In dieci anni la spesa dei Comuni italiani per i servizi rivolti alle persone con disabilità è aumentata del 44 per cento. Si è passati da circa 1,7 miliardi di euro nel 2012 a oltre 2,4 miliardi nel 2022. Un incremento rilevante, ma che non sembra aver avuto un impatto proporzionale sul miglioramento della qualità della vita. Secondo i dati forniti da Istat e analizzati da Consumers’ Forum, a fronte di questa crescita di risorse, restano ampi divari territoriali e condizioni di forte esclusione sociale.
Nord e Sud, distanze ancora marcate
Nel dettaglio, le differenze tra le aree del Paese sono evidenti. Nel Sud la spesa per ogni persona con disabilità è circa due volte e mezzo più bassa rispetto a quanto si registra nel Nord. In regioni come la Calabria si spendono in media solo 395 euro all’anno per disabile, contro i 5.915 euro del Trentino Alto Adige e i 5.460 euro della Sardegna. La media nazionale si aggira intorno ai 2.279 euro. Anche regioni del Centro, come l’Umbria, mostrano valori bassi, inferiori ai mille euro annui pro capite. Questo squilibrio impatta direttamente sull’accesso ai servizi e alle opportunità di partecipazione alla vita sociale.
Occupazione lontana per molti
Sul fronte del lavoro, le persone con disabilità restano penalizzate. Solo il 32,5 per cento delle persone in età attiva ha un’occupazione. Nella popolazione generale il tasso è quasi il doppio, con il 62,9 per cento. Anche il rischio povertà è molto più elevato. Una persona su tre tra quelle con disabilità vive infatti in condizioni economiche difficili, a rischio di esclusione. Si tratta di una fascia fragile della popolazione che continua a incontrare ostacoli nel mondo del lavoro, della formazione e dell’inserimento sociale.
Servizi a macchia di leopardo
I servizi offerti dai Comuni sono numerosi ma non sempre diffusi in modo omogeneo. Il 68 per cento dei Comuni garantisce l’assistenza domiciliare socio-assistenziale, mentre circa un terzo offre anche servizi sanitari integrati a domicilio. Poco meno del 60 per cento prevede forme di sostegno economico diretto come voucher o assegni di cura. Nonostante ciò, restano carenze strutturali, soprattutto nei piccoli Comuni o nelle aree interne, dove la distanza dai centri urbani principali aggrava le difficoltà logistiche.
Le barriere dell’accessibilità
Un altro nodo critico riguarda le barriere architettoniche. Secondo Consumers’ Forum meno del 10 per cento delle strutture turistiche in Italia è realmente accessibile a persone con disabilità. L’accessibilità, in questo contesto, non riguarda solo gli spazi fisici ma anche i servizi digitali, i trasporti pubblici e la comunicazione. L’Italia, nonostante l’impegno di molte realtà locali e associazioni, fatica ancora ad adeguarsi a standard internazionali condivisi sul tema dell’inclusione.
Il ruolo del convegno nazionale
Proprio per discutere questi temi, il 19 luglio a Viareggio si terrà il convegno “Consumatori e Disabilità: verso un nuovo modello di consumerismo inclusivo”. L’incontro, promosso da Consumers’ Forum, affronterà il tema della disabilità in relazione ai diritti dei consumatori, con particolare attenzione all’accessibilità dei servizi, al lavoro, alla mobilità e alla cultura. Il programma prevede interventi di esperti, rappresentanti delle istituzioni e associazioni di categoria. Obiettivo dichiarato è quello di proporre un approccio più equo e moderno alla tutela delle persone con disabilità nei vari ambiti della vita quotidiana.
Un cammino ancora lungo
Furio Truzzi, presidente di Consumers’ Forum, ha sottolineato che “l’aumento della spesa assistenziale non corrisponde, tuttavia, a un miglioramento della qualità della vita”. La dichiarazione si inserisce in un quadro in cui la crescita della spesa pubblica sembra non riuscire a colmare le differenze tra territori né ad arginare fenomeni di esclusione lavorativa ed economica. I numeri confermano che resta ancora molto da fare perché le risorse investite si traducano in cambiamenti tangibili per le persone con disabilità.