venerdì, 26 Aprile, 2024
Ambiente

Acqua: entro il 2050, 143 milioni di migranti climatici

Per vivere sono sufficienti 50 litri al giorno. Mediamente ne consumiamo 230

Basterebbe farsi la doccia invece che il bagno o innaffiare le piante recuperando l’acqua della pioggia. Piccoli gesti che potrebbero contribuire alla drammatica crisi idrica provocata dagli impatti del cambiamento climatico e che attanaglia gran parte del Pianeta, compreso il nostro Paese. Secondo i dati riportati dal report del Wwf “L’ultima goccia”, circa 4 miliardi di persone sperimentano già una grave carenza d’acqua per almeno un mese all’anno. Tra il 1970 e il 2019, il 7% di tutti gli eventi catastrofici nel mondo sono stati legati alla siccità, ma hanno contribuito a ben il 34% delle morti legate ai disastri.

In Italia la rete idrica ha perdite pari a un terzo di quella distribuita

Per vivere sono sufficienti 50 litri al giorno mentre noi mediamente ne consumiamo 230, di cui una buona parte va sprecata. Ancora nel 2022 in Italia almeno un terzo viene dispersa nell’immissione della rete di distribuzione. Eppure in Sicilia le aree che potrebbero essere interessate da desertificazione sono addirittura il 70%, in Puglia il 57%, nel Molise il 58%, in Basilicata il 55%, mentre in Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50%. In Europa i Paesi a rischio sono Bulgaria, Spagna, Slovenia, Slovacchia, Ungheria, Romania, Portogallo, Grecia, Croazia, Lettonia, Cipro e Malta.
In tutto il mondo l’aridità, con vari gradi di intensità, riguarda il 47% delle terre emerse, minacciando circa un miliardo di persone degli oltre 100 Paesi più a rischio. La situazione è drammatica in Africa, dove il 73% delle terre sono interessate dal fenomeno, ma esistono vaste aree degradate o minacciate anche in Asia, in America Latina e nel Nord del Mediterraneo. Stesso problema si pone anche in Paesi sviluppati come Stati Uniti o Russia.

Il tema dell’acqua assente nei summit sul clima

Nella Giornata mondiale dell’acqua celebrata ieri, molti gli appelli alle governance planetarie per risolvere i problemi legati all’acqua che miete più vittime delle guerre. “Nel tempo dei cambiamenti climatici, nonostante il 71% del pianeta sia azzurro per l’acqua, nonostante l’acqua sia il primo indicatore di sconvolgenti mutamenti climatici, i ‘potenti’ della Terra non le dedicano un G20 o un G7 e nemmeno uno speech nelle assise mondiali né un capitolo negli Accordi sul Clima come quello siglato a Parigi del 2015”, denuncia Erasmo D’Angelis, segretario Generale dell’Autorità di bacino dell’Italia Centrale.
L’ultimo rapporto Unicef-Oms, i cui dati sono stati elaborati dalla Fondazione Earth Water Agenda, rivela che la probabilità di morire a causa della scarsità o mancanza di acqua è 20 volte maggiore rispetto ai proiettili e alle bombe delle guerre o agli incidenti stradali. Anche la lotta al Covid è quasi impossibile senza accesso all’acqua. Assente o inquinata (colera, epatite A, tifo, poliomielite, diarrea acuta) uccide un bambino sotto i 5 anni ogni 18 secondi. Uno studio della Banca mondiale, avverte che entro il 2050 si metteranno almeno 143 milioni di migranti climatici, come conseguenza di siccità e mancanza d’acqua, carestie, epidemie, inaridimento di aree agricole, aumento del livello del mare (con rischi di sommersione delle isole “da sogno” come gli atolli del Pacifico e di tratti costieri mediterranei), devastazioni di aree urbane per eventi meteo-catastrofici tra l’Asia centrale e l’Africa subsahariana occidentale.

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