giovedì, 26 Dicembre, 2024
Economia

Moda. Urso: “Settore protagonista, dal Pnrr fondi e incentivi alle imprese”

Sulla moda, settore che resta protagonista nell’export del Made in Italy, convergono nuovi investimenti, un piano di tutela e valorizzazione dei marchi, fino alla sostenibilità dei processi manifatturieri. A mettere a punto idee, progetti e realizzazioni il confronto convocato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso al quale hanno preso parte il viceministro Valentino Valentini, il sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, rappresentanti del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, gli esponenti delle Associazioni di categoria, dei Sindacati dei lavoratori, degli Enti locali e delle Istituzioni.

Dal Pnrr incentivi e crediti

Per il ministro Urso per la prima volta dopo le comunicazioni in Parlamento del ministro Fitto, sui contenuti del Piano Transizione 5.0 previsti all’interno delle misure Pnrr/RePowerEU, saranno destinate risorse complessive per circa 8 miliardi di cui 4 miliardi per le imprese sul versante degli investimenti; 1,5 miliardi per crediti di imposta per produzione di energia da fonti rinnovabili; 2 miliardi per contratti di sviluppo e misure per la sostenibilità ambientale; 320 milioni per la Nuova Legge Sabatini Green che andrà a sommarsi e non a sostituire la Nuova Sabatini in vigore.

I finanziamenti per la moda

Durante il confronto sono emersi i punti di forza del settore ma anche quelli di debolezza.
In particolare, spiega la Confartigianato, “i temi relativi ad investimenti e misure a sostegno del comparto, di tutela e valorizzazione dei marchi e lotta alla contraffazione, di sostenibilità”. In questo contesto sono annunciate nuove misure in tema di accesso al credito e confermate quelle a sostegno degli investimenti nel settore già inserite nel ddl Made in Italy, all’esame del Parlamento. Il decreto prevede norme a favore della tutela e della valorizzazione della moda italiana e della filiera delle fibre tessili naturali. In più il riconoscimento del marchio legato al territorio (Ig no Food), la lotta alla concorrenza sleale ed alla contraffazione e misure per l’utilizzo della Blockchain.

Ambiente, riciclo e riutilizzo

Grande attenzione durante il dialogo con ministri e imprese, è stata dedicata alla sostenibilità ambientale, con un particolare attenzione alla filiera italiana del riciclo e riutilizzo: “l’obiettivo del Ministero”, sottolinea la Confartigianato, “è quello di arrivare a definire un quadro normativo per la responsabilità estesa dei produttori, per supportare lo sviluppo della filiera, l’operatività dei consorzi e avviare progetti innovativi di raccolta, riutilizzo e riciclo”.

Decontribuzione ora si può

Il ministro Urso ha annunciato un accordo con gli altri Ministeri competenti, con alcune priorità che verranno introdotte nella prossima Legge di Bilancio, interventi sulla decontribuzione del welfare, sulla web tax e sulla riduzione dell’Iva. Su questi punti la Confartigianato Moda ha espresso apprezzamento per il ddl Made in Italy e per l’attenzione ai temi che l’Associazione ha evidenziato nel precedente incontro come, ad esempio, la riduzione dell’IVA.
Ha inoltre annunciato l’invio al Ministro di un documento con ulteriori proposte e del report “Le tendenze del settore moda nell’estate 2023: alcune evidenze”, realizzato dall’Ufficio studi di Confartigianato.

Moda, primi in Europa

Secondo l’analisi dell’Ufficio studi di Confartigianato, l’Italia è la prima economia della moda europea, ma nell’estate del 2023 il trend del settore è caratterizzato da una frenata della ripresa di produzione ed esportazioni, mentre il calo del potere di acquisto delle famiglie fa ristagnare le vendite al dettaglio. Si attenuano le tensioni su costi e prezzi e cresce la domanda di lavoro, seppure caratterizzata da una diffusa difficoltà di reperimento di personale specializzato.

