Un razzo da 122 millimetri, che non è in dotazione all’esercito israeliano, ha colpito una base Unifil nel sud del Libano ferendo quattro militari italiani. I quattro, secondo quanto si apprende da fonti di governo, non sarebbero in pericolo di vita. Sono in corso le indagini per stabilire la dinamica di quanto accaduto. Secondo le testimonianze la base di Shama è stata raggiunta da due razzi lanciati probabilmente da Hezbollah, uno dei quali ha impattato contro l’esterno del bunker, la cui struttura non ha comunque ceduto. Alcuni dei soldati sono stati però investiti da schegge di vetro e pietrisco e per questo lievemente feriti. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha poi confermato il ferimento di quattro militari italiani della missione Unifil in Libano, precisando che si tratta di ferite non gravi e attribuendo l’attacco a Hezbollah.
Meloni: profonda indignazione
“Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione”, commenta il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, “la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di UNIFIL nel sud del Libano, che hanno causato anche il ferimento di alcuni nostri militari impegnati in missione di pace. Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco ancora una volta che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di UNIFIL e collaborino per individuare in tempi brevi i responsabili”.
Crosetto: arresto Netanyahu dovremmo applicare decisione Cpi
Non è una “questione politica”, ma come Italia “aderendo noi alla Corte penale internazionale in questo caso noi dovremmo applicare le disposizioni. E quindi se venissero in Italia (il premier israeliano Benjamin) Netanyahu o (l’ex ministro della Difesa Yoav) Gallant dovremmo, non per decisione politica, non c’entra nulla, ma per applicazione di una norma internazionale, dovremmo arrestarli”. Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, a Porta a Porta su Rai 1 sulla decisione della Corte penale internazionale. “Aderendo noi alla Corte dobbiamo applicarne le sentenze, fa parte del trattato. Ogni Stato che aderisce sarebbe obbligato, l’unico modo per non applicarla sarebbe uscire dal trattato. Non è una cosa da contrapposizione politica, come dice il Pd”, ha proseguito. “Io posso ritenere che questa sentenza sia sbagliata. Ritengo che sia sbagliata – ha detto -. Hanno fatto una sentenza che ha messo sullo stesso piano il presidente israeliano e (l’ex) ministro della Difesa con il capo quello che ha guidato e organizzato l’attentato vergognoso che ha massacrato donne, uomini e bambini e che ha rapito israeliani. E da cui è partita la guerra. E sono due cose completamente diverse: da una parte c’è un atto terroristico, dall’altra c’è un Paese che a seguito di quest’atto cerca di estirpare un’organizzazione criminale terroristica
GB: Benjamin rischia l’arresto
Se il premier israeliano Benjamin Netanyahu dovesse mettere piede in territorio britannico rischia l’arresto, dato che la Cpi ha emesso un mandato nei suoi confronti: lo ha dichiarato un portavoce di Downing Street. Il portavoce non ha voluto commentare “eventualità ipotetiche” ma ha ribadito che la Gran Bretagna “rispetterà sempre i propri obblighi legali come stabilito dalle leggi del Pease e a maggior ragione da quelle internazionali”. La Corte Penale Internazionale ha infatti respinto ieri la ricusazione di Israele per difetto di giurisdizione ed emesso i mandati di arresto nei confronti di Netanyahu e del suo ex Ministro della Difesa, Yoav Gallant
Salvini: se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto.
“I criminali di guerra sono altri”. Lo ha detto il vicepremier Matteo Salvini a margine dell’assemblea Anci. “Non entro nel merito – ha spiegato Salvini – delle dinamiche internazionali. Israele è sotto attacco da decenni, i cittadini israeliani vivono con l’incubo dei missili e con i bunker sotto le case da decenni. Adesso dire che il criminale di guerra da arrestare è il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medioriente mi sembra irrispettoso, pericoloso perché Israele non difende solo se stesso ma difende anche le libertà le democrazie e i valori occidentali. Mi sembra evidente che sia una scelta politica dettata da alcuni paesi islamici che sono maggioranze in alcuni istituzioni internazionali”.
