L’esercito thailandese ha chiuso unilateralmente tutti i principali valichi di frontiera con la Cambogia, in risposta all’escalation di tensioni territoriali che da settimane infiamma la regione. La misura, entrata in vigore il 23 giugno, consente il passaggio solo a studenti, pazienti e persone con comprovate necessità mediche o umanitarie. La decisione arriva dopo lo scontro armato del 28 maggio nel cosiddetto “Triangolo di Smeraldo”, un’area contesa tra Thailandia, Cambogia e Laos, dove un soldato cambogiano è rimasto ucciso. Da allora, i due eserciti si accusano reciprocamente di aver aperto il fuoco per primi, mentre i rispettivi governi hanno adottato misure sempre più dure. La Cambogia ha reagito con boicottaggi economici, vietando l’importazione di frutta, verdura, carburante e servizi internet dalla Thailandia. Ha inoltre chiuso il valico internazionale di Daung e ridotto la cooperazione transfrontaliera. Il premier cambogiano Hun Manet ha visitato le truppe al confine, dichiarando che “la Cambogia non vuole la guerra, ma non accetterà provocazioni”. La chiusura dei valichi ha avuto ripercussioni immediate sulla popolazione locale, soprattutto nelle province di Battambang e Sa Kaeo, dove migliaia di lavoratori transfrontalieri e commercianti sono rimasti bloccati. “Questa crisi colpisce la gente comune, che vive di scambi quotidiani tra i due Paesi”, ha dichiarato mons. Enrique Figaredo, Prefetto Apostolico di Battambang. La disputa, che affonda le radici in mappe coloniali del 1907, è riesplosa in un clima di crescente nazionalismo e sfiducia reciproca. Mentre la Cambogia ha chiesto l’intervento della Corte Internazionale di Giustizia, la Thailandia ha rifiutato ogni arbitrato esterno.