giovedì, 28 Marzo, 2024
Società

Cresce il divario occupazionale tra uomini e donne

L’indipendenza economica riveste un ruolo importante per debellare la violenza contro le donne. Avere un lavoro e un salario facilita la possibilità di costruire il proprio futuro e investire in sé stessi senza essere obbligati a dipendere da altri. Per il 2021 il tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro in Italia, secondo le rilevazioni Eurostat, è del 53,2%, contro una media europea del 67,7%. Il divario nell’ultimo decennio è cresciuto, nonostante interventi volti a favorire l’opportunità di impiego per le donne. La percentuale di partecipazione degli uomini nel mercato del lavoro rimane, sia a livello europeo che nazionale, molto più elevata rispetto a quella delle donne, anche se il divario fra Italia ed Europa per gli uomini è del 6,1%, molto inferiore rispetto a quello delle donne. Questi i risultati di un’analisi condotta dal Centro Studi Uilca Orietta Guerra.

“Impegnarsi per permettere a tutti, soprattutto alle donne, di non essere discriminati nelle assunzioni e ostacolati nei posti di lavoro, creando ambienti lavorativi inclusivi che favoriscano lo sviluppo delle persone e la cooperazione sociale, deve essere una priorità. Creare posti di lavoro è il modo migliore per dare dignità alle persone e ricchezza al Paese”. Così Fulvio Furlan, segretario generale Uilca. I riflessi della ridotta presenza femminile nel mondo del lavoro, e la loro conseguente minore capacità redittuale, si notano anche nel settore finanziario: le donne che riescono a ottenere un finanziamento sono il 22,7%, contro il 37,4% degli uomini.

Tale percentuale risulta ancora più bassa per le donne nell’Italia meridionale. Per il Centro Studi Uilca Orietta Guerra ridurre queste disuguaglianze è fondamentale, considerato il ruolo centrale del sistema bancario per allocare la liquidità delle famiglie italiane – il cui ammontare è differente in ogni regione – in investimenti produttivi per il Paese, creando occupazione. Un Paese che presenta squilibri regionali elevati nella ricchezza familiare procapite, come il Sud Italia che ricopre le ultime posizioni.

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