mercoledì, 1 Maggio, 2024
Economia

Il Fisco vuole mezzo miliardo di tasse evase da Airbnb

È la seconda cifra più alta mai chiesta a una big company internazionale

L’Agenzia delle Entrate ha contestato al colosso americano Airbnb di onorare il mancato pagamento di mezzo miliardo di euro di imposte. La piattaforma online che gestisce gli affitti non avrebbe girato al Fisco italiano i proventi incassati nel ruolo, previsto dalla legge italiana, di sostituto d’imposta. È la cifra più alta mai richiesta a una internet company dopo gli 870 milioni di Iva contestati al gruppo Meta, la multinazionale di Mark Zuckerberg che controlla Facebook, Instagram e Whatsapp. Negli ultimi dieci anni il Fisco italiano è riuscito a recuperare quasi tre miliardi di euro dalle grandi multinazionali straniere del web, della moda e della finanza. Più di 800 milioni di euro sono stati pagati dai giganti di internet: 318 milioni di euro da Apple, 306,6 da Google, 100 milioni di Facebook, 25,5 da PayPal, e 55,8 milioni di Netflix. Se si arriverà a un accordo tra Fisco italiano e Airbnb, questo supererà di gran lunga i precedenti primati. Si consideri che è di oltre 5 miliardi di euro la stima dell’impatto economico diretto di Airbnb in Italia (incassi degli host e spesa presunta dei guest) lo scorso anno, e quasi 90 miliardi di eruo nei primi 30 mercati. Il nostro Paese si posiziona al quarto posto tra quelli che hanno maggiori flussi turistici legati alla piattaforma, dopo Usa, Francia e Spagna.   

 La sentenza attesa dal Consiglio di Stato

La richiesta dell’Agenzia delle Entrate segue la decisione della Corte di giustizia europea secondo la quale la legge italiana del 2017 non è in contrasto con le norme europee. L’intervento della Corte europea era stato chiesto dal Consiglio di Stato italiano che ora dovrà decidere del contenzioso. La legge 50/17 stabilische parametri fiscali per gli affitti brevi e impone alle piattaforme web di agire da sostituti d’imposta trattenendo il 21% sugli incassi degli host. Imposta che deve essere versata allo Stato e non essere trattenuta dalla piattaforma e così l’Agenzia delle Entrate, intanto, ha cominciato a muoversi. Finora Airbnb non ha ancora pagato perché ha acceso una vertenza in quanto non sarebbe chiara la definizione di “soggetti non professionali” ai quali si fa riferimento. Ovvero si dovrebbe distinguere con precisione i proprietari per i quali l’affitto non è fonte principale di reddito da quelli per il quale lo è. Dunque Airbnb deve pagare quanto ha incassato come sostituto d’imposta da coloro che sono “non professionali” e questi vanno conteggiati con precisione. L’indagine la stanno facendo i finanzierei del Nucelo economico-finanziario della Guardia di Finanza di Milano, mentre la Procura ha aperto un’indagine collaterale che ha individuato alcuni proprietari, nullatenenti per il Fisco, che però risulterebbero possedere decine di appartamenti. Airbnb, dal canto suo, dice di aver “sempre inteso prestare massima collaborazione in materia fiscale e supporta il corretto pagamento delle imposte degli host applicando il quadro europeo di riferimento sulla rendicontazione, noto come Dac7.” Ma precisa che l’azienda non è dotata di un rappresentante fiscale in Italia che possa fungere da sostituto d’imposta. Obbligo, tra l’altro, secondo la Corte di giustizia della Torre Rocca,  in contrasto con la normativa europea. La questione è delicata perché la via di uscita che potrebbe valutare Airbnb è quella di pagare la cifra milionaria, ma poi rivalersi sugli host che non hanno pagato la ritenuta d’acconto.

 Scontro Ministero Turismo Confedilizia

Nel frattempo, in Italia, il turismo e, soprattutto il giro d’affari dell’affitto breve, va a gonfie vele. Si stima che solo questo comparto sia arrivato a superare i 10 miliardi l’anno. Nel frattempo, però, questo stesso settore è cresciuto soprattutto nelle città d’arte e sta trovando l’ostilità degli albergatori e di coloro che accusano di favorire lo spopolamento dei centri storici e di abitazioni da destinare agli studenti universitari fuori sede. Il Ministero del Turismo ha fatto circolare una proposta di legge e aperto un tavolo con gli operatori del settore già nel maggio scorso, ma finora senza nulla di fatto. Le organizzazioni della categoria sono diffidenti e molto ostile all’iniziativa è la Confedilizia che attraverso il presidente Giorgio Spaziani Testa ha parlato di una legge “di dubbia costituzionalità” e che se applicata “impedirebbe a chiunque di diventare imprenditore”. Una legge “liberticida” e contraria alla “libera impresa”. Confedilizia contesta il limite di locazione breve per più di 4 case, di non poter affittare per meno di 3 giorni e fa osservare che anche qualora si introducessero tutte queste limitazioni “proseguirebbero indisturbate altre forme di ospitalità in appartamento quali affittacamere, bed and breakfast e case vacanza.” Alle obiezioni di Confedilizia il ministro Daniela Santanché ha già risposto che non si intende affatto “criminalizzare il fenomeno”, ma soltanto regolamentarlo. Nella bozza di legge, che comunque il ministro ha promesso di portare in Parlamento, e di non andare via decreto, è previsto un codice identificativo nazionale (Cin) per uniformare tutte le attività e la gestione di una banca dati aggiornata. 

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