domenica, 5 Maggio, 2024
Cultura

Puccini-Ravel, il dittico al Teatro dell’Opera di Roma per il debutto di Ersan Mondtag

All’Opera di Roma il dittico Puccini-Ravel. Con Gianni Schicchi e L’heure espagnole debutta il regista Ersan Mondtag. Promosso Mondtag, straordinario Mariotti. Gianni Schicchi e L’heure espagnole hanno segnato il debutto operistico italiano del regista, scenografo e costumista berlinese Ersan Mondtag, considerato tra le firme più visionarie del teatro tedesco, che rappresenterà la Germania alla Biennale Arte di Venezia 2024.

Ersan Mondtag, che in Italia abbiamo già visto al Romaeuropa Festival con la performance teatrale De Living, ha firmato la regia del dittico Gianni Schicchi / L’heure espagnole, che, con la direzione musicale di Michele Mariotti, è andato in scena al Teatro dell’Opera di Roma dal 7 al 16 febbraio. Mondtang ha costruito un impianto registico efficace, che approfondiremo di seguito. Questa è la seconda tappa del “Trittico ricomposto”, progetto triennale realizzato dalla Fondazione Capitolina in collaborazione con il Festival Puccini di Torre del Lago in occasione del centenario della morte del compositore – che cade nel 2024 – e che prevede la scomposizione del trittico pucciniano in tre dittici differenti. Dopo Il tabarro/Il castello del Principe Barbablù firmato da Johannes Erath e andato in scena nel 2022 e Gianni Schicchi / L’heure espagnole nell’allestimento di Ersan Mondtag a febbraio 2024, il progetto si concluderà nel 2025 con Suor Angelica di Puccini e Il prigioniero di Dallapiccola affidati alla regia di Calixto Bieito. Nel dittico di Mondtag i costumi sono di Johanna Stenzel, le luci di Sascha Zauner e i video di Luis August Krawen; la drammaturgia è curata da Till Briegleb.

L’apertura di sipario per Gianni Schicchi ha consegnato al pubblico un’atmosfera siderale, resa sinistra dalla nebbia a profusione su cui piovono suoni di animali notturni. L’impianto scenico scelto dal regista, quasi a rimarcare l’unicità degli atti e la simbiosi intenzionale che si rintraccia nelle due opere, resterà quasi invariato anche ne L’heure espagnole. La cupezza sostanziale delle ambientazioni potrebbe a taluni apparire stridente con la natura comica delle opere, ma trovo che questa scelta registica sia azzeccata, pur senza distinguersi per l’attitudine visionaria che connota il regista. Le opere in questione sono sì comiche, ma d’amara matrice, partorite da umane povertà e inganni di parole, l’impianto scenico appare quindi un disvelamento della desolazione e della solitudine dei personaggi, nella misura in cui luoghi e dinamiche umane finiscono per generarsi vicendevolmente, quasi a voler dire che ciò che siamo, quel che sentiamo resta impresso nella materia.  Dopo tre minuti immersi nella notte, la musica irrompe sulla scena e il Maestro Michele Mariotti si conferma il vero padrone di casa, capace di realizzare una concertazione sobria, con rare e rapide esuberanze, fondamentalmente centrata sulla narrazione della povertà relazionale dei personaggi. La regia osa un po’ di più con gli interpreti, calca la strada della contaminazione di performance, regalandoci qualche accenno di danza. Forse è proprio qui che rintracciamo il tratto distintivo di Mondtag. Da segnalare la bravura di Carlo Lepore, Schicchi sulla scena, che emerge appena sugli altri, tutti bravissimi, interpreti.

Ne L’heure espagnole l’impianto scenico assume, pur mantenendo le geometrie pregresse, una connotazione straniante e post-umana, data dalle proiezioni che animano, sulla sommità della scalinata, la parte altra delle scena: quel che vediamo è una sorta di storia per immagini di un ipotetico futuro dell’umanità. Certamente la storia è più sottile, comica, grottesca della precedente, il tempo è protagonista insieme alla vacuità delle relazioni e Ravel, che con quest’opera desiderava imporsi sul palcoscenico dell’opera, esaudendo il desiderio del malato padre, tocca un tema erotico, che all’epoca venne considerato scabroso e richiese l’intercessione di madame Jean Gruppi, moglie di un ministro del governo dell’epoca e a cui il musicista dedicò l’opera. Per paradosso, la regia più surreale de L’heure espagnole convince meno della precedente, mentre Mariotti insiste in una sobrietà non propriamente ravelliana, ma, questa sì, “registica”, perfettamente in linea con la sua volontà di tratteggiare una commedia noir, che faccia emergere il marciume che le storie contengono. Notevole la prova di Markus Werba, l’unico che riesce a farci sorridere in più occasioni.