Orban: Netanyahu sarà accolto in Ungheria
Il primo ministro ungherese Viktor Orban, il cui Paese detiene la presidenza di turno dell’Ue, ha annunciato che inviterà il suo omologo israeliano Benyamin Netanyahu per protestare contro il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi). “Non abbiamo altra scelta che sfidare questa decisione. Inviterò” Netanyahu “a venire in Ungheria, dove posso garantirgli che la sentenza della Corte penale internazionale non avrà alcun effetto”, ha dichiarato in un’intervista alla radio statale. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha ringraziato l’Ungheria per l’invito a visitare il Paese nonostante il mandato d’arresto spiccato dalla Corte penale internazionale, elogiando la “chiarezza morale” del premier ungherese Viktor Orban.
Trump contro le richieste della Cpi
Citando fonti a Washington, l’emittente israeliana Kan news afferma che la nuova amministrazione Trump sta pianificando azioni punitive contro la Cpi per la sua decisione di emettere mandati di arresto contro il premier israeliano Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Gallant. Fonti hanno detto a Kan che stanno valutando l’introduzione di sanzioni personali contro il procuratore capo Karim Khan e i giudici che hanno emesso i mandati. Ieri Mike Waltz, indicato da Trump come consigliere per la sicurezza nazionale, ha scritto su X che “ci si può aspettare una forte risposta alla tendenza antisemita della Cpi e dell’Onu a gennaio”.
Cremlino: decisioni Cpi insignificanti
Per la Russia le decisioni della Corte penale internazionale (Cpi) sono “insignificanti”, e quindi “non c’è motivo di commentarle”. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in merito agli ordini di arresto nei confronti del premier israeliano Benyamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Lo riferisce Ria Novosti. La Russia non aderisce alla Cpi, che lo scorso anno ha emesso un ordine di arresto per il presidente Vladimir Putin.
Slovenia e Cipro: rispetto per i mandati d’arresto
La Slovenia rispetterà i mandati di arresto per i leader di Israele e Hamas emessi dalla Corte penale internazionale e vi “si atterrà pienamente”. Lo ha affermato il primo ministro Robert Golob. Anche Cipro, che ha stretti legami con Israele, ha fatto sapere che considera i mandati come vincolanti in linea di principio. “La decisione è in fase di studio e non abbiamo commenti in merito”, ha precisato alla Reuters una fonte governativa sotto anonimato. “Sosteniamo i tribunali internazionali e applichiamo i loro mandati”, ha detto il capo del governo irlandese, Simon Harris, rispondendo alla domanda dell’emittente Rte se Netanyahu verrebbe arrestato in Irlanda. Il primo ministro ha specificato che anche i mandati contro la leadership di Hamas verrebbero “assolutamente” eseguiti.
Germania prudente sulle incriminazioni del Corte penale
La Germania sta “esaminando” il seguito da dare ai mandati di arresto della Corte penale internazionale contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Lo ha ha detto il ministro degli Esteri Annalena Baerbock. “Stiamo esaminando esattamente cosa significano i mandati d’arresto sul piano della loro esecuzione in Germania”, ha detto il capo della diplomazia tedesca, intervistata dal canale televisivo pubblico ARD. Un eventuale arresto resta “teorico”, poiché Netanyahu e Gallant non si trovano “al momento” in Germania”, ha sottolineato la Baerbock, ma in quanto “parte contraente” della Corte penale internazionale la Germania é “de facto vincolata” alle decisioni della Corte, ha affermato anche la Baerbock.
Pechino sollecita la Corte ad agire
La Cina sollecita la Corte penale internazionale (Cpi) ad adottare e perseguire “una posizione oggettiva ed equa, ed eserciti i suoi poteri in conformità con la legge” dopo il mandato di arresto emesso contro il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant. È quanto ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Lin Jian.