Riuscire a tenere insieme passato e futuro, tradizione e innovazione, latitudini e percezioni richiede non soltanto una grande conoscenza del recondito eterno che governa l’uomo, ma anche una grande capacità armonica. Questa è una delle ragioni che fa del Romaeuropa Festival un faro e un avamposto nel panorama culturale internazionale. Anche quest’anno il Romaeuropa Festival, giunto ormai alla 38esima edizione ha portato nella capitale i più grandi artisti del panorama internazionale. Tra gli spettacoli, tutti di grandissimo livello, meritano particolare attenzione, per la valenza artistica, la capacità di analisi e di sintesi dell’uomo contemporaneo e di quella parte imperitura che, attraverso i secoli, interroga dall’interno l’animo di ognuno di noi: “L’imbalsamatore”, con Massimo Popolizio, Tonino Battista e la PMCE, e “Rumba. L’asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato”.
> Il Romaeuropa Festival insieme al Parco della Musica Contemporanea Ensemble, diretto da Tonino Battista, ha omaggiato i 70 anni del compositore Giorgio Battistelli con una esclusiva esecuzione del suo celebre L’imbalsamatore – Monodramma giocoso da camera, all’Auditorium Parco della Musica in coproduzione con la Fondazione Musica per Roma. Quello che abbiamo visto sulla scena è un monologo feroce, diretto e interpretato da Massimo Popolizio – in cui il protagonista Miscin, addetto al periodico restyling della salma di Lenin nel mausoleo della Piazza Rossa, cerca di restituire al suo capo un aspetto umano grazie a un nuovo farmaco che dovrebbe conferire alla salma elasticità e morbidezza. Ma Miscin è un uomo solo, abbandonato dalla donna che ama, che vive nel ricordo di un amore che lo ossessiona e che si è sgretolato tra le sue mani, così come accade alla salma che con altrettanta ossessione cura, ma si sgretola senza che lui possa porre rimedio o fermare lo sgretolino dei corpi, come dei sentimenti, come del potere. L’interpretazione di Popolizio è nervosa e sapiente, magistrale. Altrettanto dicasi del Maestro Tonino Battista, dotato di straordinaria versatilità e slancio visionario; ineccepibile l’orchestra: la compagine cameristica che accompagna l’uomo commenta con sarcasmo il suo muoversi tra tavolino, lavamani, salma, bottiglie di vodka e alambicchi fumanti. Tra i compositori contemporanei più rilevanti in Italia e nel mondo, Battistelli ha fondato nel 1972 il gruppo di improvvisazione Edgar Varèse e il gruppo Strumentale Beat 72.
È stato direttore artistico di alcune delle più importanti istituzioni nazionali, tra cui dell’Orchestra di Toscana, dell’Accademia Filarmonica di Roma, della Biennale Musica di Venezia, della Fondazione Arena di Verona, del Teatro dell’Opera di Roma e dal 2021 dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Suggestioni malinconiche dell’antica santità di Francesco, il Santo considerato un alter Cristus, e forse per questo sentito ancora così forte e vicino da tutti, ed eroi quotidiani, invece li troviamo nell’ultimo lavoro di Ascanio Celestini, attore-narratore tra i più rappresentativi del panorama italiano, in scena con Rumba. L’asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato, in prima nazionale e corealizzato con Fondazione Musica per Roma. Questo spettacolo, sarà per altro in tour in tutta Italia fino ad aprile del 2024 (il 23 dicembre sarà al Piccolo di Milano). Dopo il suo Museo Pasolini (REF 2021), Celestini torna al festival per la settima volta in poco più di dieci anni con una nuova favola, al centro il campione di umanità, San Francesco, il santo controcorrente che si spoglia delle sue ricchezze per farsi servo dei poveri.
