domenica, 13 Ottobre, 2024
Esteri

Unifil: danni ingenti, ferito un altro casco blu. Teheran: cyberattacco anche su basi nucleari

Tajani: chiediamo a Israele spiegazioni e scuse. Indignata la comunità internazionale

Idf: I civili lascino Gaza City nord

Le Idf hanno diffuso ieri un “messaggio importante” in arabo per i cittadini che vivono del nord di Gaza City, dicendo che “l’area deve essere evacuata immediatamente tramite Salah El-Din Street verso l’area umanitaria” perché ”è considerata una zona di combattimento pericolosa”. L’Idf spiega che anche coloro che sono già rifugiati devono evacuare, perché i militari israeliani stanno “operando con grande forza contro le organizzazioni terroristiche e continueranno a farlo per molto tempo” anche per quanto riguarda “i rifugi lì situati”.

Raid Idf su campo profughi Jabalia, almeno 22 morti

Giovedì Medici Senza Frontiere aveva denunciato che migliaia di persone erano intrappolate nel campo profughi senza la possibilità di uscire. Tra loro anche cinque operatori di Medici senza frontiere. Intanto sono 22 i morti, oltre a un numero imprecisato di “dispersi che si trovano ancora sotto le macerie” in seguito a un raid aereo israeliano che ha colpito nella notte tra venerdi e sabato il campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. Lo hanno riferito sabato mattina soccorritori citati dalla Cnn.. Secondo l’agenzia di stampa Wafa i dispersi sono almeno 14, mentre i feriti sono una trentina. I corpi delle vittime sono stati trasferiti all’ospedale di al-Ahli Baptist, come ha spiegato il responsabile dei servizi di emergenza del nord di Gaza, Fares Afana.

Onu: “Dall’1 ottobre nessun aiuto alimentare è entrato nel nord di Gaza”

“L’escalation di violenza nel nord di Gaza sta avendo un impatto disastroso sulla sicurezza alimentare. Nessun aiuto alimentare è arrivato nel nord dal 1° ottobre”, è il World Food Programme (Wfp), l’agenzia dell’Onu per la sicurezza alimentare., a lanciare l’ennesimo allarme su Gaza con questo post sul suo profilo X, in cui aggiunge: “Non è chiaro per quanto dureranno le scorte alimentari rimanenti del Wfp nel nord, già distribuite a rifugi e strutture sanitarie”.

Farhan Haq, portavoce dell’Onu ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa che “I principali valichi verso il nord sono stati chiusi e saranno inaccessibili se l’attuale escalation continua. Gli aiuti per Gaza sono al livello più basso degli ultimi mesi. Nessuno ha ricevuto pacchi alimentari questo mese a causa dell’accesso limitato alle forniture di aiuti”. È dal primo ottobre che ”nessun” aiuto alimentare destinato alla popolazione palestinese è entrato nel nord della Striscia di Gaza. Secondo i dati del Programma alimentare mondiale (Pam) citati dal portavoce dell’Onu, l’organizzazione ha distribuito le ultime riserve rimaste nel nord della Striscia, “ma basteranno appena per due settimane”.

Anche nel sud di Gaza la situazione è ”sull’orlo del baratro” ha aggiunto Haq, che ha difeso le organizzazioni umanitarie che “stanno rispondendo nel miglior modo possibile”. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) insieme ai suoi partner “stanno distribuendo pane, pasti pronti o cibi cotti, nonché farina, all’interno e all’esterno dei rifugi designati”, ha spiegato.

Ue, grave preoccupazione per le mosse d’Israele sull’Unrwa

“L’Unione Europea esprime grave preoccupazione per il progetto di legge sull’Unrwa attualmente in discussione nel parlamento israeliano”, ha dichiarato in una nota l’Alto Rappresentante Josep Borrell. “L’adozione definitiva del disegno di legge abrogherebbe l’accordo del 1967 tra Israele e l’Unrwa, interromperebbe tutte le operazioni dell’Unrwa in Israele e a Gerusalemme Est, distruggerebbe le operazioni salvavita dell’Unrwa a Gaza, ostacolerebbe seriamente la fornitura di servizi sanitari, educativi e sociali in Cisgiordania e revocherebbe i privilegi e le immunità diplomatiche dell’Unrwa”, spiega la dichiarazione. “L’Ue sostiene con forza l’appello del Segretario Generale delle Nazioni Unite sulla questione e condivide la preoccupazione che questo progetto di legge, se adottato, avrebbe conseguenze disastrose, impedendo all’Agenzia delle Nazioni Unite di continuare a fornire i suoi servizi e la sua protezione ai rifugiati palestinesi nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, e a Gaza”.