Produttività in discesa

Il rallentamento della produzione manifatturiera nel corso del 2023 si conferma anche per il settore della moda. Nei primi cinque mesi del 2023 la produzione del settore scende del 6,6% su base annua, calo più che doppio rispetto al -2,4% del manifatturiero e più accentuato anche rispetto al -5,5% dell’Ue a 27. La moda si conferma come il settore manifatturiero che ha subito l’impatto più pesante della crisi innescata dalla pandemia: la produzione a maggio 2023 mostra un ritardo del 21,7% rispetto al 2019, nettamente più marcato rispetto al -1,8% del manifatturiero.

Qualità e richiesta di manodopera

Il settore della moda è uno dei cuori della manifattura nazionale e del made in Italy e la sua alta vocazione artigiana dà un contributo vitale alla qualità che contraddistingue il design italiano nel mondo: alla fine del primo trimestre 2023 sono 85.949 le imprese di cui la metà (50,4%) sono le 43.339 imprese artigiane. Sono 439.223 gli addetti del settore di cui 3 su 10 (31,6%) sono i 138.900 che lavorano nell’artigianato e quasi due terzi (65,3%) sono rappresentati dai 286.595 occupati in micro e piccole imprese con meno di 50 addetti. L’Italia è il primo paese dell’Ue a 27 per occupati nella moda, davanti a Romania, Portogallo, Polonia e Germania. Gli occupati, in media annua al primo trimestre 2023, salgono del 2,0% su base tendenziale, in controtendenze rispetto al calo dell’1,2% dell’Ue 27. La moda registra una diffusa difficoltà nel reperimento del personale: a luglio 2023 le imprese segnalano difficoltà di reperimento per il 54% delle entrate previste di lavoratori, 6 punti percentuali in più rispetto al 48% rilevato per il totale delle imprese.

Export per 65 miliardi

Nel 2022 le esportazioni ammontano a 65 miliardi di euro e rappresentano il 10,4% delle esportazioni italiane. Per quanto riguarda il volume delle esportazioni della moda, nei primi quattro mesi 2023 si registra un calo pari al 4,2% e più marcato rispetto al -3,3% del manifatturiero; il divario si rileva anche nel 2022 rispetto al 2019, con la moda a -7,5% e il manifatturiero a -1,3%.
Persiste una relativa maggior pressione dei prezzi alla produzione: nei primi cinque mesi del 2023 la crescita nella moda è del 7,8% a fronte del +6,1% del manifatturiero no energy. Nel più lungo periodo, i prezzi in media annua a maggio 2023 salgono del 15,5% rispetto il 2019 a fronte del +21,5% del manifatturiero no energy.
Dopo un 2022 in positivo, frenano le vendite al dettaglio dei prodotti della moda: nei primi cinque mesi del 2023 il valore delle vendite sale del 2,8% per abbigliamento e dello 0,4% per calzature e articoli in pelle. Il trend entra in territorio negativo a maggio, con cali del 3,8% su base annua per abbigliamento e del 9,0% per calzature e pelli. Sull’andamento delle vendite in valore influisce la crescita dei prezzi al consumo che per abbigliamento e calzature è del +3,3% nei primi cinque mesi del 2023, con quelli dell’abbigliamento a +3,5% e quelli delle calzature a +2,0%.
Lo scorso anno i consumi delle famiglie in vestiario e calzature crescono, in termini reali, del 14,8% su base annua facendo meglio rispetto al +5,5% dei consumi totali, ma restano inferiori del 3,4% rispetto al livello pre-pandemia mentre i consumi totali si fermano a -1,8%.

Il problema del credito

La stretta monetaria sta spingendo in alto il costo del credito, mentre si riduce la domanda di prestiti. Nel settore moda a maggio 2023 i prestiti sono scesi del 7,0%, più accentuato del calo del 5,1% del totale economia; inoltre, le imprese del settore registrano una crescente difficoltà di accesso al credito che nel secondo trimestre 2023 interessa 4 imprese su 10 (40,3%) a fronte del 31,5% rilevato per le imprese manifatturiere. Questa minor disponibilità finanziaria potrebbe influire negativamente sugli investimenti che negli ultimi anni sono particolarmente vivaci nella moda soprattutto in ambito digitale e green: nei 5 anni 2017-2021, infatti, due terzi (66,9%) delle imprese del settore ha investito nella trasformazione digitale e il 30,4% delle imprese del settore che ha investito lo ha fatto in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale.

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