Negli ultimi tre anni la pandemia, i rincari dei prezzi delle materie prime, gli effetti del conflitto russo-ucraino e l’inflazione, che sta facendo lievitare i prezzi al consumo scaricando sulle aziende agricole i costi maggiori, comprime fortemente la redditività delle imprese. “In questa situazione la politica agricola comune dovrebbe promuovere produttività, investimenti, migliorare i redditi dei produttori e rafforzare il loro posizionamento nelle filiere. Invece ci ritroviamo con risorse minori (meno 15% per l’Italia). Per tutto il settore primario serve un nuovo modello agricolo più performante e strategico per far crescere la competitività delle imprese”. Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.
“Per l’olio d’oliva il provvedimento attuativo che disciplinerà gli incentivi a OP e AOP è stato migliorato in linea con le nostre richieste ma resta la necessità di dare certezza agli operatori, confermando l’anno di riferimento per il calcolo del valore della produzione commercializzata al 2021 come era stato concordato e non il 2022 come è stato inopinatamente fissato in sede di Conferenza Stato Regioni”, ha aggiunto. “L’ultimo censimento Istat rivela che il 27% delle aziende agricole produce esclusivamente per l’autoconsumo e il 40% è fino a due ettari. Per l’olivicoltura la situazione si aggrava perché, in media, le aziende contano 1,6 ettari. La frammentarietà dell’agricoltura mina la competitività del sistema produttivo ed è particolarmente strutturale nella produzione olivicola. Occorre separare le politiche economiche da quelle sociali. Solo promuovendo e sviluppando le imprese orientate al mercato, si può realizzare un obiettivo di crescita e occupazione”, ha concluso.