“L’Ue – si legge ancora – esorta le autorità israeliane a garantire che l’Unrwa possa continuare a svolgere il suo lavoro cruciale in linea con il mandato adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’Unrwa fornisce servizi essenziali a milioni di persone a Gaza, in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e in tutta la regione, compresi Libano, Siria e Giordania, ed è un pilastro della stabilità regionale. Svolge inoltre un ruolo fondamentale nel garantire le condizioni sul campo per un percorso credibile verso la soluzione dei due Stati.

Libano: 54 raid dell’Idf in 24 ore, 60 morti

Almeno 60 i civili libanesi uccisi e 168 quelli rimasti feriti nei 54 raid condotti dai caccia israeliani in 24 ore venerdi. Lo ha dichiarato il ministero della Sanità di Beirut, precisando che iraid sono stati concentrati soprattutto nel sud del Libano, nei quartieri meridionali di Beirut e nella Valle della Bekaa.

Unicef, in Libano uccisi 7 bambini in due giorni

“Altri sette bambini sono stati uccisi in tre attacchi avvenuti giovedì e venerdì. Ognuno di questi bambini aveva passioni, speranze e sogni, ma ora le loro giovani vite sono state improvvisamente stroncate dall’incessante violenza in Libano. I bambini devono essere protetti. È necessario un cessate il fuoco”. Lo scrive su X l’Ufficio Libano di Unicef.

L’Idf ai civili libanesi del sud: “Non rientrate nelle vostre case”

Il portavoce in lingua araba dell’Idf ha inviato un nuovo messaggio ai residenti del sud del Libano invitandoli a non rientrare nelle loro case: “L’esercito israeliano sta continuando ad attaccare i siti di Hezbollah nei vostri villaggi o nelle vicinanze. Non vogliamo compromettere la vostra sicurezza, è vietato rientrare nelle vostre case fino a nuovo avviso. Vi informeremo quando sarà sicuro rientrare”. L’Idf ha anche indicato ai civili di evitare di dirigersi verso sud.

Ferito altro Casco Blu a Naqoura. Unifil, molti danni subiti

Di nuovo colpi di arma da fuoco durante la notte contro il quartier generale della missione Unifil a Naqoura, nel sud del Libano. Ferito un altro casco blu della missione. In un comunicato, Unifil si limita a indicare “attività militari in corso nei dintorni”. “Non sappiamo ancora l’origine del proiettile’. Il militare è stato sottoposto a un intervento chirurgico per la rimozione di un proiettile all’ospedale della missione Unifil ed è in condizioni stabili”.

Gli scontri fra Israele e Hezbollah nel sud del Libano hanno inflitto ‘molti danni’ alle postazioni dell’Unifil. Lo ha detto il portavoce dei Caschi Blu Andrea Tenenti. ‘Proprio ieri sera, sulla posizione delle forze di peacekeeping ghanesi, appena fuori, l’esplosione e’ stata cosi’ forte che ha distrutto alcuni dei container all’interno in modo molto grave’. Lavorare e’ ‘molto difficile perche’ ci sono molti danni, anche all’interno delle basi’, ha aggiunto.

Tajani: “Su Unifil vogliamo sapere cosa è successo”

“I militari italiani non si toccano”, ha ribadito il vicepremier e ministro degli esteri Antonio Tajani intervenendo alla festa de Il Foglio. “Vogliamo sapere se è stata una scelta politica o di militari sul terreno. Perché i nostri militari non sono terroristi di Hezbollah, e noi siamo amici di Israele. Aspettiamo risposte dall’inchiesta israeliana”. “Sono settimane che chiediamo garanzie al governo israeliano – ha proseguito – e ci sono state date assicurazioni”, ma “troppe volte ci sono stati attacchi contro i militari dell’Unifil, ci sono stati feriti”.

Il Papa: “Dio illumini i cuori di chi scatena e prolunga guerre”

“#PreghiamoInsieme per gli uomini che vogliono le guerre, le scatenano, le alimentano, le prolungano inutilmente, o ne traggono cinicamente profitto. Che Dio illumini i loro cuori, che ponga dinanzi ai loro occhi il corteo di sventure che provocano!”, ha scritto ieri il Pontefice su X. E in un ulteriore post dichiara: “Faccio appello alla comunità internazionale affinché si metta fine alla spirale della vendetta in Medio Oriente e non si ripetano più gli attacchi per rappresaglia, che possono far precipitare quella Regione in una guerra ancora più grande. #Pace”. Venerdi Francesco aveva chiesto, sempre su X,”un cessate il fuoco immediato su tutti i fronti della guerra in Medio Oriente, compreso il Libano”. “#PreghiamoInsieme per i libanesi, specialmente per gli abitanti del sud costretti a lasciare i loro villaggi, perché possano tornare presto e vivere in #pace”, ha aggiunto.

