L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, sottoscritto nel 2015 dai Paesi membri delle Nazioni Unite e composto di 17 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile. L’Agenda non rappresenta di certo la panacea per tutti i mali, ma pone le basi per costruire un mondo diverso e sostenibile da un punto di vista ambientale, sociale ed economico.
È per tale motivo che viene chiesto a ciascun Paese di adoperarsi al fine di predisporre tutti gli strumenti necessari per raggiungere gli obiettivi fissati dal documento.
In Italia, lo scorso 16 dicembre è stata inaugurata la Scuola sullo sviluppo sostenibile per Regioni e Province autonome, organizzata dall’ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) in collaborazione con il Centro interregionale di studi e documentazione (Cinsedo), la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, insieme alla Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile (Rus), la Scuola nazionale di amministrazione (Sna) e con il contributo di Terna, della Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem) e dell’Eni.
In un momento in cui palese si è fatta la connessione tra benessere del Pianeta e quello delle persone, e a 10 anni dalla scadenza del piano d’azione sottoscritto, l’Italia si dimostra ancora indietro.
Il Rapporto ASviS I territori e lo sviluppo sostenibile, presentato il 15 dicembre scorso, conferma che il nostro Paese ha “un andamento promettente in tre casi, positivo in quattro, negativo in dieci e decisamente negativo in quattro”. Insomma, non è assolutamente in linea con un percorso sostenibile, e la crisi non ha di certo aiutato.
La Scuola promossa dall’ASviS nasce allo scopo di fornire una formazione di alto profilo sul tema della sostenibilità. Si rivolge a dirigenti e funzionari delle Regioni e delle Province autonome per accrescerne competenze e consapevolezza. Coloro i quali, in sostanza, sono chiamati ad assumere impegni e responsabilità nella definizione di obiettivi, strumenti e priorità in sinergia con le politiche nazionali ed europee, per attuare il piano dell’Agenda 2030.
«La creazione di un percorso di formazione per chi sarà chiamato a prendere decisioni a livello territoriale è in linea con la missione dell’ASviS e con il processo di territorializzazione dell’Agenda 2030 auspicato dall’Onu e dalla Commissione europea. Questa iniziativa – ha affermato il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini – vuole generare un cambiamento culturale profondo, che ponga la sostenibilità al centro della programmazione a livello territoriale, stimolando riflessioni sul tipo di Paese che vogliamo costruire. L’ASviS, anche attraverso il Rapporto sui territori pubblicato in questi giorni, intende contribuire a questo processo di trasformazione, fornendo ai decisori gli strumenti per decidere come costruire un futuro più resiliente e sostenibile».
L’apertura della Scuola è avvenuta online il 16 dicembre, con i saluti istituzionali del presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Stefano Bonaccini, seguiti da una lectio magistralis del portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini.
Sono oltre 80 gli iscritti al percorso formativo, che si svolgerà con un approccio ibrido, alternando momenti di formazione asincrona (e-learning e documenti a disposizione dei discenti) a momenti di formazione sincrona (14 webinar), a partire dall’8 gennaio.
«Sono sempre stato convinto – ha dichiarato Stefano Bonaccini – che la prospettiva dello sviluppo sostenibile, nella sua accezione ampia fissata dai cardini di Agenda 2030, sia un percorso necessario per un’azione di governo efficace. Per tale motivo abbiamo accettato questa nuova sfida suggerita da ASviS. Credo che la politica – ha concluso Bonaccini – abbia il dovere di porre la pubblica amministrazione alla guida di questa rivoluzione di scenario, che deve coinvolgere giovani e imprese per formare una classe dirigente in grado di muoversi in Europa e nel mondo in maniera nuova, attenta, capace di cogliere i diversi fenomeni, in qualche modo rivoluzionaria».
L’iniziativa è stata accolta favorevolmente anche dall’assessore alla Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna e coordinatore della Commissione Ambiente ed Energia della Conferenza delle Regioni e Province autonome Gianni Lampis, il quale la ritiene “fondamentale per superare le inefficienze e i colli di bottiglia amministrativi e burocratici per costruire un nuovo paradigma delle politiche pubbliche e dell’amministrazione nel suo insieme”.
«Spero che sia un momento di crescita e approfondimento utile anche in vista dell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. E il ruolo delle Regioni – ha sottolineato Lampis – sarà fondamentale proprio per mettere a terra le progettualità condivise con tutte le amministrazioni centrali per il rilancio del Paese».