sabato, 27 Aprile, 2024
Società

Dossier immigrati: Il Governo è intervenuto dopo 18 anni all’ultima pianificazione

Gli immigrati visti come esclusiva risorsa economica mancano all’appello e sarebbero necessari. È il messaggio che viene a galla dal Dossier sull’immigrazione 2023 del Centro studi e ricerche Idos dove si legge, tra l’altro: “in un contesto di cronico invecchiamento dell’Italia, per compensare la diminuzione della popolazione in età lavorativa (-7,8 milioni entro il 2050) sarebbero necessari ogni anno almeno 280mila nuovi ingressi dall’estero fino al 2050. Eppure, le pervicaci politiche di chiusura verso i migranti ne hanno di fatto bloccato i canali di ingresso per lavoro da 12 anni, alimentando la crisi di manodopera in comparti vitali dell’economia nazionale e svilendone il contributo alla tenuta demografica del Paese.” Insomma servono immigrati, o persone, per la “tenuta demografica” e per la “manodopera” che scarseggia.

Incontro domanda e offerta

Nonostante, il dossier rileva che il 27 settembre scorso il Governo ha approvato la “Programmazione dei flussi d’ingresso legale in Italia dei lavoratori stranieri per il triennio 2023-2025”, dopo 18 anni dall’ultima pianificazione triennale, che per il 2004-2006. Saranno ammessi in Italia complessivamente 452mila lavoratori stranieri: 136.000 nel 2023, 151.000 nel 2024 e 165.000 nel 2025. “Il provvedimento”, si legge, è stato “varato su forte pressione dei datori di lavoro (in grave carenza di manodopera sin dalla crisi pandemica), segna una discontinuità rispetto a 12 anni di paralisi.” I promotori della ricerca rilevano tuttavia che rimangono le regole, “del tutto irrealistiche” che non permettono l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

I CPR sono inefficaci

Secondo i presentatori del dossier: “Emerge vistosamente l’inefficacia del modello detentivo: i Cpr esistono già da 25 anni, non funzionano (appena la metà dei trattenuti viene rimpatriata), ma costano enormemente in termini economici (56 milioni di euro solo per la gestione dell’ultimo triennio) e di rispetto dei diritti umani.” A dieci anni dal naufragio del 3 ottobre 2013 e a meno di un anno da quello di Cutro, il contrasto all’immigrazione irregolare “si sta concentrando non sui trafficanti (da non confondere con gli scafisti alla guida delle imbarcazioni) ma sui migranti, accomunati e confusi nella categoria dell’irregolarità, anche quando sono persone in fuga da guerre, crisi climatiche e gravi violazioni dei diritti umani.”

Pochi gli espulsi

I dati del Dossier mirano anche a contestare l’efficacia e la sostenibilità delle misure introdotte dal Governo, “a partire dalla detenzione amministrativa”, ampiamente estesa “con modalità inedite” anche ai richiedenti asilo: “Nel 2022, su oltre 500.000 stranieri stimati in condizione di soggiorno irregolare in Italia (un decimo rispetto ai poco più di 5 milioni regolarmente residenti), soltanto a 36.770 è stata intimata l’espulsione, circa 1 ogni 14 (inclusi 2.804 afghani e 2.221 siriani, che pure fuggono da Paesi in guerra e da gravi pericoli per la propria persona). Di questi, solo 4.304 (11,7%) sono stati effettivamente rimpatriati: una quota estremamente bassa e inferiore a quelle registrate perfino negli anni dell’emergenza sanitaria (15,1% nel 2021 e 13,7% nel 2020), caratterizzati da forti restrizioni nella mobilità internazionale.”

Autori del Dossier

Il dossier è presentato oggi durante una tavola rotonda, a Roma, alla quale partecipano Alessandra Trotta, moderatora della Tavola Valdese, Luca Di Sciullo e Maria Paola Nanni, presidente e componente del Centro Studi e Ricerche IDOS, Gianfranco Schiavone, socio dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, Oiza Queens Day Obasuyi, contributor di Cild, Luca Casarini, capo missione della nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans, Paolo de Nardis, presidente dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, Claudio Paravati, direttore Centro Studi Confronti.

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