Nel solco del presepe allestito dal santo nel 1223 a Greccio, di cui quest’anno ricorre l’ottavo centenario, Celestini allestisce il suo presepe nel parcheggio di un supermercato dove Francesco d’Assisi contemporaneo, simbolo di carità laica, incontra i personaggi di strada, gli invisibili delle case popolari, i dimenticati dalla società. La ricerca documentaria che sempre accompagna il lavoro di Celestini lo ha condotto nel piccolo paese della Sabina, sede della leggendaria ricostruzione della Natività, per ascoltare le voci degli abitanti di oggi, rendendo il suo racconto ancora più vicino alla memoria di quei luoghi. Ad accompagnare la parola di Ascanio Celestini la fisarmonica di Gianluca Casadei, già con lui in Laika (2015), e le scenografie firmate dal pittore Franco Biagioni. “Quante sono le stelle in cielo? Così tante che non si possono contare” recita Celestini col suo stile inconfondibile, intimo, che parla come fosse accanto, quasi astratto dal palco, una sorta di “primus Inter pares, primo tra uguali”, con cui interrogarci insieme della direzione che sta prendendo la nostra umanità.
Il Romaeuropa Festival si è concluso il 19 novembre, con un’unica giornata di musica e spettacolo in tutte le sale dell’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone”, grazie alla corealizzazione con Musica per Roma.
Inaugurato il 6 settembre, il festival presieduto da Guido Fabiani con la Direzione Generale e Artistica di Fabrizio Grifasi, ha proposto 138 appuntamenti e 300 repliche di spettacolo in più di due mesi di programmazione. Oltre 500 artisti hanno disegnato e abitato “le geografie del nostro tempo”, crocevia della creazione nazionale e internazionale, luogo di confronto, di scambio e dialogo tra generazioni, estetiche e linguaggi, restituendo il senso del titolo scelto per questa edizione, partecipata da 55.000 presenze complessive.
«Ancora una volta Romaeuropa afferma la sua propensione all’ascolto del presente e la sua capacità di disegnare una mappa geografica articolata in cui si incontrano i grandi maestri della creazione contemporanea, l’attenzione al repertorio nazionale e internazionale e lo sguardo verso il futuro raccontato dalle più giovani generazioni. Una fotografia composita delle arti del nostro presente a cui ha risposto un pubblico altrettanto composito ed eterogeneo» afferma Fabrizio Grifasi.
«Siamo molto felici di questi risultati» prosegue Guido Fabiani «Romaeuropa torna a rendere l’Italia e la sua capitale centro del dialogo e del confronto della cultura nazionale dello spettacolo con la creatività internazionale. Il viaggio che sta per concludersi è stato possibile grazie al supporto del Ministero della Cultura, della Regione Lazio, di Roma Capitale e della Camera di Commercio di Roma e si è articolato in altrettanti percorsi costruiti in rete con le più prestigiose realtà nazionali e internazionali. Sono state parte di questa geografia la Maison Van Cleef & Arpels con il suo programma Dance Reflections, Flanders State of the Art che ha istaurato con noi un dialogo triennale che ci accompagnerà fino al 2025, la Fondazione Ernst von Siemens, e ancora il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e tutti i teatri e le istituzioni culturali nazionali e internazionali operanti sul territorio che hanno partecipato e accolto il festival: il Fonds Podiumkunsten e l’Ambasciata dei Paesi Bassi per il programma FuturoPresente, il Cantone e la Città di Ginevra e l’Istituto Svizzero, l’Accademia Tedesca Roma – Villa Massimo e il Goethe-Institut, l’Istituto Cervantes e l’Ambasciata di Spagna per il programma ACE PICE nell’ambito del Semestre di presidenza spagnola del Consiglio dell’Unione Europea, Institut Français – La Francia in scena – Fondazione Nuovi Mecenati e Villa Medici – Accademia di Francia a Roma, l’Adam Mickiewicz Institute e il Ministero della Cultura Polacco oltre alla rete Aerowaves cofinanziata dall’Unione Europea. A loro il nostro ringraziamento».