giovedì, 28 Marzo, 2024
Società

La Costituzione, 74 anni, sempre bella e vitale

La nostra Carta costituzionale, nata dalla lotta al regime fascista, e considerata la più bella del mondo, con i suoi 74 anni, continua a resistere indenne nei principi e nei valori fondamentali.

Ritocchi ne ha, comunque, subiti ma ritenuti necessari per le esigenze dei tempi che cambiano e per dare risposte più dirette ed immediate alle domande della collettività, in un mondo sempre più globalizzato, nell’alveo delle procedure di cui all’art. 138.

Il Parlamento che si insedierà, come previsto, il 13 ottobre prossimo si presenta molto diverso dai precedenti sotto due aspetti degni di osservazione. Il primo è ben noto a tutti sin dal 21 settembre 2020, data dell’esito del referendum popolare sulla riduzione del numero dei parlamentari da 945 a 600, con effetti da questa 19esima legislatura. Ne è stato sconvolto il quadro politico costituzionale, sia formale che sostanziale quali la modifica dei collegi, con riflessi sulla concreta rappresentanza sul territorio nel rapporto parlamentare-cittadino. In virtù dei principi di cui agli articoli 1 e 67 è affermato, infatti, che: “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”

“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.” Siamo, però, ancora, in una Repubblica parlamentare nella quale il cittadino, in base ai criteri stabiliti nella legge elettorale, indica i propri rappresentanti, benché designati dai capi dei partiti ed incardinati in eventuali coalizioni.

L’altro aspetto, di particolare novità, benché costituzionalmente prevedibile anche prima della campagna elettorale, è costituito dal risultato dei consensi che si è conquistato il partito Fratelli d’Italia in termini assoluti (26%), classificandosi primo a livello nazionale.

Tale posizione è stata conquistata anche dalla  coalizione con gli altri due partiti Forza Italia e Lega.

Vi è, quindi, la quasi certezza che il 31esimo Presidente del Consiglio dei Ministri sia una donna, la deputata Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia del cui partito è co-fondatrice ed anche Presidente dalla nascita nel 2012.

Sarà una novità assoluta dalla storia della Repubblica italiana che il 68esimo Governo della Repubblica sia formato con un partito di destra, ben radicato nella Costituzione sin dal Movimento Sociale Italiano e si appresti ad assumere la responsabilità di amministrare il Paese ed a svolgere il delicato ruolo di primo piano nella politica nazionale ed internazionale.

Al Presidente della Repubblica, ai sensi dell’articolo 92, il compito, comunque, di nominare il Presidente del Consiglio e, su proposta di questo, i relativi ministri.

Non sono mancate remore e preoccupazioni, comunque immotivate circa le temute tentazioni di radicali cambiamenti dei fondamentali pilastri della nostra Carta costituzionale, salvaguardati da principi cardini invalicabili e immodificabili, espressamente previsti nell’articolo 139 il quale afferma che: “La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale.” “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.” (XII disposizione transitoria e finale).

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