martedì, 1 Aprile, 2025
Esteri

Netanyahu: la strategia della pressione militare funziona. Le forze di difesa israeliane intercettano un missile dallo Yemen

Il primo ministro sarà in Ungheria il 2 aprile nonostante il mandato di arresto della Corte penale internazionale

Mentre le trattative con i mediatori internazionali proseguono tra ostacoli e tensioni, Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sembra determinato a proseguire con la strategia di guerra a tappeto, convinto che sia la chiave per il rilascio degli ostaggi e la definitiva sconfitta di Hamas. “La pressione militare funziona”, ha dichiarato Netanyahu nel corso della riunione di governo, aggiungendo che il Gabinetto ha deciso di intensificare ulteriormente le operazioni per ottenere il massimo risultato possibile. Il leader israeliano ha anche affrontato il tema della fine del conflitto: “Siamo pronti a discutere come finirà la guerra. Hamas dovrà deporre le armi e ai suoi leader sarà concesso di lasciare la Striscia di Gaza. Garantiremo la sicurezza e attueremo il piano Trump per l’immigrazione volontaria. Questo è il nostro piano, non lo stiamo nascondendo”. Riguardo al resto della regione, Netanyahu ha posto l’accento sulla responsabilità del Libano nel garantire che il suo territorio non venga utilizzato per attaccare Israele. “Rispettiamo lo Stato del Libano e il suo esercito, ma pretendiamo lo stesso rispetto in cambio”, ha affermato. Sul fronte yemenita, il Primo Ministro ha espresso il suo apprezzamento per l’intervento degli Stati Uniti nel contrastare le minacce degli Houthi.

Un governo ancora più a destra?

Il governo israeliano potrebbe subire un ulteriore spostamento verso l’ultradestra con l’ingresso di due nuovi ministri. Secondo l’emittente Kan, Netanyahu sta valutando la nomina di Avi Maoz, leader del partito Noam, noto per le sue posizioni anti-LGBTQ e anti-femministe. Maoz, già sottosegretario per l’identità nazionale ebraica, potrebbe ricevere un budget più consistente per le sue deleghe. Un’altra figura in lizza è Zvika Fogel, esponente del partito Otzma Yehudit e noto per la sua linea dura nei confronti dei palestinesi. Ex militare ed ex ministro dell’Interno, Fogel potrebbe assumere la supervisione dei servizi segreti, riaprendo un dicastero chiuso lo scorso anno. In passato, ha dichiarato che Israele è “troppo misericordioso” con i palestinesi e che, in caso di conflitto, “meglio mille madri palestinesi in lacrime che una madre israeliana”.

Hamas accetta la proposta egiziana

Dal fronte palestinese, il leader di Hamas a Gaza, Khalil al Hayya, ha confermato l’accettazione di una proposta avanzata dall’Egitto. La dichiarazione segue notizie secondo cui Hamas avrebbe accettato di rilasciare cinque ostaggi israeliani in cambio di un cessate-il-fuoco di 50 giorni e del rilascio di prigionieri palestinesi. Tuttavia, Israele ha presentato una controproposta e rimangono ancora forti divergenze tra le parti.

Hezbollah e la normalizzazione con Israele

Naim Qassem, leader di Hezbollah, ha ribadito la posizione del gruppo libanese sciita, dichiarando che “non accetteremo mai la normalizzazione con Israele”. Ha inoltre confermato il rispetto dell’accordo di cessate-il-fuoco del 27 novembre, che ha posto fine a oltre un anno di scontri tra Hezbollah e lo Stato ebraico.Israele, tuttavia, accusa Hezbollah di violare l’intesa, avendo mantenuto una presenza armata a sud del fiume Litani. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno già preso di mira decine di combattenti del gruppo libanese in operazioni mirate.

Le difficoltà nel negoziare una tregua

Nonostante le trattative in corso, restano profonde differenze tra Hamas e Israele. Secondo Haaretz, mediatori di Egitto, Qatar e Stati Uniti stanno esercitando forti pressioni su entrambe le parti per giungere a un accordo. Tuttavia, il governo israeliano mantiene la sua posizione: “Le trattative per la liberazione degli ostaggi proseguiranno solo sotto il fuoco”, ha affermato Netanyahu. La proposta egiziana, che prevede il rilascio di cinque ostaggi in cambio di un cessate-il-fuoco di 50 giorni, non sembra soddisfare Israele. Secondo fonti vicine al dossier, lo Stato ebraico vorrebbe la liberazione di almeno 10-11 ostaggi per accettare una tregua. Tra gli ostaggi da rilasciare, si fa il nome del cittadino israelo-americano Edan Alexander. Secondo Haaretz, la sua liberazione “ridurrebbe la pressione americana su Netanyahu”, permettendo al Premier israeliano di gestire la questione con maggiore autonomia.

Netanyahu in Ungheria mercoledì

In questo scenario internazionale, il premier israeliano sarà mercoledì in Ungheria per incontrare Viktor Orbán, primo leader europeo ad accogliere la visita del premier nonostante lo scorso novembre la Corte Penale Internazionale dell’Aia abbia emesso un mandato di arresto nei suoi confronti. L’Ungheria aveva annunciato sin da subito che non lo avrebbe eseguito.

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