Era uno dei gioielli architettonici più amati dei Caraibi, un edificio in stile gotico creolo con decorazioni in legno intagliato che ricordavano un’enorme casa di pan di zenzero. Ora, l’iconico “Gingerbread Hotel” di Port-au-Prince è solo un cumulo di cenere. Secondo quanto riferito da fonti locali e confermato da osservatori internazionali, l’edificio è stato dato alle fiamme da una delle gang che da mesi seminano il terrore nella capitale haitiana. L’attacco è avvenuto nella notte tra lunedì e martedì, nel quartiere di Pacot, una delle ultime zone ancora parzialmente controllate dalle autorità. Testimoni parlano di uomini armati che hanno fatto irruzione nell’hotel, evacuato da settimane, e hanno appiccato il fuoco con taniche di benzina. Le fiamme si sono propagate rapidamente, distruggendo la struttura in poche ore. Il Gingerbread Hotel, costruito nel 1895 e restaurato nel 2012 con fondi dell’UNESCO, era diventato un simbolo della resilienza culturale haitiana. Frequentato da artisti, intellettuali e turisti, aveva ospitato conferenze, mostre e concerti. La sua fama aveva superato i confini nazionali, tanto da essere inserito nella lista dei “luoghi da salvare” del World Monuments Fund. La distruzione dell’hotel è solo l’ultimo episodio di una spirale di violenza che ha trasformato Port-au-Prince in un campo di battaglia urbano. Le gang, come la famigerata “Viv Ansanm”, controllano ormai l’85% della capitale, attaccano edifici pubblici, scuole, ospedali e ora anche simboli culturali. Il governo di transizione, sostenuto da una missione internazionale a guida keniota, fatica a riprendere il controllo del territorio. “È un colpo al cuore della nostra identità,” ha dichiarato l’architetta Pascale Théard, che aveva partecipato al restauro dell’hotel. “Non stanno solo distruggendo muri, ma la memoria collettiva di un popolo.”