martedì, 30 Aprile, 2024
Economia

Sindacato. Un nuovo ruolo da protagonista

Il sindacato come lo abbiamo conosciuto negli ultimi 20 anni ha fatto il suo tempo. Questo non significa che le organizzazioni dei lavoratori debbano andare in pensione… Tutt’altro. Devono rivedere da cima a fondo il loro ruolo. Finito da tempo il collateralismo nei confronti dei partiti, il sindacato è sempre più libero di muoversi senza guardare in faccia al colore dei governi di turno. Ma questa è una libertà “pesante” che obbliga il movimento sindacale ad accettare nuove sfide e a non restare seduto su antichi modelli e rituali di azione, di rivendicazione, di contrapposizione.

In una società che invecchia il sindacato ha dedicato un’attenzione crescente ai problemi dei pensionati -che sono la maggioranza degli iscritti- ma non ha impegnato sufficienti energie per ripensare il mondo del lavoro che è in continuo cambiamento: sempre più complesso, articolato in forme nuove e imprevedibili, con professioni che scompaiono e altre che si affermano, con lavori che perdono la centralità e altri che prepotentemente si impongono.

Di fronte a questa rivoluzione permanente nel mondo del lavoro il sindacato è stato costretto ad inseguire le “distruzioni”, a volte creative più spesso devastanti, generate ai cambiamenti continui nel mondo del lavoro. Deve passare dalla rivendicazione tradizionale di controparte alla gestione partecipata di problemi insieme al Governo e ai datori di lavoro.

Nuova stagione di cogestione dei problemi

Mai come adesso è necessaria una nuova stagione di “cogestione” dei problemi del lavoro che vada oltre le contrapposizioni tradizionali.

Un sindacato moderno promuove meno scioperi ma più tavoli di discussione con imprenditori e governo per affrontare insieme i problemi. È una forma evoluta di relazioni che non mira a tutelare solo interessi particolari sacrosanti, ma che punta ad una visione d’insieme di problemi che con i vecchi arnesi del sindacalismo non si possono più affrontare.

Sbagliano i governi a pensare di umiliare i sindacati relegandoli a mere comparse cui si serve il piatto precotto.

Sbagliano gli imprenditori a cercare di fare da soli, sperando di ingraziarsi i governi e considerando le relazioni sindacali una scocciatura o una perdita di tempo.

Sbagliano i sindacati ad arroccarsi in un vecchio modello di mobilitazione che è sempre più simile ad una “comfort zone”.

Patto sociale

Una nuova triangolazione si impone Ed è urgentissima in Italia i cui parametri sul lavoro sono scadenti-dalla sicurezza, al tasso di occupazione, alla partecipazione delle donne, alla disoccupazione giovanile alla fuga dei cervelli e al terribile fenomeno dei Neet. Abbiamo davanti 3 anni di relativa crescita, afflusso consistente di capitali dall’Europa e inflazione che in calo. Approfittiamone per cambiare. E il sindacato faccia lui la prima mossa.

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