mercoledì, 24 Aprile, 2024
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Europa e Usa, evitare i mercati protetti

L’Europa deve a breve prendere decisioni da far tremare le vene e i polsi. Oltre alle scelte circa il sostegno dell’Ucraina e le modalità con cui affrontare l’emergenza energetica, in ballo c’è la competitività del sistema dell’Unione europea. Questa, che deve già da tempo affrontare la concorrenza del colosso cinese, ora si ritrova a far fronte ai provvedimenti protezionistici degli Usa, con l’amministrazione guidata da Joe Biden che ha stanziato quasi 500 miliardi di dollari per facilitare la transizione verde e opporsi allo strapotere tecnologico della Cina. Oggi è attesa una comunicazione della Commissione sulle modifiche degli aiuti di Stato alle imprese, mentre dal 9 al 10 febbraio si terrà un Consiglio europeo straordinario sulla competitività e la produttività.

L’Europa teme che le imprese europee siano attratte dai sussidi di Biden, che nella fattispecie (non troppo sorprendentemente per chi conosce il pragmatismo americano) sembra seguire l’”AmericaFirst” del suo predecessore alla Casa Bianca, Donald Trump. Ha fatto scalpore il fatto che Intel, che sembrava intenzionata a costruire in Europa otto impianti produttivi di chip con un investimento di 80 miliardi di euro – assecondando così la volontà di Bruxelles di raddoppiare la produzione europea di chip entro il 2030 – prenda tempo e procrastini l’avvio del progetto. 

Che cosa fare? A Bruxelles c’è chi ipotizza di creare un Fondo europeo (la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha parlato di un Fondo sovrano), sulla falsariga di quanto si è fatto con Next Generation EU. L’altra grossa questione è quella di addolcire la disciplina europea sugli aiuti di Stato, che è stata sospesa a causa della pandemia e sarà reintrodotta nel 2024. Detto altrimenti, si tratta di ridefinire il Patto di stabilità, argomento che andrà a condizionare l’esito delle elezioni del nuovo Parlamento europeo, previste nel maggio del 2024, e della conseguente sceltadelle maggiori cariche, tra cui i presidenti della Commissione e del Consiglio europeo.

L’allentamento del Patto di stabilità rischia di favorire quei Paesiche hanno minori vincoli di bilancio, a partire dalla Francia e dalla Germania, che non a caso sono in prima fila a spingere in tale direzione. Posizioni critiche in proposito sono state spese non solo dall’Italia, ma anche da Olanda, Irlanda, Finlandia, Danimarca, Svezia e Polonia. L’altro grosso rischio è che, paradossalmente, allentando il vincolo di bilancio per favorire la competitività, sipossa compromettere il Mercato unico stesso. Ci sono altri elementi da non sottovalutare. Creare due mercati protetti, quello Usa e quello europeo, rischia da un lato di irritare ed escludere storici partner dell’Occidente, come UK, Giappone, Corea del Sud, dall’altro lato di limitare il raggio d’azione delle nostre eccellenze produttive, che non hanno bisogno di steccati per il loro export. La situazione è complessa, ma sono convinto che gli Stati membri dell’Ue, se rinunceranno a egoismi e nazionalismi, troveranno la soluzione.

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