mercoledì, 1 Maggio, 2024
Regioni

L’Italia paese dei piccoli comuni. Ma dal 2000 a oggi se ne sono persi oltre 200

Sempre meno abitanti e costi insostenibili. Il Veneto vara legge per accorparli

Dal 22 gennaio prossimo il numero dei Comuni in Italia scenderà a 7.896. Nel 2001 erano 8.101; da allora c’è stata un calo di oltre 200 municipi. Un processo lento, se confrontato con quello di altri Paesi europei: infatti, tra 2006 e 2023, mentre in Italia il calo è stato solo del 2,5%, in Grecia la riduzione è stata del 68%, nei Paesi Bassi del 25%, in Germania del 13%, in Austria dell’11% e in Francia del 5%. Oggi l’Italia è il quarto Paese europeo per numero di Enti municipali, dietro a Francia, Germania e Spagna. L’Italia rimane quindi un Paese di piccoli Comuni. Infatti, gli Enti con meno di 5.000 abitanti sono ancora 5.521 (il 70% del totale), mentre 2.012 Municipi hanno meno di 1.000 abitanti (il 25,5%).

In alcune regioni oltre l’80%

I piccoli comuni, ovvero quelli con meno di 5 mila abitanti, complessivamente raggiungono una popolazione di poco inferiore a 10 milioni di residenti; il 16,5% del totale nazionale. Invece, nei piccolissimi comuni, quelli con meno di 1.000 abitanti risiede poco più di un milione di persone, meno del 2% della popolazione italiana. I piccoli Comuni si trovano soprattutto nelle aree alpine ed appenniniche, sono prevalentemente comuni di montagna, ma sono presenti anche nelle basse pianure del Nord e in alcune aree del Meridione. Il numero maggiore di Comuni italiani è concentrato nel Nord del Paese: il 19% si trova in Lombardia e quasi il 15% in Piemonte; in queste due regioni ci sono più di 1.000 Enti con meno di 5 mila abitanti. In Valle d’Aosta, capoluogo a parte, tutti i Comuni sono di piccola dimensione, ma una percentuale molto significativa di “piccoli” si registra anche in Molise (94,1%), Piemonte (88,6%), Trentino A.A. (85,8%), Sardegna (83,8%), Abruzzo (83%) e Basilicata (81,7%).

Veneto: obiettivo 500

Il fenomeno di invecchiamento e riduzione della popolazione italiana avrà effetti sempre più importanti anche per il futuro, con riduzioni di residenti nei piccoli comuni intorno al 5% entro il 2040. Una delle strategie messe in atto è l’accorpamento che, ad esempio, in Veneto è ora normato nel Piano di Riordino Territoriale. Il Piano, varato ieri dalla Giunta regionale, prevede il progetto “Fusioni 500 Comuni” che punta sull’incentivo economico, supporto regionale per la fattibilità e assicurazione dei referendum per gli accorpamenti. “L’obiettivo fissato di giungere a 500 Comuni (ora sono 563) – ha spiegato l’assessore al Bilancio con delega agli Enti Locali, Francesco Calzavara – rappresenta la strategia regionale elaborata su analisi di dati scientifici e scenari di fattibilità futuri. Analizzando un set di indicatori legati alle dinamiche sociali ed economiche è infatti emerso che su 195 Comuni sotto i 10.000 abitanti, per circa 130 in ragione del contesto demografico critico, spopolamento e invecchiamento, e basse performance dal punto di vista finanziario; elevati costi di gestione e bassa capacità fiscale, potrebbe essere fortemente auspicabile il percorso della fusione”.

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