venerdì, 27 Giugno, 2025
Attualità

“La svolta ecologica passa dalla responsabilità”: Salvestrini inaugura Polsi Ambiente

Prende il via oggi la quinta edizione della rassegna calabrese. Tra gli ospiti ci sarà il DG di PolieCo che rilancia con decisione l’impegno per la legalità, la tracciabilità e una cultura della sostenibilità

Tra le figure più attive e riconosciute nel panorama italiano dell’ambientalismo operativo, Claudia Salvestrini – Direttore Generale del Consorzio PolieCo – si conferma ancora una volta punto di riferimento per chi crede nella possibilità di un’Italia più verde, più consapevole e, soprattutto, più giusta. Alla vigilia della quinta edizione di ‘Polsi Ambiente’ (cui La Discussione è media partner), in programma da oggi a domenica in Calabria, dove PolieCo sarà protagonista, abbiamo incontrato Salvestrini per un confronto a tutto campo su legalità ambientale, inquinamento, cultura ecologica e strategie per rafforzare la filiera del riciclo.

Un’intervista densa, in cui Salvestrini, con la consueta schiettezza, smonta i falsi miti e rilancia le priorità vere della transizione ecologica. Sarà tra i volti centrali del panel ‘La cultura ecologica: inquinamento e traffico illecito di rifiuti’, oggi all’interno della sala del Consiglio Comunale di Siderno, e del talk ‘Il patrimonio della biodiversità e l’inquinamento’, domani all’interno della Villa Romana di Casignana.

Direttore Salvestrini, PolieCo torna anche quest’anno a ‘Polsi Ambiente’. Qual è la posta in gioco in questa edizione?

“Partecipiamo perché crediamo nel valore della consapevolezza ambientale. Siamo un consorzio che gestisce i rifiuti plastici, ma non ci limitiamo alla sola filiera tecnica. Ambiente, natura, parchi nazionali: tutto è connesso. Un rifiuto abbandonato compromette l’ecosistema e, a cascata, la salute dell’uomo. Ecco perché è fondamentale partecipare a eventi che stimolano riflessione e coscienza collettiva. Serve una cultura ambientale radicata, non solo buone intenzioni”.

Il divario tra cittadini e istituzioni sui temi ambientali resta ampio. È possibile colmarlo?

“La distanza esiste, eccome. Anzi, oggi paradossalmente vedo più attenzione nei cittadini che in certi apparati istituzionali. L’ambiente sembra essere diventato argomento da élite: se ne parla tra pochi, nei soliti contesti, mentre dovrebbe essere la priorità di ogni agenda pubblica. Le istituzioni dovrebbero essere le prime a sostenere eventi come Polsi. Invece troppo spesso restano ai margini, quando la speranza per il futuro — come ci ricorda anche l’enciclica Laudato si’ — è proprio nella tutela dell’ambiente. È il più grande lascito che possiamo offrire ai nostri giovani”.

Il tema del traffico illecito di rifiuti torna centrale. La normativa è adeguata?

“L’Italia ha il primato europeo di leggi ambientali. Il problema non è la quantità, ma l’applicabilità. È come avere una diagnosi perfetta senza una terapia accessibile. Il traffico illecito prospera perché ha un ritorno economico elevato e rischi minimi. Le pene sono basse, l’attenzione giudiziaria spesso limitata. Finché non si rende economicamente svantaggioso delinquere, il crimine ambientale resterà conveniente. Serve semplificazione, ma anche rigore”.

Microplastiche: un allarme trascurato per anni. Quanto ci riguarda davvero?

“Le microplastiche sono ovunque, persino nel nostro corpo. Fegato, vescica, perfino nel sangue. È terrificante. Ma nessuno — o quasi — prende misure concrete. Vogliamo il ‘plastic free’, ma poi compriamo sbiancanti per i denti, vestiti in pile, detersivi abrasivi pieni di microgranuli. Tutto questo finisce nei mari e, a cascata, nella catena alimentare. Serve coerenza: scegliere prodotti alternativi, anche se più costosi. Serve educazione, responsabilità, e una politica industriale che premi chi inquina meno e produce meglio”.

