giovedì, 2 Maggio, 2024
Società

Liberati con un blitz due ostaggi. Hamas: ne sono morti tre

Negato l’ingresso a inviata dell’Onu. Dure critiche di Borrell

Non è l’operazione Entebbe, ma l’esercito israeliano dimostra di cominciare ad avere pienamente sotto controllo la Striscia di Gaza. Ieri in un blitz notturno i militari hanno liberato due ostaggi che erano tenuti sequestrati in un appartamento a Rafah. Ma gli alleati insistono nella pericolosità dell’offensiva sulla città e ieri anche il Regno Unito ha chiesto al governo israeliano di “riflettere”, mentre Netanyahu a colloquio con il suo omologo olandese Mark Rutte ha ribadito che la guerra “continuerà fino a quando non sarà raggiunta la vittoria totale.” Anche se non è stato ancora definito in che cosa consista questa “vittoria totale.” Da segnalare un altro incidente diplomatico con l’Onu: Israele ha negato il visto a Francesca Albanese, inviata del consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. La decisione, hanno fatto sapere i ministeri degli Esteri e degli Interni, è legata alle sue “oltraggiose affermazioni” che le vittime del massacro del 7 ottobre. Insomma la realtà ha risvolti diversi dalle dichiarazioni quotidiane e dalle notizie, più o meno vere, che si rincorrono. Israele vuole il controllo totale della Striscia di Gaza, non arretra, e di fatto ha già avviato l’occupazione anche al sud. Il controllo dell’area è dimostrato anche dalla liberazione di due ostaggi con anche nazionalità argentina; Simon Marman e Luis Har, che erano tenuti prigionieri in un appartamento circondato da miliziani. I due erano ostaggi dal 7 ottobre scorso, sequestrati dal kibbutz Nir Yitzhak. L’operazione è avvenuta durante la notte e c’è stato anche uno scambio di fuoco con i sequestratori. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha detto che “Hamas è vulnerabile, è penetrabile ed è possibile andare ovunque e fare qualsiasi cosa”, mentre i miliziani hanno risposto che 3 degli 8 ostaggi nelle loro mani sono morti a causa degli attacchi dell’esercito israeliano e che “diffonderanno i nomi e le foto dei morti.”

Regno Unito: Israele si fermi

I paesi alleati di Israele continuano a premere perché cessino i combattimenti e dopo la telefonata di Biden a Netanyahu, durante la quale il Presidente americano ha chiesto di non agire senza un piano per la salvaguardia dei civili, ieri è intervenuto anche il Governo inglese. David Cameron, ministro degli Esteri, ha chiesto a Netanyahu “di fermarsi a riflettere molto seriamente” prima di ogni ulteriore azione militare. “Noi – ha aggiunto – vogliamo una pausa immediata dei combattimenti che conduca a una tregua sostenibile senza ripresa delle ostilità.” Israele non lascerà “in pace i battaglioni del terrore a Rafah” e la guerra “continuerà fino a quando non sarà raggiunta la vittoria totale” ha risposto il premier israeliano Benyamin Netanyahu incontrando a Gerusalemme il suo omologo olandese Mark Rutte alla terza visita in Israele dal 7 ottobre. Rutte ha visto anche il premier palestinese Mohammed Shtayyeh. Intanto Israele sostiene che Hamas è stato ridotto alla metà della sua forza combattente con più di 12.000 uomini armati uccisi e un gran numero di feriti o catturati. “Stiamo parlando di tre quarti dei battaglioni di Hamas che sono stati distrutti”, ha detto Eylon Levy, portavoce del Governo, in un briefing. “Se si tiene conto del numero di terroristi che sono stati feriti o arrestati, si tratta di più della metà delle forze combattenti di Hamas messe fuori combattimento.”

Onu: offensiva “terrificante”

Nessuna svolta neppure dall’Onu, dove l’Alto commissario per i diritti umani ha ribadito che la prospettiva di una “vera” offensiva da parte dell’esercito israeliano a Rafah è “terrificante”. Così come anche l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell che considera Netanyahu “sordo” alle richieste internazionali: “Netanyahy – ha detto – non ascolta nessuno: dicono che evacueranno i civili, ma dove, sulla Luna?” E ha anche chiesto a Biden di non fornire più armi a Israele. Che nel frattempo ha negato l’ingresso nel Paese a Francesca Albanese, inviata del consiglio dei diritti umani dell’Onu. La decisione, hanno fatto sapere i ministeri degli Esteri e degli Interni, è legata “alle sue oltraggiosi affermazioni” che le vittime del massacro del 7 ottobre “non sono state uccise per la loro ebraicità ma in risposta all’oppressione israeliana.”

Paesi Bassi contro Aja

I Paesi Bassi, intanto, hanno annunciato che presenteranno ricorso contro la sentenza della Corte d’Appello dell’Aja che ha accolto le richieste di alcune organizzazioni per i diritti umani e ha ordinato lo stop delle consegne a Israele di parti per i caccia F-35. Lo ha annunciato il ministro del Commercio estero e della Cooperazione allo sviluppo, Geoffrey Van Leeuwen che ha anche commentato scrivendo che la convinzione del Governo è che “spetti allo stato definire la politica estera” e che la fornitura non può essere definita “illegale”.

Re Abdullah II negli Usa

Mentre ieri il Presidente Usa Joe Biden ha ricevuto a Washington il re di Giordania Abdullah II, in visita ufficiale, dopo un tour europeo. I due leader hanno discusso degli sforzi in corso per liberare gli ostaggi detenuti a Gaza e della crescente preoccupazione per una possibile operazione militare israeliana nella città portuale di Rafah. Si tratta del primo incontro tra gli alleati da quando tre soldati americani furono uccisi il mese scorso in un attacco di droni contro una base americana in Giordania.

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