sabato, 27 Aprile, 2024
Attualità

Censis: “Televisione intramontabile, italiani perplessi sull’IA”

Dai social alla televisione. Cresce lievemente l’uso di internet, aumentano gli italiani che guardano la televisione, mentre cala l’uso di Spotify, Twitter e Snapchat. Sono alcuni dei dati contenuti nel diciannovesimo Rapporto sulla comunicazione del Censis quest’anno intitolato ‘Il vero e il falso’, presentato a Roma dal Segretario generale Giorgio De Rita. L’analisi ha evidenziato come, nell’era bio-mediatica, alcuni mezzi di comunicazione siano in grado di raccogliere intorno a sé un vasto pubblico e di rispondere alle diverse preferenze ed esigenze comunicative di ciascuno. A svolgere questo compito è innanzitutto la televisione. Nel 2023 a guardarla è complessivamente il 95,9% degli italiani, registrando una crescita rispetto lo scorso anno del +0,8%. Tra il 2022 e il 2023 si è registrato anche un consolidamento dell’impiego di internet da parte degli italiani (l’89,1% di utenza, con una differenza positiva di 1,1 punti percentuali), e si è evidenziata una sovrapposizione quasi perfetta con quanti utilizzano gli smartphone (l’88,2%) e con quanti utilizzano i social network (82,0%).

Dai social alla radio

Tra i giovani compresi nelle fasce d’età che vanno dai 14 ai 29 anni si registra un consolidamento nell’impiego delle piattaforme online. Il 93,0% utilizza WhatsApp, il 79,3% YouTube, il 72,9% Instagram e il 56,5% TikTok. In lieve flessione tra gli under 30, oltre a Facebook, passato dal 51,4% del 2022 al 50,3% del 2023, anche Spotify (dal 51,8% al 49,6%) e Twitter (dal 20,1% al 17,2%). Nel rapporto stilato dal Censis colpisce soprattutto la discesa di due piattaforme partite bene ma che nel tempo hanno arrestato la loro corsa, ossia Telegram, passato dal 37,2% del 2022 al 26,3% del 2023, e Snapchat, passato dal 23,3% all’11,4%. La radio, invece, continua a rivelarsi all’avanguardia nei processi di ibridazione del sistema dei media. Complessivamente, i radioascoltatori sono il 78,9% degli italiani, con una lieve flessione rispetto lo scorso anno pari al -1,1%. Se la radio ascoltata in casa attraverso l’apparecchio tradizionale subisce un lieve calo passando al 45,6% di utenza (-2,4% rispetto al 2022), l’autoradio si attesta al 69,1%, confermandosi su livelli pre-pandemici. Per quanto concerne l’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet con il pc (18,2% degli utenti) e con lo smartphone (24,1%), si registra una crescita importante nel lungo periodo, rispettivamente del +10,6% e del + 20,5% dal 2007 a oggi.

Stampa in crisi

Continua invece la crisi della carta stampata con un sempre minore numero di copie vendute nelle edicole e una contrazione anche delle copie digitali. I quotidiani cartacei venduti in edicola, che nel 2007 erano letti dal 67,0% degli italiani, nel 2023 si sono attestati con una percentuale pari al 22,0% e i dati del Censis registrano anche una flessione dei lettori dei settimanali pari al -1,7% e dei mensili, pari al -2,8%. Anche gli utenti dei quotidiani online diminuiscono, attestandosi a una percentuale pari al 30,5% degli italiani (-2,5% in un anno), mentre sono stabili quanti utilizzano i siti web d’informazione (il 58,1% come già nel 2022, ma cresciuti del 21,6% dal 2011). Segnali di ripresa vengono invece dai libri. Nel 2023 si è arrestata l’emorragia di lettori. Infatti, gli italiani che leggono libri cartacei sono il 45,8% del totale (+3,1% rispetto allo scorso anno ma -13,6% rispetto al 2007) ma la ripresa non riguarda i lettori di e-book, rimanendo stabili al 12,7% (-0,6%).

Cellulari e computer

Lo studio del Censis ha fotografato anche come a dispetto della contrazione dei consumi, gli italiani abbiano continuato ad acquistare dispositivi digitali. L’andamento della spesa delle famiglie per i consumi mediatici tra il 2007 e il 2022 ha evidenziato come l’acquisto di telefoni ed equipaggiamento telefonico da parte degli italiani ha segnato anno dopo anno un vero e proprio boom, moltiplicando il valore per più di otto volte in quindici anni (+727,9% nell’intero periodo, per un ammontare che supera gli 8,7 miliardi di euro). Dato elevatissimo anche per quanto riguarda l’acquisto di computer, audiovisivi e accessori, che hanno registrato una crescita pari al +215,8%, mentre i servizi di telefonia e traffico dati hanno conosciuto un assestamento verso il basso per effetto di un radicale riequilibrio tariffario, pari al -26,9%, per un valore di circa 13,6 miliardi di euro sborsati dalle famiglie italiane nell’ultimo anno.

AI, media e ‘politically correct’

Per gli italiani il futuro dell’Intelligenza Artificiale è ancora incerto. Infatti, il 74,0% degli italiani ritiene che i suoi sviluppi siano al momento imprevedibili. Tra gli ottimisti, il 73,2% pensa che le macchine non potranno mai sviluppare una vera forma di intelligenza come gli umani, mentre tra i pessimisti, il 63,9% degli italiani teme che sarà la fine dell’empatia umana. Tra i pessimisti e gli ottimisti emergono anche gli allarmisti, secondo i quali aumenteranno le notizie non verificabili e di conseguenza non sapremo più distinguere il vero dal falso, con grandi rischi per le democrazie (per il 68,3% degli italiani) e quanti pensano che sarà la fine della privacy dei cittadini perché saremo tutti controllati dagli algoritmi (per il 66,3% degli italiani). I dati del rapporto Censis, infine, hanno mostrato anche come gli italiani promuovono con decisione il ‘politically correct’ e mostrano di prestare molta attenzione all’importanza delle parole. Per gli italiani, infatti, risulta importante il modo in cui deve essere usato il linguaggio da parte dei media per evitare di creare disagio alle persone. Stando al rapporto, il 76,9% della popolazione è favorevole a una regolamentazione del linguaggio dei media quando si parla dell’aspetto fisico delle persone, il 74,0% nel caso di differenze religiose e di genere, il 73,7% quando si tratta di orientamento sessuale, il 72,6% se è coinvolta l’identità di genere, il 72,5% in rapporto alle differenze etniche e culturali. Inoltre, per il 75,8% della popolazione i media non dovrebbero mai usare espressioni che da alcune categorie di persone possono essere ritenute offensive o discriminatorie.

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