venerdì, 26 Aprile, 2024
Agroalimentare

Siccità: La Cattolica suggerisce agricoltura di precisione e biostimolanti

La siccità di questa estate sta mettendo a dura prova le imprese agricole italiane. Le piogge si sono dimezzate con un impatto devastante sulle produzioni nazionali, aggravato dal caldo record. Nelle nove Regioni che hanno dichiarato lo stato di emergenza (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Emilia-Romagna, Lazio, Umbria, Liguria e Toscana) 332mila imprese agricole rischiano di chiudere i battenti mentre i danni hanno già superato i 3 miliardi di euro. Tra le soluzioni adottabili, l’Università Cattolica suggerisce l’agricoltura di precisione e il ricorso ai biostimolanti.

“Il compito che ci aspetta nei prossimi anni – spiega Marco Trevisan, preside della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica – è quello di elaborare misure di sostenibilità, per tutelare l’acqua nella sua totalità tramite una programmazione condivisa delle misure di prevenzione e salvaguardia, visti i tempi necessari per la formazione e il ricambio naturale delle acque. Infatti, l’acqua è una risorsa rinnovabile, ma limitata e non omogeneamente distribuita, inoltre solo il 2,5% dell’acqua complessivamente presente sul pianeta è acqua dolce e utile per la vita”.

“Il cambiamento climatico in atto – prosegue Trevisan – crea infine alcune situazioni, che se non verranno adeguatamente contraste, potranno creare pesanti ripercussioni sulla nostra vita e sulle attività agricole in particolare. L’aumento delle temperature, il cambiamento nella distribuzione delle piogge accompagnati alla cementificazione e al mancato ripristino della sostanza organica dei suoli stanno lentamente portando alla desertificazione di ampie aree, un tempo fertili e coltivate.

Questo non è ancora stato compreso appieno, ma deve essere uno degli obiettivi dei prossimi anni della ricerca nel settore agrario”. L’agricoltura già nell’ultimo decennio è stata chiamata a una sfida molto importante: produrre di più per soddisfare la crescente richiesta mondiale e in modo sostenibile. Una sfida che era già di per sé molto ambiziosa si è complicata dalle limitazioni causate dal cambiamento climatico.

“Per vincerla – ricorda Luigi Lucini, docente di Chimica agraria – occorre cercare soluzioni nuove, cambiare l’approccio per produrre senza impattare sulla produttività stessa. Un ambito di ricerca su cui l’Università Cattolica sta lavorando negli ultimi anni è quello relativo ai biostimolanti: molecole o microrganismi, non sono né fertilizzanti né pesticidi, quindi parliamo di prodotti naturali, che vengono utilizzati in agricoltura”. “Nei nostri laboratori – spiega Edoardo Puglisi, docente di Microbiologia agraria – abbiamo imparato a isolare microrganismi dalla rizosfera e poi abbiamo diverse tecniche che ci aiutano a selezionare i migliori microorganismi con caratteristiche, ad esempio, di resistenza allo stress idrico e di reperimento di nutrienti”.

“Quando si utilizzano biostimolanti, corroboranti o strumenti simili – conclude Tommaso Frioni, ricercatore in Scienze delle produzioni vegetali sostenibili – ci sono tre fattori che sono fondamentali per la riuscita dell’intervento: l’efficacia, la convenienza e la gestione del campo con un approccio di insieme. Quando parliamo di consumi idrici, di siccità, la gestione del suolo ha infatti un’importanza fondamentale così come la gestione della chioma. Per questo motivo dobbiamo usare queste strategie sulla base del loro meccanismo di azione nel complesso”. Un ruolo sempre più rilevante, in tal senso, lo avranno le nuove tecnologie. “Oggi, con l’agricoltura di precisione, attraverso sensori, droni, modelli di calcolo, possiamo leggere i diversi tipi di suolo, caricarli su delle mappe predittive e con l’impiego di macchine avanzate come ranger e pivot possiamo fornire l’apporto idrico esatto per ogni zona del terreno”, spiega Stefano Amaducci, docente di Cereal grains, processing and technology.

“L’agricoltura del futuro sarà sempre più legata alla disponibilità di fattori produttivi connessi e intelligenti che, con il supporto di piattaforme informatiche e big data, ci permetterà di avere una quantità di dati tali che le nostre decisioni che le scelte fondamentali saranno prese dalle macchine e non più dall’agricoltore’. ‘L’agricoltura viene tacciata di essere uno dei settori che spreca più di tutti – ricorda Vincenzo Tabaglio, docente di Agricoltura di precisione – perché il 60% o il 70% dell’acqua è prelevata a scopo agricolo. Quando diciamo che l’irrigazione per scorrimento ha una bassa efficienza nell’uso dell’acqua vuol dire che la commisuriamo al sistema agrario in sé”.

Poniamo che l’efficienza di questo sistema sia del 40%. Questo significa che meno della metà del volume di acqua viene utilizzato per la coltura. Ma il restante 60% non viene perso ma restituito al territorio: può essere riutilizzata dagli appezzamenti a valle oppure rifornire le falde, oppure tornare nei fiumi’,   ‘Poi ci sono metodi più efficienti. Uno dei più conservativi lo usiamo anche nella azienda agricola sperimentale della Facoltà. Sono i sistemi di subirrigazione ad ala interrata in modo permanente: con questo sistema l’efficienza può arrivare fino al 95% ma non restituisce nulla al territorio’. ‘L’approccio genetico – spiega Adriano Marocco, docente di Genetica agraria – può contribuire a migliorare la resistenza alla siccità se affiancato a tecniche agronomiche conservative e all’irrigazione. Oggi l’obiettivo è di utilizzare l’editing del genoma, che consente di modificare geni già presenti nei genomi per regolarne l’efficacia”.

“Come genetisti dobbiamo sfruttare tutte le informazioni a disposizione per produrre piante che abbiano una maggiore efficienza nell’uso dell’acqua, che siano più tolleranti al secco, e che siano capaci di produrre in condizioni in cui l’acqua è meno abbondante. In sintesi: produrre di più con minori risorse disponibili. Questa è la sfida del futuro”.

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