremlino, pur confermando l’incontro ieri, ha subito frenato le aspettative: niente “svolte epocali”, ha dichiarato il portavoce Dmitry Peskov.
Lavrov: “Serve tempo”
Inq uesto quadro, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha commentato positivamente l’ultimo scambio di prigionieri con gli Stati Uniti, sottolineando come simili gesti umanitari aiutino a ricostruire la fiducia, anche se la strada è ancora lunga. “Le politiche dovrebbero servire a migliorare la vita delle persone. Anche uno scambio tra due individui è un passo nella giusta direzione”, ha detto. La Russia ha anche proposto agli Stati Uniti la revoca delle sanzioni contro la compagnia aerea Aeroflot come condizione per ripristinare i voli diretti. “La proposta è sul tavolo da oltre un mese, ma non abbiamo ricevuto risposta”, ha dichiarato Lavrov. Il ministro ha aggiunto che, a differenza dell’Europa, “gli Stati Uniti sembrano disposti ad affrontare le vere cause del conflitto”.
Canali diplomatici e accuse reciproche
Nonostante l’incomunicabilità apparente, un canale di corrispondenza tra Russia e Ucraina è stato recentemente riattivato tramite le rispettive ambasciate in Bielorussia, per trattare questioni legali e consolari. Lo ha rivelato il diplomatico russo Alexey Polishchuk. Ma sul terreno, il conflitto continua a infiammarsi. Kiev accusa Mosca di aver intensificato gli attacchi nonostante la proposta di tregua, mentre il ministero della Difesa russo ha dichiarato che l’Ucraina ha colpito cinque volte in 24 ore le infrastrutture energetiche nelle regioni russe di Kursk e Bryansk, nonché in quelle ucraine occupate di Luhansk e Zaporizhzhia. Entrambe le parti sostengono che l’altra stia violando una moratoria sugli attacchi promossa da Washington. Parallelamente, in un altro segnale di escalation, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che la Marina militare russa ha completato l’ammodernamento delle proprie forze nucleari strategiche, raggiungendo una quota del 100% di armamenti moderni. “Questo livello deve essere mantenuto”, ha dichiarato Putin, annunciando un piano decennale da 8,4 trilioni di rubli (oltre 100 miliardi di dollari) per lo sviluppo navale.