«La famiglia è la protagonista assoluta di questo dittico formato da Gianni Schicchi e L’heure espagnole – racconta Michele Mariotti – Si ride, ma con amarezza, perché ci troviamo di fronte a due nuclei familiari dai lati oscuri, tristi e immorali. Ravel e Puccini dipingono queste realtà così grottesche con sarcasmo, mettendo in rilievo le fragilità umane. E ci rendiamo conto di quanta solitudine e quanto silenzio si possano trovare anche nelle famiglie più numerose quando, al posto di rispetto e condivisione, regna soltanto l’interesse personale».

Il direttore musicale dell’Opera di Roma è alla sua prima collaborazione con il regista berlinese Ersan Mondtag. A trentasei anni, Mondtag – oltre a essere stato invitato già tre volte in quattro anni al Theatertreffen di Berlino, il festival di teatro più importante di lingua tedesca – ha ricevuto premi in tutte e tre le aree creative: nel 2016 ha vinto il premio della rivista Theater Heute come Miglior Giovane Regista dell’anno; nel 2017 è stato nominato, sempre dalla stessa giuria, Miglior Costumista, mentre i critici della Deutsche Bühne lo hanno votato come Miglior Scenografo. Il suo spazio teatrale e i suoi personaggi nascono da «idee fantastiche» proiettate in luoghi surreali, dalle linee espressioniste e dal cromatismo esasperato. « Grezzo, veramente ingegnoso e assolutamente all’avanguardia» ha detto la Rundfunk Berlin-Brandenburg del suo Antikrist, premiato con un OPER!

In entrambi i titoli del dittico cast d’eccellenza internazionale. Nel ruolo di Gianni Schicchi sale sul palco un celebre basso-baritono specializzato in ruoli buffi, Carlo Lepore, che nel 2012 ha ricevuto il Premio Tiberini d’Oro «per la perizia tecnica nel porgere e nell’interpretare ruoli di carattere dell’opera buffa e del dramma giocoso e personaggi seri del melodramma italiano».

Di seguito il cast:
Direttore: Michele Mariotti
Regia e scene: Ersan Mondtag
Costume Design Johanna Stenzel
Light Designer: Sascha Zauner
Video: Luis August Krawen
Drammaturgia: Till Briegleb
Gianni Schicchi
Musica di Giacomo Puccini
Opera in un atto
Libretto di Giovacchino Forzano ispirato a un episodio della Commedia di Dante Alighieri
Prima mondiale: Metropolitan di New York, 14 dicembre 1918
Prima rappresentazione al Teatro Costanzi: 11 gennaio 1919 (prima italiana)

PERSONAGGI E INTERPRETI
GIANNI SCHICCHI Carlo Lepore
LAURETTA Vuvu Mpofu
ZITA Sonia Ganassi
RINUCCIO Giovanni Sala
GHERARDO Ya-Chung Huang
NELLA Valentina Gargano*
GHERARDINO Leonardo Graziani** / Leopoldo Finotti** 11, 14
BETTO Roberto Accurso
SIMONE Nicola Ulivieri
MARCO Daniele Terenzi
LA CIESCA Ekaterine Buachidze*
SPINELLOCCIO Domenico Colaianni
SER AMANTIO DI NICOLAO Mattia Rossi*
PINELLINO Alessandro Guerzoni / Marco Severin 11, 14
GUCCIO Daniele Massimi / Roberto Valenti  11, 14

*dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
**allievo della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma.

L’heure espagnole
Musica di Maurice Ravel
Comédie Musicale in un atto
Libretto di Franc‐Nohain dopo la commedia omonima
Prima mondiale: Opéra‐Comique Parigi, 19 maggio 1911
Prima rappresentazione al Teatro Costanzi: 20 febbraio 1940

PERSONAGGI E INTERPRETI
TORQUEMADA Ya-Chung Huang
CONCEPCIÓN Karine Deshayes
GONZALVE Giovanni Sala
RAMIRO Markus Werba
DON IÑIGO GOMEZ Nicola Ulivieri

Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma
Con la partecipazione della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma

foto di Fabrizio Sansoni
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