venerdì, 20 Settembre, 2024
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Anziani. Più sono attivi meno invecchiano

L’introduzione di misure esclusive per prevenire la fragilità delle persone anziane, che ben si integrano con il DM 77 per il potenziamento dell’assistenza territoriale, favorendo la loro salute e promuovendo l’invecchiamento attivo, sono contenute non solo nella legge delega in materia di politiche in favore delle persone anziane ma anche nell’innovativo Patto per un nuovo Welfare sulla non autosufficienza.

Ad affermarlo è Gennaro Sosto, vicepresidente vicario di Federsanità ANCI e direttore Generale ASL Salerno a margine dell’interessante riflessione di Monsignor Vincenzo Paglia dal titolo “Invecchiare non è mai una sentenza”.

Il tutto è programmato tramite l’ausilio di innovativi strumenti tecnologici che favoriscono la sanità preventiva (la stratificazione e il targeting oltre che l’utilizzo della telemedicina) e la casa diventa primo luogo di cura e di prevenzione attiva, mutuando il PNRR.

Le dinamiche demografiche e la conseguente longevità della popolazione rappresentano perciò una delle sfide su cui tutto il sistema misura la propria capacità di trovare risposte.

Temi che non possono non interessare il dibattito pubblico, continua il vicepresidente di Federsanità ANCI, ma ancor di più non possono essere ignorati da chi ha la responsabilità di gestire e organizzare servizi per la salute delle persone – nello specifico per la long term care – in una nazione che fa registrare una vita media tra le più alte del mondo e con una percentuale di popolazione anziana che si avvicina al 25% e in alcune zone addirittura la supera. Almeno un over 65 ogni 4 italiani, dunque. Stima che è in continuo aumento (si pensi anche al numero crescente delle persone ultraottantenni) tanto da determinare delle conseguenze sulla sostenibilità sociale ed economica in termini di spesa pensionistica e sanitaria.

È però chiaro a tutti che non basta più solo il parametro dei 65 anni per poter definire anziana una persona. E quindi, a che età arriva l’autunno della vita (Cicerone, Cato maior, seu De senectute, 19, 70)? A che età si assottiglia di più la pelle? Quando cioè ci si può oggettivamente definire vecchi? Alcuni studi scientifici hanno chiaramente dimostrato che l’asticella della “silver age” si è alzata fino a sfiorare e superare, in alcuni casi, i 75 anni d’età.

Nella riflessione poi entra in gioco anche il tema dell’equità nella salute, data dalle evidenti difficoltà orografiche delle aree interne della nostra Nazione, quelle cioè caratterizzate da una significativa distanza dai principali centri di offerta di servizi, tra tutti quelli relativi alla mobilità e ai servizi socio-sanitari e ospedali.

I capelli bianchi sono una corona di gloria, come riportato nei Proverbi 16:31 de le Sacre Scritture. Un concetto quanto mai moderno e che descrive l’importanza degli anziani per la società e della loro permanenza nei luoghi in cui sono nati e cresciuti.

Costruire quindi sistemi di tutela della salute e d’invecchiamento attivo che si avvicinino all’anziano e alla persona nel momento esatto in cui i meccanismi biologici si alterano o si rompono, che sfruttino le tecnologie e le reti sociali per favorire la permanenza della persona anziana, fragile e non autosufficiente nella propria abitazione o nei luoghi più prossimi alla famiglia.

In questo contesto, secondo Gennaro Sosto, stratificare dunque la popolazione aiuta a capire quali siano i bisogni più comuni. E favorisce la strategia di costruire una rete integrata tra Azienda Sanitaria, Comuni, medico di medicina generale, infermiere di comunità, farmacia, psicologo di base e Istituzioni religiose, favorite dalla presenza di un solido spirito d’appartenenza territoriale e di cooperazione solidale.

Accanto a tutto ciò occorre promuovere, secondo l’Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali dell’Università degli Studi di Salerno una formazione facile e comprensibile dell’anziano domiciliato presso la propria abitazione tendente alla autocura e all’aderenza al trattamento terapeutico per le patologie diagnosticate

I risultati di un recente studio effettuato dall’Università del Piemonte Orientale di Novara sulla valutazione e l’efficacia di tale intervento hanno dimostrato un miglioramento statisticamente significativo, con un punteggio di 78,32 dopo la formazione nel gruppo di intervento e un punteggio di 55,6 nel gruppo di controllo a due mesi dalla dimissione delle persone per un evento acuto. Inoltre, nel gruppo di intervento il punteggio medio del questionario era 39,71 prima della formazione e 78,32 dopo la formazione, da cui si evince un netto miglioramento del livello di aderenza al trattamento.

Lo studio ha dimostrato che l’utilizzo di una formazione pre-dimissione con un pacchetto formativo specifico e la possibilità di ricevere successivi chiarimenti telefonici è efficace nella promozione dell’’autocura e dell’aderenza al trattamento nei pazienti anziani con patologie croniche.

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