sabato, 27 Aprile, 2024
Salute e Lavoro

Pizzerie e dintorni serve più sicurezza

Quasi 8 denunce di infortuni sul lavoro su 10 nel settore turistico alberghiero riguardano le Pizzerie nell’ultimo quinquennio ed 1 caso su 5 è riferito ad incidenti in itinere (tragitto casa-lavoro). Rispetto invece ai danni subìti negli incidenti occorsi in occasione di lavoro, nel 40% dei casi il lavoratore si è procurato lesioni fisiche per movimenti inopportuni e scoordinati, con o senza il coinvolgimento di oggetti. Nel 25% dei casi, invece, è avvenuta la perdita di controllo di un mezzo, attrezzatura o utensile, mentre il 20% è riferito a cadute o scivolamenti.

Questo il quadro descritto nell’ultima pubblicazione dell’INAIL riferito ad un ambito lavorativo, come quello delle pizzerie e tavole calde, particolarmente sviluppato nel nostro Paese nei mesi estivi, emerso nel corso del venticinquesimo anniversario della Festa della Pizza organizzata a Salerno.

“Abbiamo richiamato, quest’anno, ha sottolineato Maurizio Falcone, promotore dell’evento, l’attenzione anche sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro del pizzaiolo, ritenendola una delle categorie professionali della filiera della ristorazione non certamente secondaria, se si considera l’indotto collegato a questo alimento tipicamente italiano”.

Non per niente, secondo un recente studio della CNA, la Confederazione Nazionale Artigianato e Piccola e Media Impresa, in Italia, risultano essere quasi 130.000 le aziende che somministrano pizze, di questi, 76.500 gli esercizi di ristorazione, 40.000, ristoranti e pizzerie e 36.300 bar-pizzeria.

Questi esercizi sfornano ogni giorno oltre 8 milioni di pizze, alimento ammirato, invidiato, imitato ed esportato in tutto il mondo.

I lavoratori del settore pizzerie, che ammontano a circa 110.000 addetti, di cui 70.000 italiani, 20.000 egiziani, 10.000 marocchini, 5.000 provenienti dai Paesi dell’Est, sempre secondo i dati CNA, a seguito della loro attività, presentano patologie maggiormente a carico del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo.

Secondo gli open dati INAIL sono state registrate 802 denunce di malattie professionali nel 2021 pari a circa i tre quarti del totale dei casi icd-10 codificati, e quelle del sistema nervoso con 219 casi (19,9%).

A seguire con numerosità e percentuali più contenute le malattie del sistema respiratorio (20 casi; 1,8%), i disturbi psichici e comportamentali e le malattie dell’orecchio (11 casi; 1,0% per entrambe).

Il 60,5% delle tecnopatie a carico del sistema muscolo scheletrico è riconducibile ai disturbi dei tessuti molli, principalmente alla sindrome della cuffia dei rotatori, alle lesioni della spalla e alle epicondiliti mediali e laterali; il 30,5% a dorsopatie (disturbi dei dischi intervertebrali ed ernie) e il 9,0% ad artropatie (della prima articolazione carpometacarpica, del ginocchio e dell’anca e anche per lesioni del menisco).

Le malattie del sistema nervoso sono praticamente quasi tutte riconducibili alla sindrome del tunnel carpale e casi residuali a lesioni del nervo mediano e ulnare e a compressioni delle radici e dei plessi nervosi in disturbi dei dischi intervertebrali.

Nel 2021 circa i due terzi delle malattie ha interessato le donne (683 casi) che hanno segnato comunque un aumento rispetto al 2020 (+11,1%) inferiore al +34,7% degli uomini (415 denunce).

La classe di età con più denunce è quella dei 55-59enni sia per le donne (30,2%) che per gli uomini (32,0%); per le lavoratrici, tuttavia, seguono le classi 50-54 anni (22,0%), che per gli uomini si attesta solo al 9,2%, e quella 60-64 anni (19,5%) che per i lavoratori sale al 25,1%.

Occorre, indubbiamente, avviare ed incrementare la sorveglianza sanitaria per questi lavoratori, anche alla luce del recente DL 48 convertito in legge, trattandosi, molto spesso, di rischi, fino ad oggi trascurati in quanto non tabellati.

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