giovedì, 19 Dicembre, 2024
In primo piano

Sanità, la Fondazione Gimbe: “L’autonomia differenziata porterà al collasso le regioni del Sud”

“Il Decreto di Legge Calderoli sull’autonomia differenziata, approvato al Senato e ora in discussione alla Camera potrebbe segnare un punto di non ritorno nell’equità dell’assistenza sanitaria tra le Regioni italiane in un contesto caratterizzato dalla grave crisi di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN)”.

Lo sottolinea la Fondazione GIMBE, che ha pubblicato il Report “L’autonomia differenziata in sanità”, per analizzare il potenziale impatto del Ddl sul SSN delle maggiori autonomie richieste dalle Regioni in materia di “tutela della salute”. “Le nostre analisi documentano dal 2010 enormi divari in ambito sanitario tra il Nord e il Sud del Paese e sollevano preoccupazioni riguardo all’equità di accesso alle cure”, dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE. Dagli adempimenti ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), le prestazioni sanitarie che le Regioni devono garantire gratuitamente o previo il pagamento del ticket valutati con la griglia LEA nel decennio 2010-2019, emerge che “nelle prime 10 posizioni non c’è nessuna Regione del Sud e che le tre Regioni che hanno richiesto maggiori autonomie si collocano nella top five della classifica. E con il Nuovo Sistema di Garanzia che ha sostituito la griglia LEA, nel 2020 delle 11 Regioni adempienti l’unica del Sud è la Puglia, a cui nel 2021 si aggiungono Abruzzo e Basilicata. E sia nel 2020 che nel 2021 le Regioni del Sud sono ultime tra quelle adempienti.

Notevoli differenze regionali

“Nel 2022 a fronte di un’aspettativa di vita alla nascita di 82,6 anni (media nazionale), si registrano notevoli differenze regionali: dagli 84,2 anni della Provincia autonoma di Trento agli 81 anni della Campania, un divario ben 3,2 anni. E in tutte le 8 Regioni del Mezzogiorno l’aspettativa di vita è inferiore alla media nazionale, spia indiretta della bassa qualità dei servizi sanitari regionali. L’analisi della mobilità sanitaria conferma la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord e la fuga da quelle del Centro-Sud: infatti, nel periodo 2010-2021 tutte le Regioni del Sud ad eccezione del Molise (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia) hanno accumulato complessivamente un saldo negativo pari a 13,2 miliardi di euro, mentre sul podio per saldo attivo si trovano proprio le tre Regioni che hanno già richiesto le maggiori autonomie. Nel 2021 su 4,25 miliardi di euro di valore della mobilità sanitaria, il 93,3% della mobilità attiva si concentra in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, mentre il 76,9% del saldo passivo grava su Calabria, Campania, Sicilia, Lazio, Puglia e Abruzzo”, prosegue il report.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Gimbe: “Fascicolo sanitario elettronico, forti disparità regionali ostacolano la digitalizzazione del Ssn”

Anna Garofalo

Allarme Covid. Fondazione Gimbe: terza ondata in arrivo. Contagi in aumento. Scarso l’impatto delle vaccinazioni

Francesco Gentile

Fondazione Gimbe: “Il Servizio Sanitario Nazionale è al capolinea”

Marco Santarelli

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.