venerdì, 3 Maggio, 2024
Attualità

Fermare il granchio blu, dal Cdm 2.9 milioni

Crostaceo “alieno” per i nostri mari ora fa danni ovunque. I rimborsi per le impres

Una spesa di 2.9 milioni di euro a favore dei consorzi e delle imprese di acquacoltura che provvedono alla cattura ed allo smaltimento. L’obiettivo approvato e finanziato dal Cdm è dare la caccia e arginare  

la diffusione della specie granchio blu (Callinectes sapidus) e di impedire l’aggravamento dei danni inferti all’economia del settore ittico. Secondo quanto stabilito dal Cdm toccherà al ministero dell’Agricoltura individuare le “aree geografiche colpite dall’emergenza, i beneficiari e le modalità di presentazione delle domande”. 

La ricognizione dei danni 

Sarà anche buono da mangiare, ma il granchio blu è, ormai, diventato un’emergenza ambientale perché potrebbe distruggere la pesca e l’acquacoltura della laguna veneta, tanto che il ministro Lollobrigida ha messo a disposizione uno stanziamento di 2.9 milioni di euro per “interventi necessari per contenere quello che rappresenta un crescente problema per l’acquacoltura nazionale.”
Il ministro, dopo essere stato, a Porto Tolle e Porto Viro, in Veneto, e avere incontrato i pescatori nella sede del Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine, ha fatto il punto dei danni e delle soluzioni durante  il Consiglio dei Ministri di lunedì scorso. I fondi deliberati saranno destinati a favore dei consorzi e delle imprese che provvedono alla cattura ed allo smaltimento di questa specie invasiva che sta creando enormi problemi a migliaia di pescatori di Porto Tolle, Rosolina, Chioggia, Goro e Comacchio. 

Il programma Euro-Med

E anche l’Emilia-Romagna ha attivito la Consulta Ittica “per contribuire a conoscere il problema e proporre soluzioni adeguate” e contemporaneamente il Settore Attività Faunistico-Venatorie, Pesca e Acquacoltura è intervenuto per il cofinanziamento sul Programma europeo Interreg Euro-Med, in qualità di capofila, per un progetto sul granchio blu denominato “BlueFood”.

Intanto in ogni incontro in Veneto, il ministro Lollobrigida – accompagnato dal senatore e Presidente della nona commissione, Luca De Carlo – aveva rassicurato tutti i pescatori e gli operatori della catena alimentare coinvolta: “Siamo in un’area molto rilevante per la pesca”, ha osservato, “che in questo momento ha una criticità dovuta al granchio blu, una animale allogeno che quest’anno si è moltiplicato in maniera pericolosa.” “Per il Governo Meloni”, ha concluso il ministr, “la pesca, su cui in questi anni si è investito poco, è strategica”.

Aree d’intervento e fondi 

Toccherà  al Ministero specificare le aree geografiche nelle quali attivare interventi di contenimento del granchio blu. Ma dovranno essere individuati anche i beneficiari e le modalità di attivazione degli interventi e le modalità di distribuzione dei finanziamenti. Nel frattempo la Regione Veneto ha stanziato 80 mila euro per “fornire una prima risposta”. Nei giorni scorsi era intervenuto il Presidente Luca Zaia proprio per chiedere lo “stato di emergenza” e aveva detto che “non è sufficiente la lotta biologica per contrastare la presenza di questo crostaceo. I nostri operatori sono stremati e continuano a registrare perdite di prodotto che riguardano sia le zone di semina sia le aree di prodotto maturo di vongole veraci e cozze”.

Caccia con ogni mezzo 

Intanto alcuni comuni hanno emesso un’ordinanza che permette ai perscatori, in via eccezionale, di utilizzare degli attrezzi da pesca, solitamente proibiti, allo scopo di prelevare più granchi possibili. Il granchio blu è un “predatore” molto aggressivo, specie autoctona delle coste atlantiche del continente americano che negli ultimi anni si sta diffondendo anche in Europa, viaggiando nell’acqua incamerata per zavorrare le navi. E’ stato segnalato in Italia, per la prima volta, nel luglio 2008 in Basilicata, alla foce dei fiumi lungo la costa jonica, successivamente ha risalito la penisola, prima sulla costa abruzzese e poi fino a Goro ai lidi ferraresi. L’anno scorso è stato pescato anche nel Tirreno, lungo la costa laziale.

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