venerdì, 26 Aprile, 2024
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Moro e Ligabue si raccontano tra musica, cinema e “astinenza” da concerti

Salgono sul palco, insieme per la prima volta in occasione del RomaFF16, i due “rockautori” italiani Luciano Ligabue e Fabrizio Moro.

L’incontro con il pubblico è stata l’occasione per presentare in anteprima esclusiva il videoclip ufficiale della canzone “Sogni di rock’n’roll” di Ligabue, prodotto da Raffaella Tommasi e Stefano Salvati di Daimon Film per IMAGinACTION Festival Internazionale del Videoclip. Pochi giorni fa il riconoscimento, a tutti gli effetti, dei videoclip come opere dell’audiovisivo.

«Quando ho saputo che Moro voleva creare un videoclip per i 30 anni di questa canzone ne sono stato felice», dichiara Ligabue.

Il corto, realizzato per il brano che rappresenta uno dei primi successi del cantautore emiliano, vede Moro nel ruolo di regista insieme ad Alessio De Leonardis.

Cinema, una passione comune

Entrambi hanno sentito il richiamo del cinema, una passione trasmessa dai genitori sin da bambini. Un’urgenza lo definiscono. Seppure diverso dalla musica, rappresenta un canale per trasmettere un’emozione.

«Il cinema non è come la musica; – dice Moro – la seconda dura pochi istanti, è l’istinto di quel momento, un film è il racconto di una visione che devi ricostruire».

«Devi metterci la faccia in maniera diversa – afferma Ligabue -. Rendi responsabile della tua emozione qualcun altro, è un processo diverso. Un processo di testa, per fare in modo che esca la pancia necessaria. Lo faccio solo quando una storia deve prendere vita e non può farlo in altro modo».

L’esordio del cantante di Correggio nel ’98 con “Radiofreccia” e di Fabrizio Moro nel 2021 con “Ghiaccio” ha un comune denominatore: il bisogno di raccontare qualcosa che richiede un mezzo diverso da una canzone.

Ed è proprio “Ghiaccio” ad aver permesso ai due cantautori di incontrarsi. Da qui è partita l’idea, poi proposta a Ligabue, di realizzare il cortometraggio per “Sogni di rock’n’roll”, canzone ancora orfana di videoclip.

L’opera prima di Moro è una storia di coraggio e riscatto di una giovane promessa della boxe, Giorgio (interpretato da Giacomo Ferrara), che con la madre vive nella periferia degradata di Roma e grazie all’aiuto di Massimo (interpretato da Vinicio Marchioni) riesce a cambiare la propria condizione.

Tutti e due narrano la vita. «Quello che racconto è solo quello che vivo oppure ho visto vivere – riconosce Ligabue -. Credo sia un po’ la nostra missione, altrimenti diventa solo un modo per dimostrare quanto siamo empatici».

La voglia di tornare sul palco

L’incontro con il cinema non cancella la passione per la musica. Dopo quasi due anni di pandemia si scoprono in astinenza da palco.

«Questo mestiere lo puoi raccontare come vuoi, – confessa Ligabue – ma c’è una sola vera concretizzazione e avviene quando le parole sono cantate da te e da chi hai davanti. Non c’è niente come quella esperienza. Quando sei tossico di palco come me, vai in un’astinenza incredibile. Quella festa arriverà, ma è un’attesa esasperante. Quello che vuoi sentirti dire è solamente “fai questo benedetto concerto”».

Ed è del medesimo avviso Moro. «Quest’estate ci abbiamo provato a ripartire, ma non è la stessa cosa. Manca la spensieratezza negli occhi delle persone. Durante i primi quattro brani che ho suonato ho avuto la sensazione che quella modalità di fare i concerti non si può sostituire. Non si può vivere con la paura. I concerti si vivono con la passione».

 

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