venerdì, 21 Febbraio, 2025
Esteri

Liberi 3 ostaggi in cambio di 369 palestinesi. Trump: “Avevo detto liberi tutti”

Il presidente statunitense minaccia: "Spetta a Israele, USA sosterranno qualsiasi decisione". Netanyahu convoca vertice sicurezza, ma il 61% degli israeliani vuole che la tregua continui

Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Centinaia di palestinesi radunati intorno a un palco allestito da Hamas, circondato da decine di miliziani armati. Intorno solo macerie di edifici rasi al suolo. Bandiere di Hamas, della jihad islamica e palestinesi sventolano sul palco, mentre gli altoparlanti diffondono musica. Prima di essere consegnati alla Croce Rossa, con tanto di ‘documento di rilascio’ firmato, Sagui Dekel-Chen, Sasha Troufanov e Iair Horn sono stati fatti salire sul palco, per la ‘cerimonia’ di liberazione. Tutto si è svolto, stavolta, evitando le scene caotiche di quando è stata liberata Arbel Yehud. I tre, subito consegnati alle truppe Israeliane e scortati fuori dalla striscia, saranno sottoposti a controlli fisici e psicologici prima di incontrare i familiari dopo 498 giorni di prigionia. In cambio Israele ha consegnato 369 prigionieri palestinesi, secondo l’Afp, di cui 333 arrestati nella Striscia di Gaza dopo il 7 ottobre 2023.

Trump contro Hamas

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha commentato il rilascio scrivendo su Truth che “ora spetta a Israele decidere cosa fare sulla scadenza che ho fissato per il rilascio di tutti gli ostaggi oggi, entro le12:00 (le 18:00 in Italia, ndr): gli Stati Uniti sosterranno qualsiasi decisione prendano”. Trump ha poi aggiunto, incontrando i giornalisti nello Studio Ovale, che “Se fosse per me, su Gaza assumerei una posizione dura”. È chiaro che così Trump sta dando manforte a la forte componente di ultradestra del governo israeliano, da sempre contrario alla tregua a Gaza; ma se Israele decidesse di rompere la tregua con questo pretesto è probabile che si alienerebbe gran parte della comunità internazionale e dell’opinione interna. Se da una parte, secondo i media israeliani, Netanyahu vorrebbe sabotare la seconda fase, dall’altra secondo i sondaggi dell’emittente pubblica Kan ben il 61% degli israeliani vorrebbe continuare con l’accordo per la liberazione, mentre solo il 18% ha risposto che Israele dovrebbe tornare a fare la guerra. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha comunque convocato ieri sera delle consultazioni sulla sicurezza in merito. Il Ministero degli esteri israeliano postando le foto dell’ostaggio appena liberato Yair Horen ha scritto sui social che “Non ci fermeremo e non ci daremo pace finché tutti gli ostaggi non saranno riportati a casa”.

Il piano arabo per Gaza

Da parte loro i Paesi arabi, che hanno immediatamente rifiutato con sconcerto il piano di Trump per sfollare i palestinesi da Gaza e reinsediarli in Giordania e in Egitto, stanno mettendo a punto una proposta concreta per ricostruire Gaza senza trasferire la popolazione. “Stiamo lavorando a una proposta araba che dimostri che possiamo ricostruire Gaza senza sfollare la popolazione, che possiamo avere un piano che garantisca sicurezza e governance”, ha dichiarato il ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi, alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Il piano arabo sarebbe “più economico e più veloce” della proposta di Trump. “Anche gli israeliani devono pensare sul lungo termine. Per vivere in pace e sicurezza, i suoi vicini devono vivere in pace e sicurezza”, ha affermato Safadi.

Nucleare iraniano

Riguardo ai piani di Israele sul nucleare iraniano, il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar non ha escluso “la via diplomatica, se è possibile”, intervenendo alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Israele cerca un modo per negare all’Iran le armi nucleari senza l’uso della forza militare. Ma l’Iran, sostiene Sa’ar, non è pronto per i negoziati; pertanto, precisa che“non ho mai parlato di cosa faremo, ho parlato dell’obiettivo. È importante raggiungere l’obiettivo”. Israele, ha spiegato Sa’ar, spera che le limitazioni all’impiego del nucleare da parte dell’Iran siano imposti durante la presidenza di Trump con un nuovo accordo nucleare rispetto a quello concordato nel 2015.

Ferito generale Unifil

In Libano nel frattempo nei pressi dell’aeroporto di Beirut alcuni miliziani di Hezbollah hanno dato fuoco a tre veicoli appartenenti alla forza di pace dell’Onu Unifil ferendo il generale Chok Bahadur Dhakal. I miliziani, che da due giorni bloccavano la strada verso l’aeroporto, stavano protestando contro il mancato decollo di un aereo iraniano da Teheran verso il Libano, che secondo Israele trasportava fondi destinati a Hezbollah. L’Onu ha chiesto un’indagine completa per “Crimini di guerra”.

 

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