giovedì, 9 Maggio, 2024
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L’egemonia culturale è una cosa seria

Seguitare a parlare di egemonia culturale della sinistra, è oggi, una cosa inutile, pretestuosa e fastidiosa; soprattutto se si vuole dimenticare che il dopoguerra della Repubblica italiana è stato dominato dalla vittoria elettorale costante della Democrazia Cristiana e da una sconfitta altrettanto costante del Partito Comunista che è stato costretto a restare sempre all’opposizione. La Democrazia Cristiana incardinava i Ministri, i sottosegretari e tutti gli altri apparati governativi e “lasciava” al Partito Comunista i posti correlati agli Istituti cosiddetti culturali: Fondazioni, Teatri, Musei, Case editrici, Associazioni nazionali di stampo culturale, ecc… Quei Consigli di amministrazione, forse composti senza alcun merito politico, sono stati occupati, anche in RAI, sempre da una sinistra perdente sul piano politico. Infatti una cosa è parlare di egemonia culturale della sinistra presupponendo che essa derivi da un percorso di approfondimento scientifico e di sofferenza sociale del sistema cultura, una cosa è capire che l’egemonia derivava/deriva semplicemente dai numeri e dal fatto che alla Democrazia Cristiana la cultura, allora, non interessava. E Tralasciamo in questo contesto la distrazione che la Democrazia Cristiana ha avuto per l’apparato della Giustizia.

Quando ci si è cominciati ad accorgere che quasi tutti i “posti” dei luoghi della cultura erano occupati dalla sinistra è quando quest’ultima ha iniziato, con alcuni governi, a inserire anche cariche politiche governative. Inutile ricordare al lettore che negli ultimi dieci anni ci sono stati governi di sinistra senza nessuna acclamazione popolare. Parlare di Antifascismo, allora, era inutile e forse dannoso.

Poi, oggi, nel momento in cui, per libero voto gli italiani, hanno deciso di affidare il governo della nazione ad un Partito di Destra coadiuvato da altri Partiti, i Comunisti (ex) vengono fuori con la loro presunta egemonia culturale…. di posti occupati, certamente, ma i loro assunti non sono assunti che derivano da approfondimenti e sofferenze cultural-morali, come dicevamo, ma semplicemente, spesso, da “considerazioni di convenienza”: se mi ci ha messo la Sinistra qui, come faccio ora a parlarne liberamente o male? Dov’è la Sinistra degli operai, dei poveri, dei più deboli, della scuola pubblica, dello stato sociale? Ora vediamo solo intellettuali che si proclamano di Sinistra ma che non hanno mai fatto neppure un giorno di volontariato….

E qual è allora il leitmotiv che desidera portare avanti, “ora”, la Sinistra che ha iniziato a perdere di nuovo come nel dopoguerra? L’Antifascismo. E allora dagli all’antifascismo, illudendosi che gli italiani restino imbrigliati in un pensiero unico declinato da questa sinistra ingenua che non sa capire che i posti ora, non gli verranno più elargiti gratuitamente come ai tempi della Democrazia Cristiana.

Certo, intellettuali veri di Sinistra ci sono, ma sono rari.

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