La Fondazione Einaudi ha pubblicato uno studio dal titolo: “il valore imprescindibile di carta e penna nei processi di apprendimento.” Solo il titolo vale l’interesse.
Sembra una provocazione alla diffusione della scrittura e lettura digitale, ma dalle ricerche fatte e citate emerge un “dato incontrovertibile”; eliminare carta e penna dall’apprendimento danneggerebbe le capacità cognitive dei giovani.
La mano plasma il cervello
La Fondazione ha messo assieme le principali ricerche scientifiche internazionali prodotte finora sull’argomento, fra cui quella realizzata dalla professoressa Virginia Berninger dell’Università di Washington, ma anche dall’Università di Tokyo o dalla Norwegian University Of Science And Technology, che dimostrano come “in termini di costruzione del pensiero e delle idee, c’è un rapporto importante tra cervello e mano”. È la mano che plasma il cervello e “sarebbe un errore derubricare a mera questione di gusto la scelta di scrivere digitando le lettere su una tastiera rispetto al gesto grafico della mano su carta.” Non solo, ma sembra anche assodato che “tanto maggiore è il tempo passato allo smartphone, tanto maggiore è la probabilità che il bambino vada incontro a iperattività e disturbi dell’apprendimento.” Affermazioni che trovano una “severa corrispondenza” anche nel nostro Paese, dove i bambini con disturbi dell’apprendimento sono passati, in meno di dieci anni, dallo 0,7% al 3,2%, con un aumento pari a 357%. E la “disgrafia” è aumentata del 163%.
Lettura su carta
Alcuni dati dimostrano che gli studenti che non hanno lavorato con i mezzi digitali sono risultati del 20% migliori rispetto agli altri. E un’altra ricerca; “Evolution of Reading in the Age of Digitalization” ha restituito dati ancora più significativi: tra il 2014 e il 2018, circa 200 studiosi europei hanno indagato, su un campione di 170mila partecipanti, l’impatto della digitalizzazione sulle pratiche di lettura. Risultato? “La carta rimane il medium da preferire nella lettura di testi, soprattutto se lunghi. La lettura su carta sviluppa attività cognitive, come la concentrazione, la costruzione del vocabolario e la memoria.” La professoressa Virginia Berninger dell’Università di Washington ha dimostrato che “in termini di costruzione del pensiero e delle idee, c’è un rapporto importante tra cervello e mano”. Conferma che viene da un’altra ricerca condotta dalla professoressa Audrey van der Meer della Norwegian University Of Science And Technology che ha rilevato come il suono generato dallo scorrere della penna sulla pagina stimola le funzioni della zona sensomotoria del cervello, dando vita ad una vera e propria “connessione tra parola pensata e parola scritta”, per cui l’uso di carta e penna consegna al cervello più “ganci” su cui appendere i ricordi. Diminuire o annullare del tutto queste capacità è una delle cause del “declino del senso di empatia, in special modo tra i giovani.”
Carta più ecosostenibile
Quanto ai risvolti ecosostenibili, lo studio della Fondazione Einaudi, rivela che tra il 2005 e il 2020, le foreste europee sono cresciute di 58.390 chilometri quadrati: un’area più grande della Svizzera; dunque la carta non distrugge l’ambiente. Che già nel 2009 si “pesavano” circa 168 kg di CO2 per ogni prodotto digitale, contro 7,46 kg di un libro cartaceo. Tra l’altro la carta ha raggiunto percentuali di riciclo del 71,4%. Riguardo, poi, al dato relativo alle emissioni globali prodotte dal settore digitale, se nel 2008, aveva contribuito per il 2%, negli ultimi 10 anni, questo valore è triplicato e si stima che nel 2040 raggiungerà il 14% del totale. Riguardo poi alle materie prime utilizzate; un e-Reader necessita di 15 kg di materie prime rispetto allo 0,3 kg usato per un libro. Un volume scolastico di 400 pagine lascia un’impronta carbonica di circa 2 kg, pari a quella di 6 uova, o, a 2 ore al giorno di uso dello smartphone per una settimana, e minore a quella di 1 litro di benzina (3,5 kg) o di 1 paio di jeans (8-19 kg). Conclusioni? Una su tutte: “non è più differibile” l’elaborazione di puntuali e “aggiornate linee guida per l’uso delle tecnologie digitali” (forse da intendersi; riduzione), con particolare attenzione nell’istruzione, “ma anche nell’ambiente dei media in generale”, capaci di conciliare digitale e metodo tradizionale, perché “sarebbe una vergogna se una brillante trovata tecnologica finisse con il mettere a repentaglio l’intelligenza che l’ha prodotta”.