lunedì, 24 Febbraio, 2025
Attualità

Lezioni americane dopo l’assalto al Congresso Usa

L’America è stata la culla e il faro della democrazia moderna. E deve restarlo. Ne abbiamo tutti bisogno. Ma è stata ferita profondamente. E non da terroristi, o da ideologie antidemocratiche ma da un male sottile che si è insinuato negli ultimi anni nelle vene della vita pubblica americana.
Questo male ha un nome: il populismo. E’ un veleno che noi italiani abbiamo visto da vicino e che ha rischiato anche da noi di insinuarsi nelle istituzioni e produrre i fiori del male di cui è capace.
Qualcuno ricorda gli attacchi violenti contro il Presidente Mattarella quando, esercitando correttamente il proprio potere costituzionale, rifiutò di nominare Ministro dell’Economia il prof. Savona? Ci fu un assalto, per fortuna solo verbale, al Quirinale e si minacciò addirittura l’impeachment contro il capo dello Stato perchè aveva osato opporsi ad una imposizione politica. Il populismo è anche questo: il dispregio delle regole, l’idea che le istituzioni debbano essere piegate a chi ritiene di essere l’interprete del “popolo” al di fuori di ogni norma e procedura.
In America Latina il populismo ha portato al potere caudillos, capipolo, dittatorelli e despoti che, sempre in nome del “popolo”, si sono arrogati il diritto di fare strame delle regole democratiche e di invadere le istituzioni piegandole ai propri interessi. Spesso con piazze plaudenti , manipolate, trascinate e con la mente obnubilata da predicazioni demagogiche. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che questo potesse avvenire anche nella civilissima e democraticissima America.
Troppi hanno sottovalutato sull’altra sponda dell’Oceano, i pericoli insiti in un populismo che ha cominciato a dilagare avvelenando le acque della vita politica, istituzionale e civile.
La pozione tossica del populismo è formata da questo mix micidiale: demonizzazione dell’avversario, violenza verbale verso chi non è d’accordo con chi comanda, offesa sistematica alla libera stampa, violazione di qualsiasi rispetto delle istituzioni, dileggio brutale di procedure e riti che sono non solo forma ma anche sostanza del vivere democratico, istigazione all’uso della forza contro chi la pensa diversamente , indulgenza e solidarietà verso i violenti “amici”.
Questa intossicazione ottunde le menti, accende gli istinti peggiori ed è tanto più pericolosa quanto più alto è il livello istituzionale di chi la diffonde e quanto più estesa è la tolleranza da parte di chi non la condivide ma non fa nulla per fermarla o combatterla.
Gli Stati Uniti d’America non avrebbero mai dovuto assistere inermi al dilagare di questo virus della democrazia che diventa rapidamente contagioso e aggredisce il Dna della civiltà di un Paese. Coloro che per mero calcolo di bottega, per acquiescenza verso il potente di turno, per mancanza di dignità non si sono opposti a questa infezione ora scoprono che il mostro è cresciuto e che non ha freni inibitori se arriva ad assaltare il sancta sanctorum della democrazia, il Congresso, nel momento in cui sta prendendo atto della volontà espressa dai cittadini nelle elezioni presidenziali.
Il populismo se non viene combattuto sul nascere mette radici che diventa difficile estirpare. Queste radici soffocano le fondamenta della convivenza civile e aprono la strada alle peggiori avventure che possono culminare anche in una guerra civile.
Abbiamo sempre da imparare dall’America.
Stavolta la lezione è pesante perchè ci dimostra che perfino una democrazia che esiste da più di 200 anni e che sembrava inattaccabile può infettarsi, ammalarsi e correre seri rischi per la sua sopravvivenza.
Contro il virus del populismo la terapia è complessa e consiste nel ripristinare a qualsiasi costo il rispetto delle regole, la tutela della dignità delle istituzioni, la rigida separazione dei poteri stroncando sul nascere ogni forma di sopraffazione e di abuso del potente di turno. Per ultimo , ma non meno importante, c’è il rispetto per la libertà di stampa che deve poter esercitare il suo ruolo di “cane da guardia della democrazia” che i capi populisti invece cercano di delegittimare per affermare le loro falsità.

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