domenica, 6 Luglio, 2025
Sanità

Il Cdm vara le misure taglia-liste d’attesa: esami nel weekend e Cup unico

Meloni: "Esposto all’Antimafia sull’ingresso dei migranti in Italia”.

Via libera del Cdm a un decreto con misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste d’attesa e a un ddl con misure di garanzia sulle prestazioni sanitarie. “Andiamo così incontro a uno dei problemi più denunciati dai cittadini rispetto al sistema sanitario, che sono le appunto liste di attesa: è una questione di risorse ma, come abbiamo sempre detto, anche di organizzazione” le parole del Ministro della Salute Orazio Schillaci al termine del Cdm. “Questi provvedimenti”, ha aggiunto, “sono frutto di un lavoro che ci ha visto confrontarci con Regioni, ordini professionali e associazioni dei cittadini”. E proprio i cittadini, ha spiegato, potranno avere le prestazioni nei tempi che servono: se un paziente dovrà fare una risonanza magnetica, entro 72 ore vedrà risolto il suo problema. E questo verrà fatto tutto con il sistema sanitario nazionale (pagando il ticket o non pagando se il paziente è esente).

Piattaforma nazionale

Tra le novità più importanti, l’istituzione di una piattaforma nazionale presso l’Agenas che ha l’obiettivo di monitorare i tempi delle liste d’attese regione per regione: “Penso che se si vuole davvero intervenire bisogna avere i dati e conoscere la situazione prestazione per prestazione”, le parole di Schillaci. E poi ancora ci sarà l’abolizione del tetto di spesa dal 1° gennaio 2025 (con un nuovo metodo di calcolo che parlerà di fabbisogno) e l’estensione degli orari: “Faremo in modo che ci siano viste diagnostiche e specialistiche di sabato e domenica. Questo comporta chiaramente il reclutamento di nuovi operatori sanitari”.

Tra pubblico e intramoenia

Schillaci ha poi parlato dell’inaccettabilità delle liste chiuse e che non è possibile che il singolo professionista debba fare più prestazioni in intramoenia che prestazioni pubbliche: “Risulta che si fanno anche 9 prestazioni nel pubblico e 90 in intramoenia”, un dato drammatico.

Il Ministro si è soffermato specificamente sull’approvazione dell’articolo 3 del nuovo decreto legge che introduce l’obbligo per tutti gli erogatori di prestazioni sanitarie, sia pubblici che privati accreditati, di aderire a un unico sistema di prenotazione regionale o infraregionale: “Si tratta di un passo fondamentale per garantire maggiore trasparenza e accessibilità ai cittadini. Fino a ora, solo alcune regioni avevano implementato un sistema di prenotazione integrato, ma con questa riforma estenderemo l’obbligo a tutto il territorio nazionale”. Il nuovo sistema consentirà ai pazienti di prenotare le proprie prestazioni sanitarie attraverso un Centro unico di prenotazione che includerà sia le strutture pubbliche che quelle private convenzionate. “Il privato convenzionato dovrà mettere a disposizione in modo trasparente tutte le prestazioni ai cittadini”, ha precisato Schillaci. Oltre all’implementazione del Cup, il decreto prevede anche misure per migliorare la gestione degli appuntamenti. “Agli assistiti andrà ricordato l’appuntamento due giorni lavorativi prima della prestazione chiedendo la conferma o la cancellazione della prenotazione, anche in modalità da remoto”, in pratica per ridurre le mancate presentazioni, ottimizzando così l’uso delle risorse sanitarie disponibili. Le Regioni inoltre assegneranno ai direttori generali delle aziende sanitarie alcuni obiettivi annuali sulla riduzione delle liste d’attesa. Il mancato raggiungimento può determinare la sospensione dall’elenco nazionale dei direttori per un periodo di 12 mesi.

“La sanita italiana non sta morendo”, la chiosa di Schillaci, che ha ricordato di come nei dati dell’Istat del 2023 è stato comunicato che l’aspettativa di vita è tornata ai livelli pre-Covid: “Ognuno deve fare la sua parte, avremo un Ssn migliore e lo dobbiamo ai cittadini”.

“Testo astratto”

Ma non sono mancate le polemiche dopo le parole di Schillaci. Secondo Raffaele Donini, Assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna, ma anche Coordinatore della commissione Salute in Conferenza delle Regioni, il decreto è da bocciare: “Stiamo parlando di qualcosa ancora privo di coperture finanziare e molto astratto”. E poi un chiarimento in merito a una dichiarazione di Schillaci che aveva parlato di un confronto avuto con le Regioni: “Abbiamo avuto il testo a poche ore dal Cdm, quindi senza avere la possibilità di avere un nostro parere preventivo”. Insomma, le Regioni si sentono “esautorate” e comunque nei prossimi giorni presenteranno richieste di modifiche al testo stesso. Assolutamente critico il Capogruppo di Italia viva alla Camera Davide Faraone che ha parlato di “provvedimenti farlocchi” a quattro giorni dalle europee. Per la Segretaria del Partito democratico Elly Schlein si sta parlando di “fuffa” perché “mancano i fondi per abbattere le liste d’attesa”.

Migranti, in Cdm l’esposto della Meloni

Da sottolineare che ieri nel corso del Cdm il premier Giorgia Meloni ha tenuto una informativa sui flussi di ingresso degli stranieri per motivi di lavoro, spiegando di aver presentato un esposto alla Procura Antimafia sugli ingressi in Italia di lavoratori stranieri che negli ultimi anni si sono avvalsi dei cosiddetti ‘decreti flussi’. In pratica, per il Primo Ministro i flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro vengono utilizzati come canale ulteriore di immigrazione irregolare: “Significa che, ragionevolmente, la criminalità organizzata si è infiltrata nella gestione delle domande e i ‘decreti flussi’ sono stati utilizzati come meccanismo per consentire l’accesso in Italia, per una via formalmente legale e priva di rischi, a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro”. Da un monitoraggio, per Meloni emergono dati allarmanti: “Da alcune regioni, su tutte la Campania, abbiamo registrato un numero di domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari, durante il click day, totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro, siano essi singoli o imprese. Un dato: sui permessi per lavoro stagionale, cioè per lavoro in campo agricolo o turistico-alberghiero, nel 2023, su un totale di 282.000 domande, 157.000 arrivano dalla Campania, mentre 20.000 arrivano dalla Puglia. Solo che, per esempio nel settore agricolo, la Puglia ha circa il 12% delle imprese agricole italiane e la Campania solo il 6%”. Per molti, una critica alla politica del Governatore campano Vincenzo De Luca.

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