Novembre da, novembre toglie. Novembre 2023 a Roma è il mese del grande jazz, grazie al festival che porta al pubblico i più alti artisti di queste sonorità capaci di rapirci l’anima. E quest’anno i sentimenti spesi intorno a questa kermesse hanno davvero un portato emotivo eccezionale, partendo dalla perdita del grandissimo Dino Piana, pietra miliare della storia del nostro jazz, indimenticabile e infaticabile tromba, che ha registrato nel 2021, un nuovo disco con Enrico Rava dal titolo “Al Gir Dal Bughi” edito da Parco Della Musica Records. Proprio a questo straordinario musicista che ha fatto la storia del jazz e che ci lasciato all’età di 93 anni, nella notte tra il 6 e il 7 novembre scorso, dedichiamo idealmente il Roma Jazz Festival:
uno dei più importanti festival europei che da quasi mezzo secolo porta a Roma non solo i grandi nomi storici della scena internazionale ma anche, con instancabile curiosità e sensibilità, quegli esponenti delle nuove generazioni che continuano a innovare un genere musicale per sua natura senza confini. Giunto alla 47° edizione, torna il Roma Jazz Festival, dal 2 e fino al 26 novembre animerà la Capitale con 23 concerti fra l’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone”, la Casa del jazz e il Monk Roma. Diretto da Mario Ciampà, il Roma Jazz Festival 2023 è realizzato con il contributo del MIC – Ministero della Cultura, di Roma Capitale ed è prodotto da IMF Foundation in co-realizzazione con Fondazione Musica per Roma.
Il 12 ottobre l’anteprima del Festival, è stata affidata al concerto del franco-libanese Ibrahim Maalouf, uno dei musicisti più popolari della scena d’Oltralpe che si esibirà al pianoforte e alla tromba, accompagnato da François Delporte alla chitarra e da Mihai Pirvan al sassofono. Un grande evento speciale che segna la collaborazione fra due dei più prestigiosi festival jazz in ambito internazionale: il JAZZMI di Milano e, appunto, il RJF.
E proprio nel concerto di Ibrahim Maalouf, si annidano e disvelano alcune delle caratteristiche di seduzione di questo Festival, prima tra tutti la capacità di mettere lo spettatore dentro il processo creativo. Quel che è preminente in Maalouf, oltre il grandissimo talento musicale, è una natura di showman consumato, padrone del palco, oltre che degli strumenti, con una capacità dialettica amabile, attraverso la quale ha presentato, quasi fosse un racconto, il suo ultimo album “40 melodia”, il cui format è una tromba, una chitarra e 40 melodie, per festeggiare il suo 40esimo compleanno, uscito il 6 novembre 2020. L’album si distingue completamente dai progetti precedenti dell’artista poiché, per la prima volta in 15 anni di discografia, Ibrahim propone un duetto intimo con il suo amico e collaboratore da più di 10 anni, il chitarrista belga François Delporte. Il duo rivisita le melodie di Ibrahim che hanno lasciato il segno, sia nei suoi album che nelle sue colonne sonore, ma anche alcuni brani inediti. Il tutto con la comparsa di una serie di prestigiosi ospiti a sorpresa tra cui Sting, Matthieu Chedid, Marcus Miller, Alfredo Rodriguez, Richard Bona, Trilok Gurtu, Hüsnü Senlendrici, Jon Batiste, Arturo Sandoval e molti altri. Ibrahim Maalouf e François Delporte insieme, sono stati una gioia per gli occhi e le orecchie, il feeling, la dimensione ludica dentro la quale sono quasi fiorite le note dei suoi più grandi successi, hanno generato una seduzione unica nel pubblico, raramente visto così acceso, partecipe, pronto alla partecipazione. Un successo assoluto di cui si serberanno frammenti iconici: Ibrahim che suona nel mezzo della platea; la sala che si trasforma in uno stadio, attraverso le luci dei cellulari accese come fiammelle: l’esecuzione da brividi di “True Sorry”, il suo più conosciuto successo. Con il sassofonista esegue una splendida “Back to Baskinta”, comparsa nei film “In viaggio con Jacqueline” (2016). Altro brano particolarmente apprezzato è stato “Red and black Light”, forse perché è un’ode alla libertà della donna, forse perché ha in seno una grande libertà stilistica, che non solo traduce bene le istanze contemporaneamente e l’esigenza di contaminazione, ma evidenzia la padronanza di Maalouf nei diversi generi musicali, mostrando che la libertà non bisogna solo cercarla, bisogna anche saperla abitare. E da questo successo si sono preparati gli animi per tutti gli altri
Maestri indiscussi del Festival come John Scofield e gli Yellowjackets, musicisti visionari come Avishai Coen e MonoNeon, la voce stellare dell’America Black Judith Hill, lo spiritualismo cosmico di Nduduzo Makhathini, il “persian chamber jazz” di Eishan Ensemble e l’art pop dal sapore nordeuropeo di Jan Bang&Eivind Aarset Trio. L’avanguardia femminile di Anaïs Drago, Ilaria Capalbo e Cecilia Sanchietti e le esplorazioni rock di Vincent Peraini o di Francesco Bearzatti. Le fiabe jazz per i più piccoli e il gran finale con un trio d’eccezione guidato dall’immenso Shabaka Hutchings. Sono alcuni dei momenti più importanti di un inebriante vortice di suoni e ritmi di ogni genere, dada ogni parte del mondo, che si espande per un mese intero, per aggiornare la cartografia del jazz e indagare le tracce seminali della scena che verrà. Sempre in perfetta sintonia con le grandi tematiche che segnano il nostro presente il Roma Jazz Festival 2023 ruota intorno al concetto di “transizione”. “In un mondo dove la “transizione” ecologica, tecnologica, economica e sociale, rappresenta una delle principali priorità, la musica jazz, sempre attenta ai cambiamenti, non poteva che generare una ulteriore transizione stilistica” commenta il direttore artistico Mario Ciampà. “Oggi, la linea di demarcazione tra jazz, musica elettronica, musica contemporanea, musica popolare, rap o pop è diventata sempre più sottile e sfumata. Gli artisti dell’avanguardia contemporanea stanno creando una fusione unica in costante divenire che sfida le convenzioni e non ha paura di evolvere verso qualcosa di nuovo. Il jazz contemporaneo è diventato un terreno fertile per l’esplorazione e l’espressione individuale, permettendo agli artisti di spingersi al limite delle loro abilità e di farsi portavoce di un messaggio di condivisione, integrazione e libertà.”