venerdì, 26 Aprile, 2024
Ambiente

Discariche verso il collasso in 3 anni, A2A: “Serve svolta culturale”

“Un anno fa eravamo bloccati, in covid economy. Quest’anno l’economia è ripartita, e siamo tornati ai livelli del 2019. Sono cambiate tante cose, ma la foto che abbiamo scattato è lo stessa. Con un anno di meno di “vita” media delle discariche”. Il presidente di A2A, Marco Patuano, non nasconde la sua frustrazione per lo stallo sostanziale in Italia legato ai problemi della gestione dei rifiuti. La foto a cui si riferisce è quella contenuta nel position paper “Da Nimby a Pimby: economia circolare come volano della transizione ecologica e sostenibile del Paese e dei suoi territori” presentato oggi da The European House – Ambrosetti. Stando ai dati infatti, in tre anni sarà esaurita la capacità residua delle discariche in Italia.

Per rimediare servono 4,5 miliardi di investimenti in impianti, a fronte di un ritorno di 11,8 miliardi di indotto economico che generebbero inoltre 550 milioni di beneficio economico complessivo delle famiglie italiane sull’imposta dei rifiuti (Tari). Per l’ambiente, se possibile il vantaggio sarebbe ancora migliore: si stima infatti che sarebbero 3,7 i milioni di tonnellate di emissione di CO2 evitate grazie al recupero energetico dei rifiuti. Eppure nulla si muove, come riassume Patuano, che chiarisce anche i motivi. “E’ difficile fare cultura della raccolta differenziata, se poi tutto viene buttato tutto nello stesso cassonetto. Il fattore infrastrutturale ha una ricaduta drammatica su quello culturale” spiega il manager, secondo cui “la soluzione non è mettere la testa sotto la sabbia, con nuove discariche non si risolve il problema”.

E non è nemmeno questione di fondi, poiché finanziatori per i termovalorizzatori così come operatori qualificati, ce ne sono molti in Italia e nel mondo. Ciononostante, 17 regioni italiane avranno a tendere un gap impiantistico per questo tipo di attività, che per essere colmato necessiterà di 6-7 nuovi termoutilizzatori per i rifiuti urbani. Il problema è che nessuno vuole discariche o impianti di trasformazione dei rifiuti vicino a casa. È la cosiddetta sindrome Nimby. Per superarla, spiega il rapporto, servirebbero: una programmazione nazionale, la creazione di un Fondo Di Garanzia e la qualificazione del ruolo degli investimenti. “In una città come Brescia, la Forsu (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano, ndr) prodotta dai cittadini potrebbe alimentare tutto il trasporto pubblico locale in un anno” ha spiegato l’a.d. di A2A, Renato Mazzoncini, secondo cui “il superamento della sindrome Nimby può avvenire tramite il dialogo con le comunità locali e con la programmazione politica dei decisori pubblici.

Gli investimenti sono pronti, serve capacità di programmazione”. “Crediamo che sia necessario un approccio pragmatico per colmare il divario impiantistico e rendere possibile l’uso circolare delle risorse, unica modalità di crescita sostenibile. Il nostro piano industriale decennale prevede sei miliardi di investimenti per l’economia circolare, siamo pronti a fare la nostra parte” aggiunge ancora Mazzoncini. Non una scelta, quindi, ma una necessità ribadita da dati inequivocabili: la capacità residua delle discariche in Italia si esaurirà con differenze significative tra Nord (4,5 anni) e Sud (1,5 anni). Annualmente vengono conferiti 17,5 milioni di tonnellate di rifiuti (urbani e speciali) che corrispondo a 26 volte il volume del Duomo di Milano. Il Paese è quindi ancora lontano dall’obiettivo europeo del 10% di conferimento di rifiuti urbani in discarica al 2035, fissato dal Circular Economy Action Plan, viaggiamo nel 2019 al 20,9%.

Nel complesso, si tratta di un valore 30 volte superiore a quello dei best performer europei (Svizzera, Svezia, Germania, Belgio e Danimarca) che vi ricorrono in media per lo 0,7% del totale dei rifiuti. Lo studio analizza anche l’andamento del recupero energetico dai rifiuti urbani e dai fanghi di depurazione. Per chiudere il ciclo ambientale poi, la quota dei rifiuti urbani non recuperabile come materia necessita di essere recuperata come energia: l’Italia oggi riesce a farlo per il 19,6% del totale, a fronte del 45,4% dei Paesi europei che hanno già ridotto il conferimento in discarica sotto il 5%. Non c’è tempo da perdere, specie ora che l’economia riparte, il costo della gestione dei rifiuti può diventare una zavorra fatale.

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