Nella giornata di giovedì, il governo degli Stati Uniti ha annunciato una significativa escalation nelle misure punitive contro due insediamenti israeliani in Cisgiordania. Questo rappresenta un passo significativo rispetto agli attacchi precedenti dell’amministrazione Biden contro singoli coloni, indicando una maggiore fermezza nel fronteggiare la violenza nei territori contesi. Le sanzioni sono state imposte a Zvis Farm e Moshes Farm, identificate dal Dipartimento di Stato come basi utilizzate per perpetrare “la violenza contro i palestinesi”. Inoltre, sono stati sanzionati tre coloni israeliani: Zvi Bar Yosef, Moshe Sharvit e Neriya Ben Pazi. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller, ha sottolineato la ferma condanna della violenza estremista contro i civili e l’ingiustificabilità di costringere le famiglie a lasciare le proprie case, indipendentemente dalla loro origine nazionale, etnia, razza o religione.
La risposta
Questo annuncio segna un notevole aumento nella risposta dell’amministrazione Biden alla violenza dei coloni contro i palestinesi in Cisgiordania. Le sanzioni contro gli insediamenti hanno un impatto su gruppi più ampi rispetto a quelle contro singoli individui, evidenziando un chiaro segnale di disapprovazione nei confronti delle azioni che minano la stabilità e la sicurezza nella regione. Miller ha continuato sottolineando che questi insediamenti in Cisgiordania sono di proprietà o controllati da individui designati, che li hanno utilizzati come base per atti violenti, illegali anche secondo la legge israeliana. La Casa Bianca ha sempre più frequentemente esortato Israele a rendere gli estremisti coloni responsabili degli atti violenti contro i palestinesi. Tuttavia, il governo israeliano, guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu, ha fatto dell’espansione degli insediamenti in Cisgiordania una priorità assoluta, nonostante le critiche che sottolineano come ciò complichi notevolmente le prospettive di una soluzione a due Stati.