venerdì, 28 Marzo, 2025
Attualità

Tre operai morti in poche ore. La strage silenziosa del lavoro non si ferma

I decessi delle ultime 24 ore denunciano un'emergenza non più tollerabile. Politica, Sindacati e Associazioni: "Troppe perdite di vite, non è più tempo di promesse"

È accaduto ancora. Purtroppo. Nonostante le promesse che tali tragedie non sarebbero più dovute accadere, ieri tre operai morti nel giro di poche ore, in tre luoghi diversi d’Italia, in contesti lavorativi differenti, ma con un tragico comune denominatore: la mancanza di sicurezza. Una normalità inaccettabile che ha il volto giovane e segnato di chi ogni giorno si guadagna da vivere spesso in condizioni precarie e pericolose. Nicola Sicignano, 51 anni, è morto a Sant’Antonio Abate, in provincia di Napoli, dopo essere rimasto incastrato con la testa e il braccio in un nastro trasportatore in un’azienda di smaltimento rifiuti. Daniel Tafa, 22 anni, è stato trafitto da una scheggia incandescente mentre lavorava in una fabbrica di ingranaggi industriali a Maniago, nel Pordenonese. Era il giorno dopo il suo compleanno. Un terzo operaio, di 38 anni, ha perso la vita sull’autostrada A1 nei pressi di Orvieto, tranciato da un mezzo pesante mentre effettuava lavori di manutenzione stradale. Non sono ancora state diffuse le sue generalità.
Tre storie diverse, tre morti sul lavoro in poche ore. Ma sono solo gli ultimi nomi di un bollettino che non conosce tregua.

“Non possiamo più parlare di incidenti”

“Non è più possibile parlare di incidenti di fronte a questa strage senza fine” – ha scritto la Segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, in una nota durissima. “Ed è inaccettabile morire di lavoro in questo modo. Abbiamo da tempo offerto la nostra disponibilità al governo per agire con efficacia ma finora non abbiamo mai avuto riscontri”. Per Schlein servono “più ispettori, più formazione, più responsabilità per i datori e meno precarietà. Basta subappalti a cascata che rendono il lavoro meno sicuro. La sicurezza sul lavoro deve essere una priorità per tutti”.
Parole che riecheggiano quelle della Cgil, con la Segretaria confederale Francesca Re David che ha definito le tragedie “il risultato di una svalorizzazione sistemica delle lavoratrici e dei lavoratori. Finché non si ribalterà la logica del profitto al primo posto, la strage continuerà”.

Il grido di allarme di Anmil

Durissimo anche l’intervento del presidente nazionale di Anmil(Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro), Antonio Di Bella: “Il tempo per il commiato è finito da parecchio, così come quello delle false promesse. È davvero questa la società in cui crediamo? Il Paese che vogliamo consegnare alle generazioni che ci seguiranno?”. Di Bella rilancia una proposta da tempo sul tavolo: “Serve l’istituzione di una Procura Nazionale del Lavoro, per coordinare le indagini sui reati legati alla sicurezza e assicurare giustizia vera e uguale per tutti”.
Le sedi territoriali di Anmil a Pordenone, Napoli e Terni si sono immediatamente attivate per garantire supporto legale e umano ai familiari delle vittime.

I numeri di una strage

Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Morti sul Lavoro di Bologna, sono già oltre 200 i morti sul lavoro nel 2025. Il 2024 si era chiuso con 1.090 decessi, il 5% in più rispetto all’anno precedente. “Trasporti, costruzioni, manifattura: per chi lavora in Italia i rischi sono simili a quelli di un conflitto armato”, denuncia il senatore di Verdi-Sinistra, Tino Magni. “Il governo continua a sottovalutare il problema”.
Il Movimento 5 Stelle chiede l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro e una strategia nazionale di contrasto agli infortuni. Il Deputato Dario Carotenuto parla di “una ferita che il governo alimenta con precarietà e misure inefficaci. È ora di ascoltare e agire”.

La politica si mobilita

“Ogni morte sul lavoro è una sconfitta per il nostro Paese”, ha dichiarato Chiara Gribaudo (Pd), Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro. “Serve un nuovo patto per la sicurezza. E serve subito”. Dello stesso avviso la Senatrice di Italia Viva, Annamaria Furlan: “Manca ancora troppo personale nei servizi di vigilanza. I subappalti incontrollati e la mancanza di cultura della sicurezza uccidono”.
Il Consigliere regionale friulano Andrea Carli, ex sindaco di Maniago, ha ricordato con commozione Daniel Tafa: “Una morte inaccettabile. Il lavoro in Italia è tra i più poveri d’Europa e anche tra i meno sicuri”. Anche il Consigliere regionale Furio Honsell(Open Sinistra Fvg) ha sottolineato l’urgenza di verificare le responsabilità: “Non possiamo accettare che nel 2025 si muoia ancora così”.
Per il Segretario del Psi, Enzo Maraio, “non bastano norme e proclami. Serve una rivoluzione culturale che parta dalle scuole e accenda un riflettore sul valore della sicurezza e della vita umana nei luoghi di lavoro”.

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