sabato, 27 Aprile, 2024
Il Cittadino

Ecologia di guerra

Per “tassonomia europea” – termine che, confesso la mia ignoranza, mi era sconosciuto fino a poche settimane fa – si intende un sistema che classifica le attività economiche considerate sostenibili e, quindi, utili a raggiungere la neutralità climatica nell’Ue: si tratta, nella sostanza, di una elencazione degli investimenti che la UE ritiene finalizzati alla salvaguardia ambientale.

L’obiettivo – definito con lo slogan “Green Deal Europeo” – sarebbe di far diventare l’Europa entro il 2050 una società a impatto climatico zero, utilizzando sia fondi pubblici (accantonati con un piano denominato Next Generation EU), sia investimenti privati. La tassonomia serve ad indicare agli investitori privati in quali settori effettuare investimenti “verdi”.

Con una tecnica legislativa che somiglia molto a quella – a mio avviso molto deprecabile – dello Stato italiano, l’UE ha pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea il 22 giugno 2020 il regolamento sulla tassonomia: demandando però ad “atti delegati” (questo il trucco italiano, ora anche comunitario, per dare potere ai burocrati) di individuare nel dettaglio i settori di investimento.

Dal momento dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha trovato forza il partito che propone il nucleare e il gas come energie sostenibili.

Il Parlamento Europeo nei giorni scorsi, con 328 favorevoli e 278 contrari, conseguentemente, ha inserito il gas e il nucleare tra le attività economiche considerate “sostenibili”, incrementando l’elenco della “tassonomia Europea”.

La tesi che sostiene la Commissione Europea che quest’apertura ha proposto è che i progressi della tecnologia consentono oggi impianti nucleari e a gas che hanno un impatto ecologico sostenibile, con bassissime emissioni di CO2; e che sono sicuri.

Ovviamente a sostegno di questa tesi studi, ricerche e relazioni scientifiche, che mi lasciano un tantino perplesso, perché accompagnate da quello stesso sorrisino di sufficienza che hanno avuto durante l’epidemia i virologi di Stato verso chi poneva qualche dubbio sulle loro affermazioni; e che, per inciso, hanno mantenuto anche quando affermavano il contrario di quello che, sulla base di dati ancora in via di verifica, avevano detto il giorno prima.

C’è un dato comune tra l’epidemia da Covid e la questione ecologica: in entrambe non ci si salva da soli. Il problema è comune e c’è una corresponsabilità assoluta nel senso che tutti devono contribuire e che i comportamenti dannosi o solamente pericolosi devono essere da tutti evitati.

Il punto è – com’è stato col Covid – che c’è una forte manipolazione dei dati, finalizzati a confermare la bontà della scelta politica effettuata.

Solo così (e secondo alcuni per il fatto che il sistema sanitario nostrano riconosce un costo maggiore alle aziende sanitarie per i ricoveri da Covid) riesco a spiegare perché, guardando i dati internazionali di decessi da Covid ogni milione di abitanti, l’Italia abbia più morti di Paesi che quasi nessuna restrizione hanno imposto.

Quindi sulla sostenibilità ecologica del nucleare a chi credere? Ai tecnici della UE o a quelli di Legambiente? Guardare alla Francia che produce nucleare anche per noi o ritenerci vincolati ai referendum sul rifiuto del nucleare del 1987 e del 2011 (gli unici il cui esito è stato rispettato)?
Si tratta di una scelta delicatissima e che veramente incide sulla vita di ciascun singolo individuo, che avrebbe diritto ad una informazione chiara, oggettiva e non manipolativa.

Ma già si delineano le posizioni “ideologiche”, in una questione che dovrebbe essere solamente pratica, da affrontare e risolvere con pragmatismo, valutando l’equilibrio tra civiltà umana ed ambiente. Perché se si volesse guardare all’ambiente basterebbe eliminare l’uomo.

Senza l’uomo non ci sarebbe nessun altro essere vivente – per almeno qualche milione di anni – che altererebbe il sistema ecologico come facciamo noi. Sotto questo profilo l’«operazione speciale» ordinata da Putin in Ucraina potrebbe addirittura passere come avente finalità ecologica.

Sennonché neppure la Russia è disposta ad autodistruggersi per salvare il pianeta.
Torno, quindi, alla considerazione di partenza: non ho una idea sulla soluzione della “tassonomia europea” perché mi servirebbe un’informazione oggettiva, non viziata da pregiudizi ideologici.

Dove pregiudizio ecologico non è solamente quello di chi vuole convincerci che il nucleare è bello, ma anche quello – paradossalmente più conservatore – del “partito del no”: perché volendo a priori “non alterare” sembra ignorare che l’ecologia si modifica anche per il semplice passaggio di capre, che, se ripetuto, disegna un sentiero.

La vita, insomma, è sempre evoluzione e cambiamento: e nel pianeta terra (che è vita esso stesso) – anche quando l’uomo non c’era ancora o camminava a quattro zampe e nessuno costruiva strade, case, città o estraeva petrolio e carbone – il clima cambiava, attraversando ere glaciali ed ere torride, diluvi universali, flagelli biblici; e c’era la deriva dei continenti, che ne mutava la geofisica.

Mi auguro che l’uomo non agisca ora in modo irrazionale e che non rifiuti a priori soluzioni che la tecnologia potrebbe effettivamente consentire: da attuare, anche a costo di sostenibili compromessi, per affrontare in maniera ottimale le situazioni che le contingenze della vita ci mettono di fronte.
Ma chi ci governa ci tratti da cittadini consapevoli.

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