In un clima di crescente tensione geopolitica, i leader dei BRICS si sono riuniti oggi a Rio de Janeiro per il 17° vertice del gruppo, con l’obiettivo dichiarato di difendere il multilateralismo e contrastare le derive protezionistiche che minacciano l’equilibrio globale. Brasile, India, Cina, Russia e Sudafrica — insieme ai nuovi membri come Iran, Egitto ed Etiopia — rappresentano oggi quasi la metà della popolazione mondiale e circa il 40% del PIL globale. Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, padrone di casa del summit, ha aperto i lavori con un appello alla cooperazione: “In un mondo frammentato da guerre e sanzioni, il dialogo tra Sud e Sud è più necessario che mai”. Il vertice si svolge infatti all’ombra di due grandi assenze: Xi Jinping e Vladimir Putin, rappresentati rispettivamente dal premier Li Qiang e dal ministro degli Esteri Lavrov. Al centro dell’agenda, la riforma delle istituzioni internazionali, la promozione dell’uso delle valute locali negli scambi commerciali e la condanna delle “misure tariffarie unilaterali” imposte dagli Stati Uniti, che secondo la bozza della dichiarazione finale “minano le regole del commercio globale”. Il riferimento, seppur implicito, è alle politiche aggressive del presidente Trump, che ha minacciato dazi del 100% contro i paesi che sfidano il dominio del dollaro. Nonostante le divergenze interne, i BRICS sembrano compatti nel voler rafforzare la propria influenza come contrappeso al G7. Il summit ha anche accolto osservatori da 10 paesi partner, tra cui Indonesia, Cuba e Kazakistan, segno di un’espansione che punta a consolidare un nuovo ordine multipolare.