mercoledì, 8 Maggio, 2024
Economia

Bce: “Ripresa graduale. Tassi restrittivi finché sarà necessario”

Tassi restrittivi finché sarà necessario. È questa la decisione della Banca centrale europea annunciata nel Bollettino n. 3 del 2024. L’Eurotower ha specificato che “nei prossimi mesi ci si attende che l’inflazione oscilli intorno ai livelli attuali, per poi diminuire fino a raggiungere l’obiettivo del 2% il prossimo anno”. Nel bollettino della Bce è specificato che “il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine. Esso ritiene che i tassi di interesse di riferimento della Bce si collochino su livelli che forniscono un contributo sostanziale al processo di disinflazione in atto.

Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce restino sufficientemente restrittivi finché necessario”. Tuttavia, l’ultima tappa per riportare l’inflazione della zona euro al 2% potrebbe essere accidentata e un’erosione della produttività, insieme agli alti costi dei servizi, rappresentano un rischio evidente. “Sta emergendo un consenso sul fatto – ha detto Isabel Schnabel, membro del board della Banca Centrale Europea – che potremmo trovarci di fronte a un ultimo miglio piuttosto accidentato e la preoccupazione maggiore è chiaramente l’inflazione dei servizi”.

Restrizioni e inflazione

Secondo il bollettino della Bce “nei prossimi mesi ci si attende che l’inflazione oscilli intorno ai livelli attuali, per poi diminuire fino a raggiungere l’obiettivo del 2% il prossimo anno, per effetto della più debole crescita del costo del lavoro, del dispiegarsi degli effetti della politica monetaria restrittiva perseguita dal Consiglio direttivo e del venir meno dell’impatto della crisi energetica e della pandemia. Le misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine restano sostanzialmente stabili, collocandosi perlopiù intorno al 2%”.

Riguardo alle restrizioni la Banca centrale europea sottolinea che: “Se una valutazione aggiornata circa le prospettive di inflazione, la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria dovesse rafforzare ulteriormente la fiducia del Consiglio direttivo in una stabile convergenza dell’inflazione verso l’obiettivo, sarebbe allora opportuno ridurre l’attuale livello di restrizione della politica monetaria. In ogni caso, per determinare livello e durata adeguati della restrizione, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione, senza vincolarsi preventivamente a un particolare percorso di fissazione dei tassi”.

L’economia resta debole

Il Bollettino della Bce ha affrontato anche il tema “economia dell’Eurozona”, che resta debole anche nel primo trimestre 2024 e ci sono rischi orientati “al ribasso” “L’espansione economica, si legge nel documento, potrebbe risultare inferiore se gli effetti della politica monetaria si rivelassero più forti delle attese. Anche un indebolimento dell’economia a livello mondiale o un ulteriore rallentamento del commercio internazionale graverebbero sulla crescita dell’area dell’euro. La guerra della Russia contro l’Ucraina e il conflitto in Medio Oriente rappresentano significative fonti di rischio geopolitico. I conflitti in corso potrebbero indurre una perdita di fiducia riguardo al futuro in famiglie e imprese e produrre interruzioni negli scambi internazionali”.

Le indagini congiunturali, però, indicano una ripresa graduale nel corso di quest’anno, trainata soprattutto dai servizi. “Tale ripresa – spiegano gli esperti di Francoforte – sarebbe sostenuta dall’incremento dei redditi reali conseguente al calo dell’inflazione, all’aumento dei salari e al miglioramento delle ragioni di scambio. Nei prossimi trimestri, inoltre, la crescita delle esportazioni dell’area dell’euro dovrebbe rafforzarsi con la ripresa dell’economia mondiale e l’ulteriore orientamento della spesa verso i beni commerciabili. Infine, la politica monetaria dovrebbe esercitare un minore effetto frenante sulla domanda nel corso del tempo”.

Pressioni salariali

Una nota positiva arriva dall’attenuarsi delle pressioni salariali. Alla fine del 2023 le pressioni salariali si sono lievemente allentate e nel 2024 dovrebbero registrare un ulteriormente rallentamento. Gli ultimi dati disponibili si riferiscono al quarto trimestre del 2023 e mostrano una diminuzione del tasso di crescita sui dodici mesi delle retribuzioni contrattuali pari al 4,5%, in calo rispetto al 4,7% del terzo trimestre dello stesso anno. Nel quarto trimestre del 2023 la crescita dei salari effettivi, misurata dal reddito per occupato e dalla retribuzione oraria, è scesa rispettivamente al 4,6% e al 4,4%, dal 5,1% e 5,0% registrato nel terzo trimestre. Gli indici prospettici delle retribuzioni segnalano il protrarsi di pressioni salariali ancora forti, sebbene in moderazione.

Revocare le misure di sostegno

Secondo la Bce i Governi dei Paesi dell’area euro dovrebbero continuare a revocare le misure di sostegno connesse all’energia, di modo che la disinflazione possa proseguire in maniera duratura. La “piena e tempestiva” attuazione del nuovo quadro di governance economica della Ue, “aiuterà i Governi – sottolinea il Bollettino – a ridurre stabilmente il disavanzo di bilancio e il rapporto debito-Pil. Le politiche di bilancio e quelle strutturali adottate a livello nazionale dovrebbero essere finalizzate a rendere l’economia più produttiva e competitiva; ciò contribuirebbe a ridurre le spinte sui prezzi nel medio periodo.

A livello europeo, una rapida ed efficace attuazione del Next Generation Eu e un rafforzamento del mercato unico concorrerebbero a promuovere l’innovazione e ad accrescere gli investimenti nelle transizioni ecologica e digitale. Maggiore determinazione e concretezza nel completamento dell’unione bancaria e dell’unione dei mercati dei capitali contribuirebbero, inoltre, a mobilitare gli ingenti investimenti privati necessari a raggiungere questo obiettivo”.

Mercati europei

I mercati azionari europei peggiorano, eccetto Londra (+0,7%). Alle 11:55 di ieri il Dax ha perso lo 0,56%, il Cac40 lo 0,53% e il Ftse Mib solo lo 0,02% a 34.264 punti, sostenuto soprattutto da Eni (+1%), Stm (+2,45%) e Bper Banca (+1,29%). Restano in calo Leonardo, Iveco, Campari, Prysmian e Recordati, mentre lo spread Btp/Bund è risalito a 140 punti base dopo che dal bollettino economico della Bce è emerso che: “Se una valutazione aggiornata circa le prospettive di inflazione, la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria dovesse rafforzare ulteriormente la fiducia del consiglio direttivo in una stabile convergenza dell’inflazione verso l’obiettivo, sarebbe allora opportuno ridurre l`attuale livello di restrizione della politica monetaria”.

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