sabato, 27 Aprile, 2024
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È morto Mattia Messina Denaro, l’ultimo stragista di Cosa Nostra

L’ex boss di Castelvetrano Matteo Messina Denaro è morto questa mattina a causa di una gravissima forma di tumore al colon ormai al quarto stadio. Le sue condizioni erano già peggiorate negli scorsi giorni e il 22 settembre era arrivata la notizia di un coma irreversibile che non ha lasciato più speranze. I medici sulla base delle indicazioni date dal paziente che ha espressamente rifiutato nel testamento biologico l’accanimento terapeutico, avevano interrotto l’alimentazione parenterale endovena. Messina Denaro era ricoverato nel “reparto detenuti” nell’Ospedale San salvatore de L’Aquila, dove era giunto dal carcere di massima sicurezza del capoluogo abruzzese mentre scontava la sua pena in regime di 41bis

Le terapie in carcere

L’ex boss di Cosa Nostra era già stato sottoposto dal 2020 a ben quattro operazioni chirurgiche e a diversi cicli di chemioterapia e le sue condizioni al momento della cattura erano già apparse allarmanti ai medici de L’Aquila che l’hanno sottoposto alle terapie in carcere dove era stata allestita appositamente una cella con infermeria. A seguito dell’ultimo intervento per contrastare la malattia Messina Denaro era stato trattenuto all’Ospedale San Salvatore in condizioni molto gravi e le sue condizioni continuavano a peggiorare. Prima di perdere i sensi ha incontrato per l’ultima volta alcuni famigliari e sua figlia Lorenza avuta durante il suo periodo di latitanza e mai riconosciuta.

Una vita di illegalità

La mafia ha segnato la vita di Matteo Messina Denaro già da giovanissimo. Il padre era Francesco Messina Denaro, il Don Ciccio di Cosa Nostra. Nel 1989 la prima denuncia per associazione mafiosa quando l’ex boss venne coinvolto nella faida tra i due clan siciliani degli Ingoglia e della famiglia Accardo di Partanna. In seguito, Messina Denaro fu condannato più volte all’ergastolo per decine di omicidi, tra cui quelli in cui morirono i giudici Falcone e Borsellino nel 1992. L’ex boss fu anche considerato mandante sia delle stragi di Roma, Milano e Firenze nel 1993 che del rapimento e della morte di Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido a soli 12 anni perché figlio del collaboratore di giustizia Santino di Matteo. La sua latitanza ha avuto inizio nel 1993 rendendosi irreperibile subito dopo l’arresto di Toto Riina. Per tre decenni le Forze dell’Ordine lo hanno cercato dentro e fuori dall’Italia ma senza ottenere risultati. La ricerca si è conclusa il 16 gennaio del 2023 con un operazione dei Carabinieri del ROS che ha portato all’arresto di Messina Denaro nella clinica privata La Maddalena di Palermo, dove si recava per curare la sua malattia usando il falso nome di Andrea Bonafede.

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