martedì, 30 Aprile, 2024
Società

Boom di centenari: ora il problema è la qualità della vita

Il tema degli anziani è all’ordine del giorno. Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, è stato relatore del recente disegno di legge riguardante le deleghe in materia di politiche in favore delle persone anziane non autosufficienti.
In Italia ci sono oggi 20mila centenari, tre ogni 100mila abitanti con una crescita del 70% in dieci anni. Le donne prevalgono con l’83%. Secondo gli studi di Gian Carlo Blangiardo, già presidente Istat, nel 2050 avremo un milione di ultracentenari. Oggi a Milano, ad esempio, ci sono 672 ultracentenari, 576 sono donne, 96 uomini. Negli ultimi 30 anni sono decuplicati. Si tratta di un centenario ogni 2041 abitanti; a Roma uno ogni 2114 abitanti; a Torino uno ogni 2363 e cresceranno ancora.

Cambiamento epocale

“Se è un bene che si viva di più, la domanda riguarda la qualità di questo vivere più a lungo.” La Fondazione per la Sussidiarietà ritiene che “stiamo attraversando un cambiamento epocale.” Per millenni la durata media della vita è stata meno di 40 anni, negli ultimi due secoli si sono raggiunti gli 80 anni, seppur con grandi differenze tra le aree geografiche. L’abbazia di Morimondo in Lombardia è stata costruita in più di cent’anni. Un tempo, chi iniziava una grande opera, non ne vedeva la fine. L’età in cui si mettevano al mondo dei figli era 14, 15 anni.

Il valore dell’anzianità

“Vivere fino a 80 anni e oltre”, è scritto in una nota della Fondazione, “cambia la percezione della vita. Oggi siamo in grado di vedere gli esiti delle nostre azioni, a differenza dei monaci di Morimondo. Allo stesso tempo, ci troviamo a passare una parte consistente della vita in condizioni difficili.” Innanzitutto per una “diffusa e distorta percezione del valore dell’anzianità”, in una società che guarda alla vita secondo il criterio della “convenienza economica.” La pensione sembra sancire la fine della vita e dell’utilità sociale di un esercito di persone ricche di energia, voglia di fare e soprattutto di esperienza.

Qualità della vita

“L’individualismo, l’indebolimento dei legami sociali, la crisi dei corpi intermedi lascia sole tante persone, che invece vorrebbero e potrebbero partecipare alla costruzione sociale e civile.” Inoltre al bisogno di compagnia si aggiunge quello di cura di patologie che tendono sempre più a cronicizzarsi, ma che il nostro sistema sanitario tratta ancora come acuzie, non fornendo risposte adeguate. In Lombardia, fino a qualche anno fa, gli ospedali, luogo per la cura di malattie acute, avevano il 40% dei ricoverati affetti da malattie croniche, oggi la percentuale è ancora più alta. “Ben venga l’allungamento della vita, ma il tema che si apre è quello della sua qualità. È diverso se l’anziano è confinato in una Rsa in cui sono garantiti solo livelli minimi di sopravvivenza fisica”.

Gli esempi virtuosi

Secondo la Fondazione Sussidiarietà il DDL anziani “mira a un ripensamento dei servizi sul territorio perché le persone non autosufficienti non siano costrette a vivere abbandonate in luoghi di emarginazione.” Le famiglie che vogliono tenere i loro anziani a casa devono essere aiutate a farlo. “Non possiamo accontentarci dell’allungamento della vita se la qualità peggiora.” Spendiamo lo 0,7% del Pil per gli anziani non auto sufficienti contro una media europea che raggiunge il 2,4. Troppo poco, scrive la Fondazione: “la longevità non è solo una idea demografica, bisogna ripensare i valori di solidarietà e pensare a una efficienza sociale completamente diversa. Bisogna pensare al valore di una ‘biodiversità umana’, perché tutti, anche gli anziani, possano dare il loro contributo alla comunità a cui appartengono.” Gli esempio di inclusione e condivisione ci sono: il Banco alimentare il Lombardia, ad esempio, è basato sull’impegno di 150 volontari, tutti pensionati. Portofranco, un’associazione di aiuto allo studio, è fatta di insegnanti in pensione. Alla Ferrero è prassi proporre ai manager che vanno in pensione dei contratti di collaborazione per la formazione dei giovani in tutto il mondo.

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