sabato, 27 Aprile, 2024
Società

Nave Mare Jonio e Sea Watch soccorrono nuovi migranti

La nave Mare Jonio è intervenuta in supporto della nave Sea-Watch-3 che aveva ascoltato via radio la segnalazione di un peschereccio libico su una imbarcazione in difficoltà. I “Rescue Team” di Sea-Watch-3 e di Mediterranea hanno raggiunto la barca alla deriva e con il supporto dell’equipaggio della Mare Jonio, ottantacinque persone, tra cui diverse donne e bambini sono state trasferite al sicuro a bordo della nave che ha potuto riprendere con 307 persone a bordo la sua rotta verso nord, mentre la Mare Jonio ha proseguito la sua attività di monitoraggio in acque internazionali.

“Sono state assai intense le prime ventiquattro ore trascorse nel Mediterraneo Centrale dalla nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans, partita venerdì pomeriggio dal porto siciliano di Mazara del Valle per la dodicesima missione di osservazione e monitoraggio, ricerca e soccorso dell’unica nave della flotta civile europea battente bandiera italiana”. Lo scrive in una nota Mediterranea Saving Humans. “Mentre le due navi civili facevano rotta sulla posizione indicata, potevamo distintamente osservare al radar l’intensa attività del drone militare maltese AS2132 nell’area e, successivamente, ascoltare le conversazioni radio di un elicottero delle Forze Armate di Malta AW139/SAR2187 che stava sorvolando la barca in pericolo, fornendo la sua posizione a una motovedetta libica che si stava recando sul posto.

Ai piloti dell’elicottero maltese è stato fatto notare via radio che stavano collaborando a un’evidente violazione del diritto internazionale”. “Collaborare infatti con la cattura in mare e la deportazione verso la Libia di persone che stanno fuggendo da un Paese dove sono esposte a violenze e abusi inenarrabili, costituisce una violazione sia della Convenzione di Amburgo 1979 sul soccorso in mare, sia della Convenzione di Ginevra 1951 sui diritti dei rifugiati e richiedenti asilo” – sottolinea l’Ong -. “Infatti, vale il divieto di respingimento per le persone in fuga dalla Libia e la Libia stessa non può essere in alcun modo considerata, anche secondo le agenzie delle Nazioni Unite, un “luogo sicuro” di sbarco. Dopo diverse nostre insistenze, l’elicottero militare maltese ha abbandonato la scena e la motovedetta libica ha invertito la rotta dirigendosi verso le coste africane”. “Le condizioni meteomarine favorevoli hanno visto questa domenica mattina diverse partenze dalle coste libiche con numerose barche in difficoltà in mare e un’aggressiva presenza delle motovedette della cosiddetta “guardia costiera libica”.

Poco dopo aver assistito a un primo intervento di pull-back delle milizie libiche, intorno alle 10 nel tratto di mare a nord delle piattaforme petrolifere di Bouri, alle 10.30 la Mare Jonio ha individuato al binocolo una seconda imbarcazione in pericolo, alla deriva col motore in avaria e sovraffollata a rischio di ribaltamento. I nostri Team di soccorso si sono immediatamente avvicinati e hanno distribuito alle persone a bordo i giubbotti di salvataggio. Mentre stavamo iniziando a trasferire le persone a bordo della nostra nave, sulla scena dell’operazione rescue ha fatto irruzione a grande velocità l’unità 654 “Sabratha” della cosiddetta GC libica, una di quelle motovedette classe Bigliani donate nel 2018 dall’Italia – spiega ancora l’associazione -. Via radio nave Mare Jonio ha chiesto ripetutamente alla motovedetta di allontanarsi senza interferire con il soccorso per non compromettere la sicurezza dei naufraghi, già in panico per il terrore di essere catturati e riportati in Libia. Nessuna risposta da parte dei libici.

E, nonostante questa pesante e pericolosa interferenza, tutte e 29 le persone sono state tratte in salvo a bordo della Mare Jonio dai nostri Rescue Team”. “Successivamente, grazie alla segnalazione inviata da Alarm Phone, la nave di Mediterranea si è diretta più a nord verso una terza barca in pericolo che si trovava tra area Sar di competenza maltese e acque tunisine. Purtroppo, arrivati sul posto, abbiamo trovato soltanto la carcassa fumante di una piccola imbarcazione in plastica, segno inconfutabile di un’intervento delle motovedette libiche, che avevamo visto dal nostro radar particolarmente impegnate nella zona. In questo caso l’illegale operazione di respingimento, addirittura all’interno di un’area di ricerca e soccorso di formale responsabilità europea, è riuscita: diciotto persone, tra cui donne e bambini, catturate e ricondotte a forza negli orrori di violenze e abusi, torture e stupri, da cui stavano cercando di fuggire.

Felici per aver strappato 29 vite al rischio del naufragio, e di morte certa, e al destino di soprusi nei campi di detenzione in Libia. È stato possibile solo grazie alla cooperazione in mare della Flotta Civile, in questo caso di Sea Watch e Alarm Phone con Mediterranea. Rattristati invece – conclude Mediterranea – dai crimini contro l’umanità che, con complicità e collaborazioni di Autorità europee – abbiamo testimoniato ancora una volta – si compiono nel Mediterraneo. La Missione 12 della Mare Jonio continua”.

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