La tracciabilità dei rifiuti è un nervo scoperto. Quanto pesa sull’intero sistema?

“È la chiave di tutto. Senza tracciabilità, i rifiuti spariscono, alimentano traffici, frodi fiscali, e danneggiano le imprese oneste. PolieCo da anni denuncia questo cortocircuito. Oggi è possibile sapere dove va ogni cosa, ma manca la volontà. E ci sono storture nel sistema normativo: a esempio, alcune piattaforme di raccolta sono escluse dalla tracciabilità obbligatoria. È assurdo. Tracciare significa trasparenza e legalità. Significa anche combattere l’evasione e l’illegalità ambientale in un colpo solo”.

Il sistema consortile può davvero accompagnare la transizione circolare?

“Sì, ma solo se viene sostenuto. Oggi chi ricicla si trova spesso penalizzato: costi di energia alle stelle, smaltimento dei fanghi di lavaggio insostenibile, scarsa premialità. E nel frattempo, si incentivano altre fonti rinnovabili che — pur essendo utili — nulla hanno a che fare con l’economia circolare. Il riciclo è l’anello debole della catena perché costa, richiede impianti, controlli, rigore. Ma è anche quello che trasforma i rifiuti in risorsa. Serve una visione diversa, e anche coraggiosa”.

La legalità ambientale è un valore per le imprese? O un ostacolo competitivo?

“Purtroppo chi rispetta le regole oggi è penalizzato. C’è una concorrenza sleale spietata da parte di imprese che operano ai margini o del tutto fuori legge. PolieCo insiste da anni perché tutte le imprese adottino il modello organizzativo 231. È una garanzia di legalità, tutela anche dei lavoratori, oltre che un baluardo contro le infiltrazioni criminali. Ma lo Stato deve fare la sua parte: chi chiude una ditta sotto indagine e riapre il giorno dopo con un altro nome non dovrebbe più lavorare. Punto”.

Formazione ed educazione ambientale: quanto sono decisive nel cambiamento?

“Determinanti. E non solo per i bambini — che sono incredibilmente ricettivi — ma soprattutto per gli adulti. Spesso chi fa scelte corrette viene deriso. È una forma di isolamento culturale che va spezzata. Noi lavoriamo da più di 14 anni sulla formazione, in tutta Italia. Non ci si può aspettare che chi non ha mai avuto strumenti di comprensione capisca da solo quanto vale la differenziata, il riciclo, la prevenzione. La conoscenza è l’anticorpo più efficace contro l’indifferenza e l’abbandono”.

Se potesse proporre una sola riforma strutturale, quale sarebbe?

“La premialità. Oggi in Italia chi fa bene non viene premiato. Eppure premiare è il miglior incentivo. Esiste il Made Green Italy, una certificazione pubblica pensata per valorizzare chi produce in modo sostenibile. Ma paradossalmente è poco conosciuta, e nemmeno il Ministero che l’ha creata ne promuove al massimo il valore. Bisogna premiare nei bandi, negli appalti, nei processi pubblici chi dimostra di operare nel rispetto dell’ambiente. Altrimenti sarà sempre più conveniente non farlo”.

Qual è il futuro di PolieCo? Quali le priorità per i prossimi anni?

“Certificazioni e tracciabilità. Vogliamo che tutte le imprese PolieCo siano certificate. Solo così possiamo garantire una filiera controllata, etica, verificabile. Vogliamo contribuire a una vera economia circolare, non quella da copertina. Siamo ancora lontani dagli obiettivi europei, ma ce la possiamo fare. Con rigore, con passione. E con un’idea chiara: l’ambiente è la nostra unica, vera eredità”.

Insomma, a ‘Polsi Ambiente’ Claudia Salvestrini non sarà solo una relatrice, ma un punto di riferimento. Una donna che ha fatto della concretezza e della legalità la sua bandiera. Una voce che – in mezzo al rumore – continua a dire cose scomode, ma vere. Perché la sostenibilità, quando è autentica, non ha bisogno di effetti speciali. Ha bisogno di chi ci crede, ogni giorno.

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