L’amministrazione Trump ha avviato un’operazione di deportazione di migranti irregolari, trasferendoli in Libia a bordo di un aereo militare statunitense. La decisione, riportata dal ‘New York Times’, ha suscitato forti critiche da parte di organizzazioni umanitarie e governi internazionali, che denunciano le condizioni disumane nei centri di detenzione libici. Secondo fonti ufficiali, il volo potrebbe partire a breve, ma non sono state fornite informazioni sulle nazionalità dei migranti coinvolti. La Libia, colpita da quasi 15 anni di guerra civile, è considerata una delle destinazioni più pericolose per i migranti, con numerosi rapporti che documentano torture, sequestri e violenze nei centri di detenzione. Questa strategia di deportazione rientra nel piano dell’amministrazione Trump volto a intensificare le espulsioni di massa, con l’obiettivo dichiarato di scoraggiare l’immigrazione irregolare. Tuttavia, la decisione di rimandare i migranti in Libia ha sollevato seri dubbi sulla legalità della misura e sul rispetto dei diritti umani. Il Dipartimento di Stato americano ha classificato la Libia come un paese ad alto rischio, sconsigliando viaggi a causa di terrorismo, criminalità e conflitti armati in corso. L’operazione potrebbe inoltre avere gravi ripercussioni diplomatiche, con diversi governi europei che hanno espresso preoccupazione per la sicurezza dei migranti deportati. Nel frattempo, le Nazioni Unite stanno monitorando attentamente la situazione e potrebbero intervenire per garantire la protezione dei deportati. La comunità internazionale attende ulteriori sviluppi, mentre il dibattito sulla politica migratoria statunitense e sulle sue implicazioni globali diventa sempre più acceso.