Con una mossa che unisce pragmatismo e determinazione, il presidente Donald Trump ha annunciato il rinvio al 1° agosto dell’entrata in vigore dei nuovi dazi commerciali, concedendo ai partner internazionali un’ultima finestra per negoziare accordi più equi. Contestualmente, la Casa Bianca ha inviato lettere ufficiali a 14 Paesi, tra cui Giappone, Corea del Sud e Sudafrica, notificando l’intenzione di applicare tariffe comprese tra il 25% e il 40% su una vasta gamma di prodotti. La decisione, formalizzata con un ordine esecutivo, è stata accolta con attenzione dai mercati e ha riacceso il dibattito sul riequilibrio degli scambi globali. “Non possiamo più tollerare relazioni commerciali sbilanciate che danneggiano i lavoratori americani,” ha dichiarato Trump, sottolineando che le nuove misure mirano a ristabilire la reciprocità e a proteggere la manifattura nazionale. Tra i destinatari delle lettere figurano anche Malesia, Kazakistan, Indonesia e Cambogia. Le tariffe previste variano in base al grado di squilibrio commerciale e alla cooperazione dimostrata nei negoziati. Il Sudafrica, ad esempio, potrebbe affrontare dazi del 30%, mentre per Laos e Myanmar si prospettano tariffe fino al 40%. Sul fronte europeo, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha avuto un colloquio telefonico con Trump, definito da Bruxelles “costruttivo”. L’Unione Europea spera ora di ottenere un’intesa quadro che eviti l’escalation tariffaria, ma il presidente americano ha ribadito che “gli Stati Uniti non accetteranno più compromessi al ribasso”. La strategia di Trump, criticata da alcuni come aggressiva, viene invece letta dai suoi sostenitori come un atto di leadership: un tentativo concreto di correggere decenni di concessioni unilaterali. Con il rinvio al 1° agosto, il messaggio è chiaro: l’America è pronta a trattare, ma non a cedere.