domenica, 28 Aprile, 2024
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Caso Scommesse, il legale di Zaniolo: “Da escludere puntate sulle partite di calcio”

Proseguono le indagini sulle piattaforme di scommesse illegali della Procura di Torino che hanno coinvolto fino a ora tre atleti del calcio professionistico (Nicolò Fagioli, Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo). Il legale di Nicolo Zaniolo, Gianluca Tognozzi, è intervenuto in merito al coinvolgimento del suo assistito nell’inchiesta delle scommesse nel calcio affermando che “è possibile che il calciatore abbia fatto giochi di carte come poker e blackjack su piattaforme online illegali, senza sapere però che lo fossero. È da escludere categoricamente scommesse su partite di calcio”. “Gli investigatori studieranno il contenuto del telefono e vedremo, ma oltre a questo Zaniolo non ha ricevuto nulla e non è stato organizzato alcun interrogatorio dalla Procura di Torino”, ha aggiunto. L’avvocato Tognozzi ha sottolineato poi che ad oggi il calciatore “rischia un’ammenda di qualche centinaio di euro a meno che non ci fosse una reiterazione del reato così grande da rendere impossibile comminare solo una pena pecuniaria”.

Fagioli e Tonali

Nel frattempo, il centrocampista della Juventus Nicolò Fagioli continua a collaborare con i pm che stanno seguendo l’inchiesta del caso scommesse e secondo le ultime rivelazioni fatte agli inquirenti dal calciatore sarebbe stato il giocatore del Newcastle Sandro Tonali a fargli scaricare l’app illegale di scommesse sportive che ha incriminato l’atleta. Il calciatore juventino ha già cominciato un percorso di cura per risolvere il problema della ludopatia accettando anche un tutor che controllerà i suoi conti correnti per evitare in futuro che questo fenomeno si ripeta.

Zalewski non indagato

Non risulta indagato dalla Procura di Torino, invece, il calciatore della Roma Nicola Zalewski. Finora la posizione del terzino giallorosso non è stata approfondita dal procuratore federale Giuseppe Chinè, che sta portando avanti con i magistrati l’indagine sulle scommesse.  Riguardo a ciò nelle scorse ore ha parlato anche il direttore del dipartimento media e comunicazione della Federcalcio polacca Tomsaz Kozlowsk, il quale ha affermato che “la Roma, con la quale siamo in contatto, non ha ricevuto nessun documento riguardante Nicola Zalewski”.

Una grave leggerezza

Anche il tecnico del Real Madrid Carlo Ancellotti sta seguendo con interesse il caso legato alle scommesse che sta tenendo il calcio italiano col fiato sospeso. Ancellotti giudica come una grave leggerezza quella ipoteticamente commessa dai ragazzi coinvolti nell’indagine della Procura sottolineando che se “sono entrati in questo sistema devono essere curati. A livello scientifico la ludopatia è una malattia ma sconvolgere il calcio italiano è esagerato. Hanno infranto una regola sportiva molto chiara: non si può scommettere”. Infatti, nel comma 1 dell’articolo 24 del Codice di Giustizia sportiva è specificato che “ai soggetti dell’ordinamento federale, ai dirigenti, ai soci e ai tesserati delle società appartenenti al settore professionistico è fatto divieto di effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, anche presso soggetti autorizzati a riceverle, che abbiano ad oggetto risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell’ambito della FIGC, della FIFA e della UEFA”.

Il “Totonero” del 1980

Ripercorrendo la storia, il primo precedente di questo fenomeno risale al 1980 con lo scandalo rinominato “totonero”. Il 23 marzo di quell’anno ben 12 giocatori finirono in manette a seguito di un’indagine per un giro di scommesse illegali organizzati all’epoca da due romani: Alvaro Trinca, proprietario di un ristorante frequentato da molti giocatori di Serie A, e Massimo Cruciani, un commerciante ortofrutticolo. I due, sommersi dai debiti, rivelarono il giro di malefatte agli inquirenti e in quel caso furono coinvolti calciatori del calibro di Bruno Giordano, Enrico Albertosi, Lionello Macedonia, Paolo Rossi, e Vincenzo d’Amico. In quel caso nonostante non era previsto il reato di frode, introdotto successivamente nel 1989, i calciatori, seppur assolti, furono sospesi dall’attività sportiva per mesi e squadre come Milan e Lazio furono retrocesse in serie B.

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