Monsignor Gallagher: ‘Parecchi dubbi su proporzionalità risposta Israele’

Mons. Paul Richard Gallagher, ‘ministro degli Esteri’ del Vaticano, ha ribadito la posizione della S. Sede sulla crisi mediorientale intervenendo ad un simposio alla Pontificia Università Urbaniana organizzato dalla fondazione Fratelli tutti: “La risposta di Tel Aviv suscita parecchi interrogativi sulla proporzionalità”, pur ribadendo la ferma condanna all’attacco di Hamas ad Israele del 7 ottobre di un anno fa. Gallagher ha denunciato le condizioni “sempre più insostenibili” nella Striscia di Gaza e ha ribadito la posizione della Santa Sede sulla soluzione dei due popoli e due Stati e di uno statuto speciale costituzionalmente garantito per Gerusalemme. Sul fronte del conflitto russo-ucraino, Gallagher ha evidenziato che sembra non esserci “un vero sforzo per una discussione tra le parti per aprire strade di pace di ricostruzione”.

Roma, parte il corteo pro-Palestina autorizzato: “Stop al genocidio”

Poco meno di 2000 i manifestanti partiti in corteo ieri a Roma in favore della Palestina. Lo striscione in testa recitava “Stop al genocidio della popolazione palestinese, stop al massacro in Libano”. Presenti molte bandiere palestinesi e diversi cartellicon slogan quali: “Siamo tutti antisionisti”, “Intifada fino alla vittoria”, “Vita, libertà e giustizia sono diritti umani. Morte, oppressione e ingiustizia sono causate dalla guerra”. Yousef Salman, presidente della comunità palestinese di Roma e del Lazio ha spiegato: “Scendiamo in piazza per l’ennesima volta a rivendicare la lotta contro questa maledetta guerra e per la pace, per invocare la fine del genocidio e dei bombardamenti israeliani e per la fine della maledetta occupazione israeliana alla terra di Palestina. Purtroppo il governo israeliano è un governo di criminali che non ha mai rispettato le centinaia di risoluzioni delle Nazioni Unite, appoggiato e sostenuto dalle potenze capitaliste e imperialiste. Per questo credo che ormai tutto il mondo debba scendere in piazza insieme a noi. Lo hanno fatto persino le comunità ebraiche degli Stati Uniti d’America della Gran Bretagna. Dispiace molto che la comunità ebraica romana non sia ancora scesa in piazza insieme a noi per dire no a questa guerra e sì alla pace”.

L’Iran teme una rappresaglia di Israele su giacimenti e siti nucleari

Secondo quanto riporta la Cnn, citando proprie ‘fonti ben informate’, il governo dell’Iran è impegnato in un lavoro diplomatico “intenso e urgente” con i Paesi del Medioriente per cercare di limitare le eventuali rappresaglie israeliane. Se proprio l’attacco israeliano dovesse esserci, dichiarano le fonti citate da Cnn, l’obiettivo è soprattutto quello di proteggere almeno la città di Teheran.

La preoccupazione dell’Iran, spiega Cnn, deriva dall’incertezza sulla possibilità che gli Stati Uniti possano dissuadere Israele dal colpire i siti nucleari e gli impianti petroliferi iraniani, nonostante il governo americano abbia già detto a Israele di non farlo.

Anche gli alleati degli Stati Uniti nel Golfo, tra cui Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Qatar, hanno espresso preoccupazione per un possibile attacco agli impianti petroliferi iraniani, che potrebbe avere un impatto negativo sull’economia e sull’ambiente dell’intera regione, ha detto un diplomatico arabo alla Cnn. Se i giacimenti dovessero essere bombardati, il prezzo del petrolio aumenterebbe in maniera molto significativa su scala globale.

Iran, colpiti da cyberattacco anche gli impianti nucleari

L’Iran ha reso noto ieri di aver subito un massiccio cyberattacco, ma senza precisare la data. “La quantità di attacchi informatici pesanti, che si sono verificati sui tre rami del governo, della magistratura e del parlamento, così come sull’industria nucleare, sono senza precedenti ed enormi”, ha detto l’ex segretario del National Virtual Space Center Abolhassan Firouzabadi, citato dai media locali. “Durante gli attacchi è stata rubata una grande quantità di informazioni”, ha aggiunto Firouzabadi. Tra gli obiettivi anche reti di distribuzione e trasporto di carburante, municipalità e porti.

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